La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

sabato 31 dicembre 2011

Gli auguri delle Ninfe dei Cinque Fiumi








La natura si rigenera con i venti fratelli di Borea, e le Figlie dei Fiumi della Terra dell'Auser salutano per gli Amici dei Segni dell'Auser il nuovo anno, non Rheintöchter, ma benevole Ninfe Potamidi e Ninfe Driadi, e Ninfe degli Antri della Terra che genera il Quinto Fiume, l'Esarulo figlio della Pania, dove i pastori cercavano il segno della natura rigeneratrice, dei pascoli degli animali degli uomini, alternandosi ai cinghiali figli come loro delle silvae.
Dall'Attica ai monti dell'Appennino, l'anno che ha visto le Ninfe dell'Arno sorridere a Saturno, con il volto degli Etruschi e dei clienti del notaio Bugnoro, le Ninfe dell'Era salutare la sorella dismessa a Pian di Selva, dove gli amici dei Murtii, resi munera mortis alle giovinette strappate dalla peste degli anni di Marco Aurelio, pescavano tinche come Dafni a tempo perso, le Ninfe dell'Arme cercare il padre dove Dioniso e Pan si congiungevano per versare dagli otri il vino nelle barche, le Ninfe dell'Auser piangere con la Fanciulla di Vagli, saluta con la Quinta Ninfa, che gorgoglia sulle ghiaie dei monti, congiunta alla sorella dall'aggere etrusco.

venerdì 30 dicembre 2011

Sanzanome giudice di Firenze e le geometrie delle Acque e del Vino




Le cronache del Duecento son lì, in preziose pagine che i benefattori di Toronto mettono a disposizione di tutti, mentre gl'Itali (direbbe Alfieri) affinano cavilli e controcavilli, visto l'articolo e considerato il comma, per scovare il diritto d'autore sulle pagine di Sanzanome, aedo della gloria di Fiorenza.
E dunque, dopo le pagine di Davidsohn, gli originali, lo scontro furente di città e di odi di parte sulle rive dell'Arno, da Bientina a Castel del Bosco, Pianezzole e Calcinaia, castelli costruiti per un giorno per furori civici, e in un giorno distrutti, nel luglio di un anno che si sfuma nelle facciate delle chiese romaniche, 1221.
E i tagli disegnati da Sara sulle immagini che sarebbero piaciute a Marcello, pagine di Acque e di Vino che rallegrano i giorni di dicembre, prima che il tramonto sui cariceti ricordi il passare delle stagioni, incontrano le cavalcate dei Fiorentini, di qua e di là dall'Arno; e l'Archeologo Visionario amerebbe tanto sognare che il ferro di cavallo finito sulle ghiaie di una strada ritrovata nella Trincea x alla US yz, fosse dei cavalli dei Fiorentini o dei Lucchesi, o dei Pisani e dei Senesi, che si trucidavano sulle rive dell'Arno, e poi tornavano a costruire cattedrali.

lunedì 26 dicembre 2011

I colori dell'anno, l'anno della Fanciulla di Vagli





No sap chantar qui so non di
ni vers trobar qui motz no fa
ni conois de rima co·s va
si razon non enten en si.
  

Hanno tutti i colori dell'anno, i Gigli dell'Auser, nei pochi giorni che celebrano la festa di primavera, ora che inizia l'attesa, e il giorno si fa sempre più lungo: il giallo dell'estate furente e delle scodelle dei contadini di Lucca e di Pontardeto, negli anni del Nuovo Mondo e del vapore; l'azzurro del cielo d'inverno, pulito dal grecale; il colore di terra delle acque della Terra dei Quattro Fiumi, quando trovano la quiete delle pianura, d'autunno; il verde della primavera di cui son figli.
Ma questo è stato l'anno della Fanciulla di Vagli, nella Terra dell'Auser, per chi si àncora ai segni della terra, nata nel verde cupo dei castagni che fan sorgere il marmo dei monti e il chiarore delle nuvole. Vissuta di passione, per la passione di chi la salvò, la passione di chi la scavò, di chi cercò di capirne la storia, forse un po' inventandosela, ma si sa, anche i frammenti di Saffo, suono supremo di sogno, richiedono la fatica del filologo. E la passione di chi l'ha fatta vivere, per un mese e più, nel buio di una stanza che si è illuminata di tutti i colori della Terra dell'Auser.
Vive di nullaostacondizionati, timbratureconcodice, letteredincaricopermilleeuro, supplicheconcontodichilometriperandareavedereisegnidellaterra, l'archeologo con stipendio a fine mese. Ma anche dei sogni di una terra tersa nei colori del sole di maggio, o cupa di nuvole che attendono il ritorno della Fanciulla di Vagli; e per il momento si consolano con la tortile fanciulla che s'avvinghia alla Luna.

giovedì 22 dicembre 2011

Il giorno del solstizio d'inverno al tramonto




È di fuoco, nel volo delle garzette, la fine del Giorno del Solstizio d'Inverno, attesa di un nuovo sole.
Orizzonti visti infinite volte, che si caricano del ricordo di amici perduti e sempre presenti, nel profilo del Monte Castellare, crocevia di itinerari del III secolo a.C. e di pensieri, snodo fra la Terra di Qua e la Terra di Là, Targioni Tozzetti e le ascese in Vespa degli anni Settanta, le immagini lette da Marcello Cosci, l'inverno della scalata nel vento, con Marcello e Consuelo, il primo degli anni di vie condivise per ritrovare la Terra dei Quattro Fiumi.
E con Augusto, amico antico, dei giorni che gli Etruschi di pianura, a Ponte Gini, rivelavano la loro storia sincrona al Monte Castellare, ancora con la passione che sa metter le vele nel vento d'inverno, per ritrovare nella terra arata dove le terre che coprono la torba incontrano quelle sui ciottoli dell'Auser perduto, gli ultimi segni del villaggio dell'Età del Bronzo, Ai Cavi di Orentano, fra le Cerbaie e l'Auser.
Non son più giorni né anni per sognare nuovi scavi, per immaginare che la terra si sveli all'archeologo con la danza dei pali e dei focolari che regalò in anni persi nelle nebbie del tramonto, a Domenico e ad altri amici che il lavoro spande per l'Italia.
Sono le ore del Giorno del Solstizio, splendido nel sole del tramonto (un po' eccitato dai trucchi digitali).
E da domani inizia l'attesa della Primavera.

venerdì 16 dicembre 2011

I Venti dell'Ellade (le Composizioni Anulari di un Archeologo d'Inverno)







I Venti dell'Ellade esaltano le forme delle dee predilette dagli eredi di Fidia, i Venti dell'Ellade scandiscono gli angoli della Terra, mentre le cupole bizantine riflettono in rosso l'azzurro del cielo.
Si torna dopo anni innumeri dove l'archeologia della democrazia è nata, dove gli uomini e gli dei si confondono nel vento, misurano spazio e tempo per riconoscere le stagioni della storia e le stagioni della vita.
Composizioni Anulari che si ripetono, sul far dell'inverno che sfiora appena la terra della Torre dei Venti, e lascia intatta – come sognava Keats – l'immateriale bellezza delle dee acefale, ché dopo Treggiaia e la Giuncaiola, il cippo del Mariti illuminato da un raggio d'inverno nel Camposanto di Pisa, e i Misteri della Giuncaiola, l'Archeologo d'Inverno ritorna, per un attimo amato dai Venti della Torre, benevoli, alle pagine del libro del maestro, una per una trascritte in immagini amate dal sole.

lunedì 5 dicembre 2011

Tramonti d'autunno in Valdera, tra Cavalieri di Volterra e Belle Etrusche al Bagno della Giuncaiola



Indora mura enigmatiche, il sole dell'ultimo autunno, alla Giuncaiola, dove l'Archeologo Googlemane sogna affioramenti di acque miracolose, atte ai miracoli celebrati dal fallo fittile e attinte con il kantharos sacro piuttosto a Dioniso, Fufluns, Pachies, e va a cercare su ignoti volumi dell'Ottocento le storie delle obbliate Acque di Baccanella, portentose per i villici del Settecento, celebrate dal Targioni Tozzetti, o il miracolo dei Bagni di Chiecinella, dismessa sede di rinnovati Baccanali, non più generati dal vino (dicono) ma dal Mistero della Chimica che cancella la Testa (forse un po' più del vino, ma forse non troppo di più)... I Bagni della Giuncaiola, acque perdute, forse mai esistite, di certo troppo violente per le mura piantate nella sabbia e nell'argilla.
E sogna Dioniso, feste liete per i villici del secolo Terzo o Secondo prima del Redentore, feste buone per i lautni contadini e per il Cavaliere affranto dalle nuove della guerra, anni di Annibale, di Antioco, dei discendenti dei guerrieri di Macedonia, infilzati dai gladi a Cinocefale. E dalle vie del mare con l'Africano e l'Asiatico, a cercare preda e bottino, venturiero ellenistico, con il rimpianto della sua Bella opulenta di sé e della sua ricchezza, figlia dell'Acropoli sull'Era e sul Cecina, innamorata di un Oriente visto negli Ori di Taranto e nelle prede del Cavaliere, facciamo giungere il Cavaliere e la sua Bella ai Bagni della Giuncaiola. D'altronde, i Segni dell'Auser sono pur sempre i Sogni di un Archeologo che si perde nelle ombre lunghe di un Tramonto d'Autunno.
Il Cavaliere e la sua Bella, Etruschi con anima, intellettuali sensibili, che forse potevan passare per la Giuncaiola, andando ad affrontare Celti e Liguri, Signori di Città e di Campagna. Chissà ...

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