La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

sabato 16 ottobre 2021

... o arrivando con l'Imperatore (dalla Francigena all'Aurelia, autunno 1211)

 





Il Ponte del Diavolo e un po' più in là i ruderi del monastero benedettino, vedeva il geometra di Capalbio, alla metà del Settecento ... è Sant'Angelo de Subterra, suggerisce l'amico massimo esperto dell'archeologia di queste terre, e subito si mettono le vele di Google, è vero, sì, la cisterna della villa Subterra, la chiesa sul Chiarone dell'Abbazia delle Tre Fontane, presidio di confine della donazione, fra Catamare e la laguna, e poi Aldobrandeschi e Senesi, e infine rovine della chiesa costruita su rovine.
Ma nel frattempo l'erede di Ad Nonas/Ad Novas, o chissà, aveva visto l'imperatore guelfo, Ottone IV e il suo corteggio, marchesi e conti, in viaggio da Montefiascone a Pisa, dalla Francigena passando all'Aurelia, e lì fermati, 1° dicembre 1211, in tempo per godere fresco di Maremma. Maremma dei primi del Duecento, castelli e castellotti aldobrandeschi e pastori transumanti di Garfagnana.
Paesaggi da ritrovare in compagnia del geometra di campagna del Settecento. E dell'imperatore, dei marchesi e dei conti di Germania, e di Guido Cacciaconti, signore di castella del Senese, e di remoti scavi.


giovedì 14 ottobre 2021

Ritorno al Chiarone, passandolo sul Ponte del Diavolo

 


Splendidi doni la Regione Toscana, qualche volta, con il suo CASTORE, che ti fa navigare nei colori del passato, senza il tedio delle parole. Solo immagini, lumi, geometrie e un po' di poesia, quando il geometra agrimensore indulge al vedutismo, e descrive le terre di Capalbio non per misure, ma volando su paesaggi di confine.
E si sofferma, memore delle ruine tanto amate dai suoi contemporanei, in tocchi veloci degni del Magnasco, che di certo non conosceva, a lumeggiare le arcate del Ponte del Diavolo, uno degli'infiniti segni del passato che le Maremme ancora vedevano, prima che le pietre finissero nelle nuove strade o nelle ferrovie. Laicamente dimenticando per il frastuono del treno superstiziosi rispetti per le inquietanti meraviglie del passato. Diverse, diaboliche.
Sarà realistico, e perché no, o un sogno del geometra rustico, ma quanto basta per ritornare al campo degli asparagi, fine del millennio, tre anni di affannose e festose ricerche sull'Origlio e sul mare, con generosa compagnia e scoperte continue.
Poco aggiungono agli archi al rettifilo dell'Aurelia e poi Origlio, ma solo ad averlo saputo quando si scrutavano le zolle nel campo degli asparagi, pagina 246, figura 1.16 ...

venerdì 1 ottobre 2021

Riportare il reliquiario nella cripta. Sogni per Santa Giustina, trent'anni dopo.




Si ritorna alla cripta di Santa Giustina, trent'anni dopo, guidati dalle pagine limpide di una studiosa che a Villa Guinigi, Lucca, è a suo agio, complete, il monumento, la storia, la badessa Erizza e il suo giallo, c'era vita e anche agitata a Lucca nel secolo XI.

E seguendo quelle pagine, si scivola sino al Fiorentini, la Quellenforschung di remota scuola, ora agevole con la rete. Non molto divertente leggerlo, un po' lunga la storia di San Silao, ma chissà, con un po' di pazienza cosa svela ... però rammenta come era la capsella-reliquiario della Santa, poche righe oltre il ritmico epigramma, «di diverse sacre Imagini, e del martirio di S. Giustina adornata». Quanto basta per partire sulla rete, arrivare a Milano, ritrovare diverse sacre immagini, e il martirio di Santa Giustina nel reliquiario già Trivulzio.

E quando girovagando nelle fitte note di studiosa accorta s'arriva alla memoria che dicevasi venir da Lucca la cassetta, si vola a prenderla, rifatta, per riportarla sul sostegno murato della cripta vista trent'anni fa.

Ora è completa la cripta voluta da Erizza, secondo la moda che tanto piaceva al vescovo Giovanni (da Besate). Cose di Longobardia, sulla via di Roma. 

Al sogno poco basta, e meno ancora all'archeologo un poco stanco, per far squillar l'argento e le sue storie su denudate pietre (e un po' di mattoni).


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