La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

lunedì 4 gennaio 2010

Medea a Corinto, Medea a Orbetello




Una segnalazione su Facebook, di una splendida mostra ateniese, apre la finestra della memoria su vecchi frammenti di vita, quando i Segni dell'Auser erano lontani, i Segni delle Immagini presenti, invitanti come le Sirene delle urne di Volterra, con l'armonia semplice e squassante dei loro tre strumenti. Eros è il tema, Medea è il segno supremo di Eros, di un eros femminile totale, che supera ogni barriera, come solo sapevano declamare le maschere di Euripide. Ma non è la Medea della psyche quella che interessa l'archeologo (almeno in prima istanza); è la Medea di Euripide, storia drammaticamente coinvolgente e allo stesso tempo metafora di una passione – quella dionisiaca – che può essere ancor più devastante. La Medea cruenta Maenas di Seneca drammaturgo .... immagini e ricordi di una tesi di laurea remota, partecipata, vissuta male e rimossa.
E le stagioni della vita che incredibilmente si rinnovano e si aprono con questo segno.
Medea a Corinto, con il vaso mancante alla remota tesi(na?) emerso assai dopo in qualche plaga dell'Italia meridionale, fra Lucania e Puglia (si direbbe), e finito a Cleveland, in attesa di tornare a far compagnia alle altre Medee d'Italia; qui il Sole incapsula la semi-dea, in una effimera apoteosi generata dai Figli della Terra, i Serpenti di cui la Principessa della Colchide è Signora, strumento delle sue arti estreme.
E Medea a Corinto di nuovo, nelle tombe delle Gentildonne di Orbetello, scassate e scavate nell'Ottocento, come quelle di Lucania e di Apulia allora e nei giorni nostri, per alimentare mercati affamati di immagini: la sola Medea a Corinto nota da vasi d'Etruria, e (quasi) certamente da identificare in quella finita a San Pietroburgo, per iniziare un viaggio che l'ha ricondotta, di recente, in Italia, dove non è stata riconosciuta, vaso falisco, ma emerso a Orbetello nella primavera del 1851, subito immesso sul mercato romano, presentato all'accademia, al Bullettino, al mercato, con un disegno, come oggi fanno i tombaroli con le fotografie. Ahiahi, gli amici di Cortona!
Ritrovata sul Bullettino dell'Instituto, riemersa in una fotografia passata da un'amica, la Medea di Orbetello, nata a Faleri, riapparve a chi sognava Guerrieri e Gentildonne della Terra delle Due Lagune come segno di scambi profondi nell'Ellenismo d'Italia, di immagini, di storia, di sogni; giacché la Gentildonna di Orbetello conosceva di certo la vicenda corinzia di Medea, come quella di Talamone la storia rarissima di Tyró, emigrata in Polonia: ma Medea doveva essere soprattutto segno di Eros, di un Eros straniante, aperto sull'ultraterreno, come quello che assicurava Dioniso.
E ora ritorna Medea, celata in un pdf giunto sulle vie del web. Argonauti, Dioniso, passioni intense, per rammentare che i Segni nella Terra velano altri segni.

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