Sarebbe piaciuto, a Marcello, vedere le radici dei segni visti dal cielo, ombre sull'erba o fra le zolle.
Ed è accaduto, in una frastornata periferia di Lucca, che l'eco dei suoni della storia attutita dall'erba divenisse arida scacchiera di terra e di mura, con le ombre che s'incarnano in pietra e calce, in schegge di un edificio miracolosamente scampato a secoli di vita di una campagna ormai morta, ritrovato per l'impegno di un povero archeologo di confine, e di amici che nell'ardore dell'estate sono stati capaci di non soccombere al riverberante biancore della terra riflesso da elmi rossi o gialli..
E mentre ci si accinge a celebrarlo nelle sedi che da vivo mai lo celebrarono, se non per il sorriso aspro di un amico di Siena che ci ha lasciato anche lui, troppo presto, l'amico che con lui condivise la passione per i Segni dell'Auser lo ricorda con immagini che Marcello vedrà con noi, perché la sua lezione e le sue battute sono ancora con noi.
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