La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

mercoledì 2 dicembre 2009

La storia nei cocci, la storia nei muri: il Tau e i Capponi ad Altopascio




È vero – forse – che senza passione e senza emozione i colori languono, e nella decorata stanza che lo accoglie tra le luci sofferte di una sera novembrina, decorosa sede per l'ultimo saluto al duoviro (o qualcosa del genere: siamo precisi) di campagna, l'Arringatore evoca riti funerari, più che le passioni degli anni delle guerre civili. Non c'è luce nel bronzo sfinito dalle fini tecniche di restauro, esaurito dalla dottrina sapienziale dell'indagine dei fondi di archivio, se il frastuono della battaglia politica e il sangue dei Sillani e dei Mariani non lo colorano. Ma anche le armi dell'ultima battaglia di Talamone, i pila piegati che il fabbro ritemprava per l'ultimo getto, sono accumulati in delicato ordine alfabetico in un museo che trasforma la storia in scienza linneana.
C'è passione ed emozione però quando dal sacchetto ancora fangoso custodito da Augusto, dopo che il buon Alessandro ha offerto al pubblico godimento la policroma pianta del tesoro di un finissimo scavo di Altopascio, di anni in cui molto di più ci si aspettava, molto di meno si aveva, emerge fangosa, carico della rossa argilla plastica dei suoli delle Cerbaie, la lacera scheggia che rivela, a rischio dell'asfissia per l'anziano archeologo curioso e frettoloso, la storia sul coccio, lo stemma altopascingo coniugato (è il caso di dirlo) a quello dei nobili che della dismessa sede dei ricchi Accattoni del Tau (come ci ha insegnato con alemanna freddezza Andreas Meyer) fecero la fattoria del Rinascimento tanto amato da Angli Franchi Teutoni, tanto doloroso per chi lo visse da contadino. La storia sui cocci, un barlume di solida cronologia per chi rifugge dalla passione, un segno di storie di nuovi percorsi, di nuovo prestigio da dare all'antica Istituzione. Prestigio di stemmi, prestigio di Loghi: il Rinascimento di provincia, il Fasto (con quanta Ragione?) dei giorni che viviamo, si sposano in una sera del primo autunno, anche nella tenue luce che non disturba il Sonno dell'Arringatore.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Lettori fissi