La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

mercoledì 24 febbraio 2016

Le Belle (e Sante) Donne di Peccioli. Nostalgie del Trecento, o (soprattutto) di Valdera




Non si doveva cercare fra le perdute donne di Francia, la Grande Prostituée di Angers, o la cintura di Auffargis, demi-ceints o ceintures longues, ma fra le Sante Vergini e Martiri di Giovanni da Milano, mirabili d'azzurro e di rosso, per dar carne e colore alla Bella Donna di Valdera, sottratta da sei secoli e mezzo (dice Giovanni) di sonno a Santa Mustiola di Peccioli da mani delicate, nel tramonto di un'estate di Valdera.
E l'archeologo che tanto amava le luci tra Carfalo e Roglio, i tramonti indorati di qua Castelfalfi, di là il mare, Volterra e le Apuane, indagati qua e là i gotici misteri del Trecento, anni di guerre e pesti, furori fra Pisani e Fiorentini, chiude il suo passo sul dorato bronzeo sfavillante sulle sante fiorentine.

venerdì 19 febbraio 2016

Le Belle Donne di Lucca e Pisa. Dal Quattrocento, in tre colori, per Graziella (Berti)


Estratta dalla terra da Bella Archeologa di Lucca, acqua e sapone per ritrovare il limpido profilo in nero, sul bianco stanco della tarda maiolica quasi non più arcaica, metà del Quattrocento e un po' oltre (forse molto, dichiarano i contesti).
Bella Donna di Lucca, purezza di profili da pennello sapiente di vasaio travolto dal nuovo del Rinascimento e memore di gotici ghirigori in verdenero, dopo Pisanello e non molto prima del Ghirlandaio (e forse neppure prima), colore quanto basta, un po' di giallo, per strani fiori, cornucopie, ali, boh ... si vedrà.
L'Autunno del Medioevo in tre colori.
Le Belle Donne di Pisa riconosciute da Graziella per completare profilo e cuffia, e ritrovare la mano operosa per vasi di Pisa e di Lucca.
E per Graziella, per la sua geometrica passione per le storie di terra di Pisa e Lucca, mai dimenticate mai dimenticabili, si sovrappongono le Belle Donne della Toscana.


venerdì 12 febbraio 2016

Fiasche fiorite nel sentore di primavera


Fioriscono le fiasche del primo Settecento, azzurri fiori memori di feste barocche, nelle acque d'inverno che sentono i primi venti di primavera.
E le monache del Magnasco, migrate a Mosca, con ciotole e scodelle possono infin servirsene nella mistica refezione.

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