La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

venerdì 24 novembre 2017

La Madonnina in immagine

Vent'anni tondi tondi e qualche mese, e come dal fosso lungo la strada, per dente mosso da pio escavatorista, così allo scavo nelle macerie di tant'anni di archeologo emerge, in immagine, la Madonnina del Padule, panneggiata figura del Trecento avanti Cristo, o un po' dopo (o prima?). Panneggio ritrovato poi sulle vie di Casentino e di Romagna, nel lago dei devoti e degli Idoli.
Storie del passato millennio, da rivivere per un attimo, con le luci ambigue di un'estate remota, girovagando con l'Amico del Padule, Augusto, per ritrovare poi la Strada Perduta degli Etruschi.
Ma queste sono altre storie.

domenica 19 novembre 2017

L'ombra della cintura





Ferro su ossa, ombra di cintura o cinture, per sussurrare storie di un Medioevo che vaga fra documenti di chiese perdute, lungo la Via Francigena in città, San Simeone, San Michele, e poi su tutte i domenicani e San Romano.
Molti sono gli enigmi che le terre raccontano, anche se fini mani di archeologhe lucchese carezzano gli strati le ossa le fibbie di ferro. E per ritrovare i contorni dell'ombra, si vada dal Codex Manesse e dalle grazie dei cantori alemanni, nei colori di Zurigo, al Sant'Avertano con San Romeo del sommo Civitali. Forse anche lui un po' archeologo, chissà, con quella cintura che sa più degli anni del santo carmelitano che dei suoi.

giovedì 9 novembre 2017

Il relitto dell'aerarius


Segni color dell'oro, ma bronzo puro, per chiavistelli anelli ami chioderia assortita aghi da rete, oscuri ritrovamenti di cinquant'anni fa, alveo del Bientina, chissaccome chissaddove.
Studi remoti di antichi indagatori, e appare appena appena che gli anni son più di quindici dacché si discettava di pesca guardando l'Alto Tirreno, da Rosignano, archeologia subacquea ma anche di fiume, l'Auser, i suoi pescatori, barchini e barche, pesi da rete di fogge variegate, i delfini di Fossa Nera.
Segni remoti, tanto da svolazzar fra i sogni.
E la stele dell'aerarius, che celebrava in versi trimalcionici (così si scrisse) il suo sogno riuscito di immortalità o quasi, affidato ai segni scolpiti e alle lettere, in prosa e in versi, il fabbro bronzista del territorio di Florentia, per risuscitare i segni color dell'oro ma bronzo puro, salvato da terre umide, senza patine, oggi sepolti se non in qualche immagine.

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