La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico
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giovedì 17 marzo 2011
La pietra e il coccio: ritorno ad Altopascio
La pietra serena di Altopascio, effimero mito del Rinascimento fiorentino, dialoga sui suoni del Caccini con il meravigliosamente ritagliato coccio di Castelfiorentino per rammentare all'archeologo che il sapere non si ferma, nel giorno in cui vent'anni di scavi, tre di immagini e di triboli di amici, due di fatiche sue, finiscono a ruotare a Bientina in 144 pagine, giacché limpide schede di tessuti murati tessute da Sara hanno allungato le meno di cento con centocinquanta figure in cui Alessandro e Sara, Elisabetta e Paolo (molto Paolo), Augusto e l'archeologo Senzanome, con amici ad arrotondar d'armi (Consuelo) e di monete (Andrea), avevano zippato il tutto. Parole blabla, suoni futuristi senza senso o con senso sibillico, per fortuna con figure a colori, macchie d'arancio e grigio con numeri di US, arte informale, ma a colori (almeno quello); e la copertina con i colori trend, glamour, dice chi se ne intende, illuminata dal biancoblu di un Montelupo per il Tau.
Ed è rimasta fuori, segnalata il giorno dopo dal mitico Arturo (Biondi) all'archeologo che l'aveva vista cento volte senza guardarla, l'arme con il Tau fra i Bisanti, segno della forza del Granduca coronato ricavato deprimendo una smunta pietra serena, ancor più smunta e solo quando è irrorata dal sole capace di segnalare il segno dell'antico signore, venuto dopo Rettori e Cavalieri, Capponi e Grifoni (tutti volatili, chissà). Bisanti e Tau sulla pietra, Bisanti e Tau nel segno della fabbrica emerso da Castelfiorentino, Seicento di Pietra e Seicento di Coccio, che s'annodano nel raccontar le storie che all'archeologo Senzanome piacciono tanto, anche se detesta i Medici che conculcavano la piccola sua patria sull'Arno e fra i Due Fiumi.
Sarà per la prossima volta, per i muri che a Sara narreranno nuove storie, in giorni piovosi che forse si coloreranno presto di sole, e per le terre che nei poveri colori dei vasai di Montelupo e Castelfiorentino traducono – sorpresa finale dopo la zuppa di magro alla contadina – il segno del potere di chi la zuppa ha fornito.
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