La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico
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domenica 12 settembre 2010
La tomba del cane e i sognanti paesaggi di Pisanello, nel clangore dei vecchi tromboni di Lucca
La brava archeozoologa, pur travolta dalla macelleria dell'Ottocento, ha colto nell'accartocciato intreccio di ossa in una fossa ovale, visto in un'immagine giallastra, i segni del cane. E il Medioevo in verde e nero che lo seppellisce si colora repentinamente, con qualche decennio di rilassamento consentito al sogno dell'archeologo, dei mutevoli cani di Pisanello, scene gotiche di dame cervi paesaggi devastati dalle ultime pestilenze ai quali la natura dà la forza dei suoi colori.
Si vorrebbe tinteggiare degli infiniti verdi di Pisanello la caotica e ribalda periferia di Lucca dove il cane fu onorato di amorosa sepoltura, un po' più in là delle case che vedevano gli aranceti e la Casa dell'Arancio voluta e pagata dal Comune nergli anni della servitù pisana, alla metà del Trecento, e che ancora accolse il Sercambi ... e poco ci manca agli anni di Pisanello, quasi che Sant'Eustachio fosse il Paolo Guinigi sfortunato come la sua sognante sposa, noto per lei e per il palazzo tanto amato dall'archeologo che in queste righe versa le sue estreme illusioni, per sé e per la compagnia di amici (molte amiche, anzi quasi tutte) che lo allieta e lo asseconda nei viaggi nei paesaggi perduti.
Si sente echeggiare il primo fiorir di madrigali, sullo sfondo dei gotici prati fioriti di Pisanello, che dan colore all'arida terra in cui ha riposato per seicento anni un cane che poi l'archeozoologa ci dirà se maschio o femmina o quale artrosi lo devastasse, e se e quanto correva dietro ai cervi di Paolo, fra gli aranci di una periferia di Lucca in cui qualcuno ritorna a suonare, dalle pagine effimere di gazzette, vecchi tromboni dismessi da anni, dal suono arrugginito, stanco, quasi patetico. Suoni piuttosto il concento che allietava Pagolo, di ritorno dalla caccia, fra le braccia di Ilaria, di certo non bella come quella sognata da Iacopo, e che anche i villici, nelle loro dimore di pietra (poca) e di terra, nel Medioevo in verde e nero della maiolica arcaica, immaginavano o tendendo le orecchie potevano sentire, nel palazzo di Pagolo, non molto lontano, appena distinto dalle mura di mattoni ...
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