La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

domenica 31 marzo 2019

Palinodia per Cerere (le verdi terre di Volterra)



Redeunt iam gramina campis, e verdeggiano ormai le terre aspre e dolci che da Volterra van verso Maremma, terre di Etruschi e di cavalieri romani, e di poeti. Ah, ritrovare la dotta provenienza del nobile epigramma di Statiena Prisca e dei Tutilii, letto nelle carte del Settecento ed emozione appena entrato negli archi del museo di Firenze, anno 1981.
Omaggio dovuto a Cerere, che la terra rinnova, e assai di più dovuto dacché l'archeologo frettoloso non diede il meritato e devoto guardo alla scheggia del Museo Diocesano di Volterra, da San Lorenzo di Montalbano, incondito sito sull'Alta Valle del Cecina, terra volterrana, oggi un po' di qua e un po' senese.
Focherello focherello, sì, l'alloro, la cista mystica, ma senza serpenti, quasi c'eravamo, ma bisognava allungare la strada, e arrivare a Capri, o alle pagine di Prospettiva di una nobile archeologa, per riempire il kalathos (si allarga, non è cysta), dei perduti frutti della Terra Madre che stanno maturando nel suo ventre.
L'alloro di Apollo e i frutti della Terra, perfetta combinazione augustea, per l'ara di Cerere.
E Cerere sia anche a San Lorenzo di Montalbano, terra volterrana, anni di Augusto.

sabato 23 marzo 2019

Ritornando agli antichi amori. Reggio di Calabria, quaranta anni dopo



Quaranta anni, un viaggio un po' più veloce, ma non troppo, per riconoscere ogni golfo di Magna Graecia, sguardi fugaci su città perdute, ora che c'è Google Maps e vedi passato e presente, studi antichi, non molto rinfrescati, anzi quasi per niente. Ossessione di Google, si vede Palinuro e scattano i ricordi, si cerca, studi del '70. Bibliografia assai vintage e sembra ieri.
E infine lo Stretto, ritorni di albe del '78 e del '79, il museo, lo scavo al Lido, amici e amiche, chissà dove oggi.
Molti amici al Museo, per la festa dei pavimenti colorati, scienza cultura passione ospitalità squisita, l'arcobaleno sullo Stretto, il sole e la tempesta.
Ma si deve tornare lì, nel trionfo di luce del museo rigenerato, per ritrovare la Madre la Fanciulla la Sirena, figlie tutte della stessa matrice, botteghe di Lokroi Epizephyroi dell'anno 550 a.C., sembrava anche un po' prima a dire il vero all'aspirante archeologo, che le misurò tutte, con le gemelle innumeri, in serie decrescenti; ma la didascalia non s'ha da contraddire.
Xoana di terra, fascini arcaici, allora vissuti in maniera più lieve, senza ardore, seguendo un progetto altrui. Il senso del dovere. E però esistono anche amori coatti, che si perdono nel vortice lento della vita, e affiorano se appena si scava. D'altronde perché esistono gli archeologi?

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