La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

lunedì 30 gennaio 2012

Archeologia e uccelli acquatici. Pensieri lievi in giorni pesanti


E dunque un Uccello Acquatico perr l'Archeologia d'Italia, le Antichità, Animale Totemico, Segno Araldico, e chi più ne ha più ne metta, allusioni e iconografie.
E i Segni dell'Auser e i Quattro Fiumi, che da sempre amano i volatili che vengono a trovarli, salutano l'Uccello Araldico non con le bianche garzette e gli aironi, non con le cornacchie che di questi giorni aridi se non di lutti sole condividono con poiane e falchetti gli azzurri cieli che penetrò lo sguardo di Marcello, non con le rare cicogne e i rarissimi Cavalieri, ma con le Folaghe, che vengono quando vogliono, navigano su acque oggi perdute, s'intrufolano nelle canne, sguazzano nel liquido torbido, splendide nel nero. Son questi i giorni della Fulica atra, per i keryloi di Alcmane c'è tempo, o ci fu ...

sabato 21 gennaio 2012

Gli (allegri?) vendemmianti di Zoega e i Quadrati Magici di Sara (ancora Acque e, soprattutto, Vino)



Per le molte sofferenze dei giorni di gennaio, fra Alceo e il Vino del Valdarno

Ού χρή κάκοισιν  θύμον επιτρέπην
 προκόψομεν γάρ ούδέν ασάμένοι,
 ώ Βύκχι, φάρμακον δ ‘άριστον
               οίνον ένεικαμένοις μεθύσθην.

Forse non sono proprio allegri i vendemmianti della fontana a Villa Albani, visti da Zoega con corpi classicheggianti e un po' barocchi, ceste, calcatoria, lacus, torculare, ammostatatura, dolia. Tutto quel che serve all'archeologo per sognare volumi e carni, sui segni lasciati nella terra da legni e uomini.
I Quadrati Magici disegnati da Sara dalla terra della Scafa, trafitti dai corpi del secolo VII e dai recuperanti che a Rapida sbarravano l'Arno – sogna l'archeologo a cui Google concede a poco prezzo e minor fatica le pagine di Sanzanome e di Zoega – si caricano del segno di Zoega, divengono lacus e calcatorium, con le loro belle scalinatelle, chissà, dopo essere stati appoggio di botti e puntello per l'osservazione del volo degli uccelli.
Ma son quasi gli anni di Keats, quelli di Zoega, e dunque voli la fantasia, sui corpi dei vendemmiatori che, a guardarli bene, sono un po' tristi. Vino, sì, ma per un altro ...(diceva Asclepiade, ad altro proposito).

mercoledì 18 gennaio 2012

Endimione fra le Panie. Per Mario Dini







L'Aurora del 17 gennaio è scesa a coprire con il suo velo Mario; un velo per scienza e sapere, amori e affetti, fra essere ed essere stati. E Mario, che studiò e avrebbe studiato i segni dei primi uomini, e di uomini che erano altri uomini, dove le Turriti scendono dalle Panie che guardano il mare, e dove l'Orecchiella si distende sull'altra Pania, e altrove, ora è altrove. E l'Archeologo Zio, nei lutti diversi di questi giorni che il sole d'inverno illumina di luce buia, ricorda l'amico della Murella, a trasformare in segni sulla carta i segni lasciati nel terreno, e il garbato amico che progettava e avrebbe costruito nuove pagine di storia prima della storia. Un saluto, Mario.

domenica 15 gennaio 2012

Il castello a colori (Castelfranco di Sotto e le sue torri)





Si compie, in una sera d'inverno con luci di primavera e sapori d'autunno, il viaggio iniziato anni del secolo scorso, con Elisabetta e Daniele, e amici or sparsi qua e là, ma anche presenti, nella Porta a Catiana e davanti alle mura del castello sull'Arno, rilevate nel finire del Cinquecento per venderle, ché rinnovarle, diceva il Granduca attento piuttosto ai cespiti della Pescaia del Callone, sarebbe stata spesa inutile et gittata via.
I segni nella terra, l'antiporta ritrovata nelle carte dei Capitani e Padroni di Firenze, e, infine, nel segno dell'agrimensore lucchese del tardo Cinquecento, che vede l'Arme degli Etruschi e dei Romani divenuta rettifilo dell'Usciana, l'elevato, schizzo rapido che emoziona l'Archeologo Antico, memore della Challe del Callone ancora integra, nitido ordito di mattoni e pietre sull'Arno, in anni remotissimi di fanciullezza.
E il castello perduto, divenuto paese, ritrova nel segno dello schizzo lucchese e nel sogno degli archeologi che faticarono sui pochi mattoni superstiti dell'antiporta di Catiana, il colore perduto.

lunedì 9 gennaio 2012

Le Acque e il Vino. Sogni sull'Arno



Per il sogno delle barche sull'Arno, negli anni del vino dell'uva Pariana di Pisa e della sopina del vino servito a Rachele, il Fiorentino, dei calcatoria perduti e del lacus ritrovato dalle Acque e da Sara, dove il fiume iniziava a contorcersi nell'attesa del Mare, il sogno dell'inquietante rilievo di pescatori barcaioli botti ponti merlati o porti, mausolei e capre, simboli o segni dei paesaggi ellenistici rivisti da Roma, è assai più seducente nel tratto inciso per il Foggini; delude seppur nel seppia l'immagine che un benevolo museo concede, troppo decisa per il sogno, troppo inquietante nella storia che le figure celano, degna dell'ermeneutica di altre generazioni.
Di certo opera quadrata con merli non segnava l'Arno alla Scafa, e i mausolei sul fiume, seppure ornati, prima o dopo, del rilievo che i sexviri di Florentia, i Titii liberti, vollero per celebrare le mogli filatrici, i figli fiduciosi, le vendemmie e le cacce, non erano opulenti come quelli che segnano le tappe del viaggio sul fiume. Ma la torsione del barcaiolo, la cesta e la botte, il miglior epilogo per i sogni nati dalla terra sull'Arno, nelle acque dell'ottobre 2010 e nel sole dell'estate 2011  ...


Il Monte di Magnifrido, il Monte di Marcello


Tutta si apre la Terra dei Quattro Fiumi, quando il vento scende dalle Panie bianche solo di marmo, in questo inverno, sul Monte che fu di Magnifrido e prima e dopo era ed è Palaia. La Via dell'Abate da Sesto alle terre di collina, su per Cerreto, ritrovata con Ruggero anni or sono trentacinque, nel freddo marzo delle vigne appena nate e che ora chissà cosa sono; e i monti della Fanciulla di Vagli, e la Valdinievole, vissuta con Enrico e Ruggero e tutti gli altri amici, che erano giovani trentacinque anni fa, e ora lo sono solo nella sete di sapere, di trovare i segni della terra.
E la chiesa di Gello, con San Lorenzo, vista con Carlo, stupore dell'arte del graffito del Seicento, scoperta per passione.
E poi lì, sul Monte di Marcello, il Castellare, rivisto appena in immagini dimenticate, nelle nuvole del dicembre 2003, in cui nacquero i Segni dell'Auser, rosse tracce di fuoco nel verde della terra, vista dall'aria e riflessa nelle acque del Padre Arno.

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