La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

domenica 25 novembre 2018

Pontedera, quindici anni dopo la Preistoria e Protostoria tra Valdarno e Valdera


Fine novembre, giorni brevi in attesa del Natale, anno 2003, Pontedera, Centro per l'Arte, festosa inaugurazione dopo giorni di affaccendamento, soprintendenza tectiana amici amiche speranze attese autorità, un libro bello di colori di copertina, benché senza la gioia della rete, se non per poche pagine, salvate con rianimazione.
Quindici anni, trilustrium per memoria dantesca, ritornano immagini, amici, attese.
Sembrava un inizio, e certo per un po' lo fu, per i giorni di Montacchita e delle Melorie, degli Etruschi dei Romani dei Longobardi dove i Quattro Fiumi si congiungono.
Dieci libri, o quasi, tutti in rete, questo almeno, ma sono remoti la Valdera e quei giorni, gli amici dispersi, qualcuno perso.
E le immagini sono a risoluzione infima, come quelle del ricordo, quando la nebbia risale dai fiumi.

martedì 20 novembre 2018

Sulla via di Arezzo, sosta a Chiusi con banchetto a casa di Parthenius, in stibadium





E poi coi secchi di vernice coloriamo tutti i muri
Case, vicoli e palazzi, perché lei ama i colori


Si cerca la via per Arezzo, e si deve passare da Chiusi, dal sarcofago che parea del VII secolo, lucido nel bianco e nero di trent'anni fa, erbosa vasca di acque piovane in dismesso parco archeologico, oggi.
Ma l'archeologo che non capisce niente di scavo (dice chi venne dopo, piena di sacri ungimenti) vuol colorarlo, il mondo a colori, e passa a vedere l'arso stibadium della Daunia, e già che è da quelle parti, fa un salto nel Porpora di Calabria, a Rossano.
E il sarcofago si riempie di stucchi e paste colorate, diviene funebre stibadium del secolo IV o V, più tardi si direbbe di no, il vir clarissimus chiusino se lo prepara per il banchetto funebre, in un mausoleo per antichi dei o in una catacomba del nuovo che avanza.
La coena di Parthenius, vaneggia il pensionato.

venerdì 16 novembre 2018

Dove apparvero gli Etruschi. Ritorno a Pogni.



Tre anni dalle fredde giornate di Valdelsa, con tanti amici a ricordarne uno, Giuliano, e quaranta quasi dalle escursioni sulle argille di qua dall'Elsa, per vagheggiare scene come quelle oltre il fiume. E la prof che in tre pagine rifaceva un castello, da qualche urna e dai versi del poeta cortese fiorentino, Ugolino il Verino, Marina Martelli, anni furenti di etruscologia.
Certaldo, l'altura mitica, vernici nere e urne. Silenzi affollati di segni del potere e della disperazione, facce inestricabili di quattrocent'anni di storia.
E Pogni infine, nelle ondulate sequenze d'autunno affollate di foglie morenti, e con amici si ascende alla torre sventrata, grande metafora se tutto non fosse metafora, ormai.
Ponnia o Ponna, ove apparvero gli Etruschi sul fare del Rinascimento, sette esametri di Ugolino il Verino per emozioni ancora da vivere, nelle giornate d'autunno, le più adatte a rimuginare o riflettere sugli etruschi enigmi, haec lingua antiqua et populi periere vetusti.

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