La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

martedì 26 marzo 2024

Uniti dalla G



Un bel disegno, grazie all'insigne opera di monsignor Raspini, di un'iscrizione vista sempre nel buio fiesolano, e di certo non poteva non essere nel giusto il mitico De Rossi. Non le tiritere dei dotti del Settecento, autentico falso semitarocco, ma una limpida epigrafe dei primi del V secolo, o giù di lì, quando la città sul fiume conosceva il fulgore dei mosaici di Santa Reparata e Ambrogio era di casa, E anche Stilicone, e i mercanti di Siria ... E in alto boh, era luogo da battaglie.

E tutto torna, sistema grafico, cursus ecclesiastico, prosa ritmata e quella aeclesia che è spia ineludibile. Sì, primi del V secolo, o un po' prima ...

Messius Romulus, il lector che fece carriera e divenne anche santo, anche se su questo l'iscrizione della cattedrale fiesolana è liscia, con la sua bella formula onomastica bimembre non poteva che essere amico dei defunti di Santa Felicita, e d'altre chiese della ritrovata città sull'Arno.

E la G con quel bel baffo, un po' onciale e un po' decorativo, l'annoda alle iscrizioni di Santa Felicita ancor di più, il lector fiesolano e il militare del corpo scelto, schola gentilium, con il suo nome celtico, forse davvero irlandese come il compagno di San Patrizio, Segetius.

Chi lo sa.

Quanto basta per perdersi in una G, nelle chiese di Florentia.



 

giovedì 1 febbraio 2024

Ritorno alla Città di San Frediano, passando per l'Arcipelago dei Melograni










Qualsiasi occasione è buona, ancorché negata o sottaciuta, per ritornare alla Città di San Frediano, ora che se ne è visto il seguito con Gastaldo e Marmorari ...

Sì, è innegabile, è così, e le melagrane palesi o sottese nella Hestia Polyolbos di Dumbarton Oaks, laica Madonna della Melagrana, o viceversa, celata Madonna, sono un pretesto, per volare rapidi, come la rete consente, dall'Egitto cristiano con nostalgia del passato, o viceversa, all'Egitto dei monaci di Kellia, la croce che genera melagrane, e seguire le coste del Mediterraneo, sulle orme degli eserciti di Giustiniano, Belisario il liberatore dalla follia cupa dei re vandali, e venire a Sufeitula, Sbeitla, fascino esotico di Roma con luci e sapori del deserto ... melograni che sanno incorniciare altri alberi e soprattutto l'albero che dà la Vera Vita, la Croce ...

E via, da Sbeitla a Nola, la croce da completare con colori di gemme a piacere, per i colori del melograno bastano quelli di Sufetula. E prima di passare dal genio che fece le fiorite croci dei timpani del Clitunno, generatrici di uva e melagrane, la croce dei Santi Giovanni e Paolo di Roma, isola felice di storia, centrale e appartata. Si ricordava di Sufetula e di Nola, il marmorario che la fece, ma forse chilosa le gemme erano passate di moda, solo metallo.

Ci siamo quasi, cosa manca per arrivare alla Città di San Frediano? I melograni, da immaginare di fantasia, per perdersi nella perduta Croce di San Frediano, con le gemme di Sufetula e di Nola, e infine ad Aquilea, sorella delle croci di Ravenna e un po' anche di Roma. Croce metallica.

Viaggi comodi, per non pensare ad altro, ora che anche quest'anno il ciliegio giapponese pullula di colori.



sabato 20 gennaio 2024

Autoritrovamenti. Riapparire da Corte dell'Angelo, Lucca, un giorno della fine dell''83, come ICCD12359109.


 Non si era dimenticato, no davvero, il piccolo enigma che ti segue da quarant'anni e qualche mese, ma vederlo riapparire, dai cupi flutti di SigecWeb, fa un effetto singolare. ICCD12359109 dice la formula magica, e ci si arriva nonsisacome. Per caso, essenzialmente. Anche il link non è copiabile, ma il vecchio Archeologo&Pensionato è fuori dal mondo, da questo mondo, si sa. SigecWeb, un numerino, e zacchete, ti riappare e per di più a colori il pezzo che hai trovato tu, quando eri giovane e ogni mattina attraversavi la città, Lucca nel freddo del tardo '83, e poi per pranzo il Risogalo portato da Castelfranco, comprato dalla mamma. Non c'è più, lei, il Risogalo si trova, ed ha il sapore di quegli anni. Ti ricorda anche lei. Non si riesce a scucchiaiarlo senza pensare a quei giorni, alle panchine sulle mura, a chi non c'è più.

Quante attese in Corte dell'Angelo, il fuoco della sete di conoscere la perduta città dei secoli centrali del Medioevo per riscaldare l'umida cantina, e quell'accumulo di calici del Rinascimento, una manciata di terra tanti vetri e un paio di boccali, la suppellettile da tavola del tardo Rinascimento a Lucca, con Daniela e Graziella, lei non c'è più e Daniela chissà dove, e strati e strati di terre nere con ceramiche decifrate dopo qualche anno, ahinoi niente del secolo VII o VIII, puro XI, e forse anche un po' dopo. Muri limpidi di ciottoli. Ma andava bene anche così. Non c'era da dimostrare nulla, solo la voglia di capire. Di conoscere.

E quel frammento segnato da linee incise, che si volle interpretare in una scheda dimenticata. Tante altre cose viste, ma non si potrebbe far di meglio, anche se il dubbio è forte.

Ma questo almeno si può, ricongiungere la scheda alla memoria e alla magica sigla, e rivedere a colori il pilastrino finito a pavimentare una cantina di Corte dell'Angelo, estratto in un giorno del tardo autunno (o dell'inverno) del 1983.


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