La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

lunedì 10 aprile 2023

La Terra di Asilas


 

tertius ille hominum diuumque interpres Asilas,

cui pecudum fibrae, caeli cui sidera parent
et linguae uolucrum et praesagi fulminis ignes,
mille rapit densos acie atque horrentibus hastis.
hos parere iubent Alpheae ab origine Pisae

 

I mille di Asilas, con i seicento Populoniesi di Abas, i mille di Chiusi e di Cosa, guidati da Massicus, formano il nerbo degli alleati etruschi di Enea, nel catalogo virgiliano (Aeneis, X, vv. 163 ss.): tre contigenti pressoché equivalenti – se ai seicento di Abas si aggiungono i trecento Elbani – che con i Liguri di Cunarus e Cupavo, e Ocnus da Mantova, nei quali intravvedere l’antecedente mitico dello schieramento degli Etruschi per la parte di Ottaviano negli anni del Secondo Triumvirato, del ruolo strategico della regione nell’assetto augusteo dell’Italia, dell’impegno dell’imperatore per i ‘suoi’ coloni dell’Etruria centro-settentrionale, la cui tradizione militare era ancora capace di alimentare generosamente le legioni, oltre alle coorti pretorie. Nei trecento di Astyr, da Caere, Pyrgi, Gravisca, parrebbe invece rispecchiarsi il declino demografico dell’Etruria meridionale, pressoché assente nell’evidenza epigrafica dei legionari d’età giulio-claudia. 

Questa sarebbe stata forse la conclusione più efficace per la recensione delle centuriazioni dell’Etruria settentrionale che si propose più di quaranta anni fa: i mille di Pisae, guidati da un Etrusco ‘per eccellenza’, maestro nelle arti divinatorie, come metafora dei coloni non solo della Colonia Iulia Obsequens Pisana, ma anche di Luca, Florentia, Arretium, le coloniae dedotte in tutta la Valle dell’Arno … così come i Chiusini e i Cosani potrebbero comprendere i coloni di Saena e di Rusellae, in una ‘mediazione’ fra realtà contemporanea e coerenza storica, che fa ammettere fra gli alleati di Enea solo città di remotissima origine. Ugualmente, il manipolo ligure potrebbe rammentare che Luni, colonia inserita in età augustea nella Regio VII, Etruria, nel rispetto della memoria dell’antica colonizzazione etrusca riferita anche da Livio, e ormai confermata dal dato archeologico, era però stata fondata su terra conquistata ai Liguri. E dunque nei guerrieri liguri si potevano riconoscere i coloni di Luna … Rimane da chiedersi dove debba essere collocata Volaterrae, colonia augustea dichiarata dal dato epigrafico e dal Liber Coloniarum, ma non è questo il luogo in cui avventurarsi in ipotesi. Forse anch’essa fra gli Etruschi di Asilas, se la sua centuriazione è da cercarsi nel Valdarno, fra Era ed Elsa, dove confina con quelle di Pisae e di Florentia.

Dalla ricerca sulla centuriazione, nata da un’intuizione sul territorio in destra dell’Arno fra Castelfranco di Sotto (la terra natale …) e Santa Croce sull’Arno, e poi ampliata sulle carte al 25.000 dell’Istituto Geografico Militare, partì per chi scrive un itinerario fra le testimonianze monumentali ed epigrafiche della Toscana settentrionale sostanzialmente concluso negli anni Ottanta del secolo scorso, quando l’attività nella Soprintendenza Archeologica apriva la possibilità di accedere a monumenti e dati d’archivio, e poi progressivamente esaurito, se non per improvvise apparizioni: memorabile fu certamente il ‘ritrovamento’ della stele funeraria fiorentina dei Titii, apparsa in una villa del Valdarno Inferiore quando la speranza di vederla, dopo le minuziose ricerche condotte intorno al 1980, era ormai fievolissima; o del monumento funerario di Petriolo di Ponsacco, certamente un colono dell’agro centuriato, in destra o in sinistra dell’Era, di Pisae o della Colonia Augusta di Volaterrae, segnalato all’amicizia e adll’inesausta passione di Daniela Pagni.

Per comodità del lettore – se mai ve ne saranno – si raccolgono di seguito, grazie alla duttilità del pdf, i più significativi dei contributi, usciti quasi tutti su Studi Classici e Orientali e su Prospettiva, per l’ospitalità dei responsabili (Antonio Carlini e Mauro Cristofani), in epoche in cui l’esercizio sadomasochistico della peer review ancora non era stato escogitato, e il direttore sapeva e voleva decidere. Un itinerario che parte da ricerche sull’intero ambito sub-regionale, per poi far tappa nelle singole città, con la consapevolezza che la storia delle città che gravitano nel bacino dell’Arno è assai diversa da quelle del bacino dell’Ombrone: è l’area compresa dalla ricerca sulle stele funerarie, un’indagine che sul finire degli anni Settanta portò lo scrivente a girovagare sul Corpus Inscriptionum Latinarum e nelle chiese o nelle ville in cui monumenti erano reimpiegati, fino a Sinalunga, più ancora che nei musei.

Forse è soprattutto per rivivere quei momenti che si confeziona un pdf …


(10 aprile 2023)





giovedì 6 aprile 2023

L'illusione dell'unicorno (ritorno a Vagli)







 Bisogna ritornare a Vagli, Sant'Agostino, dieci anni dopo, per vedere l'unicorno, riconosciuto nella pietra, reso attraverso gli occhi del marmorario di montagna che intorno al 1100, decennio più (probabile) o decennio meno lo rifaceva in compagnia del leone, in boschi geometrici. dopo averlo studiato in qualche capitello di tre secoli prima.  

E si è anche scritto, più o meno garbatamente, seguendo il flusso del pensar corretto.

Ma ora che la rete ci fa sfogliare le meraviglie del Fisiologo di Berna, o di quello di Bruxelles, s'ha da ripensare l'unicorno, illusione ottica di una veduta di puro profilo.

La virile possanza dell'animale che a Vagli affronta il toro poco s'addice, in effetti, alla mansuetudine che mostra lasciandosi carezzare dalla vergine ... di certo chi aveva letto il Fisiologo mai avrebbe riconosciuto in questa linea il segno del piccolo animale monocero.

E dunque il magister marmorarius di Garfagnana, amico di quello che effigiava paladini, anch'essi assai virili, altro non vedeva nel capitello del suo predecessore di trecent'anni prima che la bestia sola capace di affrontare il leone.

Il toro.

Tori e leoni che cozzan fra le selve, come nei mosaici degli anni di Giustiniano.



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