La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

sabato 11 settembre 2021

I sogni delle archeologhe che scav(av)ano le mura ... da Scarlino alle tarsie di Cristoforo da Lendinara









Un faticoso ritorno a Villa Guinigi, quanto basta per risolvere nuovi enigmi, o così si spera, e ritrovare antichi percorsi ... Occhi vecchi ma colori nuovi, per rivedere cose viste infinite volte.

E così è per le surreali immagini dell'autunno del Medioevo, o degli albori di Rinascimento, tagliate nella monocromia infinita del legno da Cristoforo, anni Ottanta del secolo XV ... le mura che son di Lucca, certo, ma astratte e senza abitanti, trasformano il contingente in rarefatta poesia dell'assoluto. Sì, l'archeologo dilettante sente le geometrie di Piero della Francesca, ma sono solo suggestioni da liceo mal vissuto ...

Epperò l'alterno ritmo delle feritoie, in mura merlate che pulsano con le torri tonde di Lucca, subito echeggia sulla costa del Tirreno nelle mura quattrocentesche di Scarlino, ritmate da bocche per balestre o per passavolanti, o chissà quale altra diavoleria che sparava fiamme e palle.

E poi folgora la memoria degli antichi scavi di Elisabetta e Maila, che quasi volava dalle mura, e anche Serena e le altre, amiche di giorni che si perdono quasi nella memoria, ma si incontrano su carta. Mura del Medioevo rinnovate, un restyling, si direbbe oggi, rialzate e doppio camminamento e doppia sequenza di feritoie.

E dunque la ricostruzione di Elisabetta s'invera non solo nella festosa immagine che commenta rigorosi rilievi di scavi ineccepibili, ma s'adatta all'immagine della città di Cristoforo.

Alterni ritmi di merli e feritoie, doppio registro ... per le archeologhe che hanno scavato mura, e le hanno capite, e per quelle che oggi scavano mura del Rinascimento, e le capiscono.

mercoledì 8 settembre 2021

Pendendo (e tintinnando?) ...



Non è facile salire al castello che è anche un po' museo, a Rosignano Marittimo, e alle luminose sale da cui s'ammirano mare e colline da cui vengono le storie narrate da oggetti e da pannelli.

Ma quando appaiono gli Etruschi di Pian dei Lupi, che si aggiungono a quelli di Castiglioncello, e s'affollano i ricordi di quarant'anni prima, cippi di Valdera e di Pisa, e poi gli Etruschi di Ponte Gini, subito si corre al triplice pendente, forse di fibula, forse tintinnante al passeggio di chi lo indossava, chissà.

Visto singolo a Ponte Gini fra le reliquie salvate da Augusto Andreotti, sempre con molti dubbi, ora almeno ne è chiara l'epoca, metà più o meno del III secolo a.C., e più si stringono – direbbe l'archeologo dei tempi andati – le affinità fra gli Etruschi del Valdarno e quelli del mare di Castiglioncello e delle aspre e dolci colline di Pian dei Lupi, con vista sul mare che i Pisani di Strabone navigavano audaci, quando combattevano i Liguri ma anche ne sposavano le figlie. Scambi merci matrimoni, da vivere anche in queste terre solatie, con le Etrusche di Volterra che qui venivano, velia carinei, armni ...

Storie narrate da un museo, il massimo che da un museo si possa attendere, con l'amicizia della direttrice ritrovata dopo tanti mai anni, e il garbo di un'archeologa che ama il suo lavoro tanto da fartelo amare, nonostante tutto.

domenica 5 settembre 2021

Le grappe di Lucca




Emersero un dì dai depositi di Villa Guinigi, affreschi staccati quasi quarant'anni prima dalla cripta di Santa Reparata, e ci fu chi volle esporli, in una prospettiva aerea che facesse rivivere in una stanza gli spazi dello scavo e della storia.

E ora che son lì, e ora che un dotto studioso ha raccontato le storie dei marmi dipinti degli anni oscuri fra VIII e IX secolo, dalla Torre di Torba alla Longobardia Minore, luoghi fatati, la Cripta del Peccato Originale di Matera, San Vincenzo al Volturno ... in quei colori un po' stinti, come quasi sempre è degli affreschi staccati, legati da potenti grappe, si completa a Lucca, con l'ultima grappa, la via dei pittori erranti che negli anni degli ultimi re longobardi o di Carlo prima re, e poi imperatore, facevano rivivere la memoria dell'antico con oblique strisce policrome.

Ringraziando Maria Teresa Filieri ...

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