La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

domenica 13 giugno 2010

Sotto il segno di Faolfo (e di Santa Mustiola): dalla Valdera a Chiusi e viceversa



Dovunque appare a Chiusi, nei primi giorni dell'estate fervida in Val di Chiana come nel Valdarno, il truce segno del Signore dell'Anello, il bel calembour della Signora d'Austria e Neustria. Cercato dalle pagine del CIL, visto in sogno, seguendo bande di guerrieri longobardi a far preda ed estorcere 'sussidi', in anni lontani, mentre il dotto tedesco lo recuperava nei fondi del museo dove, trovato, era stato subito risepolto.
Luce l'intreccio di ellissi, la barba puntuta di Faolfo, e si rinnova, per dar sangue alle pagine di Gregorio e di Paolo, e alle cronache degli anni di Maurizio imperatore, l'illusione di Castelfalfi, sulla strada da Lucca a Roma per la Valdera e Chiusi che per primo seguì Faolfo, per ultimo Ottone imperatore con la corte, estate del 964; era già pronto il passaggio sull'Arno voluto da Cadolo (forse). Faolfo da Lucca a Chiusi, per la Valdera, quel tratto dove a Santa Mustiola appassionati amici del passato hanno trovato il segno degli anni suoi, vasi a listello e olle con il giusto profilo del labbro, l'esatto tono dell'impasto, a segnare gli anni di un VI secolo ormai familiare.
E assai familiare è il secolo VI ad amici ritrovati e amici nuovi che convergono a Chiusi, in un raro giorno di festa per l'archeologia, a celebrare le fatiche di una studiosa che ritrova la propria storia in parole remote, in suoni crudi relitto di vite diverse. I pici sono segno della storia non meno delle parole longobarde nutrite di suoni schioccanti, in queste colline dove al truce volto di Faolfo presto si sovrappone il delicato sorriso, sfumato, un po' attonito, di Santa Mustiola, elegante come le Sante Dame dei mosaici di Ravenna, si vorrebbe.
E il viaggio a ritroso, da Chiusi alla Valdera, a segnare del sorriso della Santa il punto d'unione fra i beni di Sesto e il segno di Lucca e il segno di Chiusi e i beni di non si sa chi. Le strane vie della vita, come le vie perdute del VI secolo, che l'archeologo e l'erudito s'illudono e si convincono di aver ripercorso.

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