La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

martedì 15 giugno 2021

I misteri (o mysteria) di Laetilia L.f. Celerina.


Quarantacinque anni, dietro a Laetilia, una passione intensa, a senso unico, iniziata in un giorno di primavera del '76, un giovanile giretto a Corazzano, l'idea che CIL XI 1735 aveva trovato un altro pezzo. Emozioni al ritorno, subito a sfogliare il Corpus ... E immaginarsela intera, con i rustici strumenti di quegli anni, e scriverlo, babbo Venuleio Montano, figlio Venuleio Montano Aproniano, consoli sotto Nerone e Domiziano, a far dedica alla Dea Bona, e questa incerta signora in fondo, caratteri assai consunti, minuti per il rango subalterno, molto di moda allora, moglie del senatore, ma sola a concludere l'atto. Si doveva vedere poco, ma vedere. Talmente poco che si poteva dubitare, se non fossero piuttosto Laetilia et Celerina. E via a commentare ...

Ritrovare babbo e figlio a Massaciuccoli, giorni del '91, ma nei muri, Laetilia sarà stata anche lei nel ninfeo-triclinio, a sentir scrosciare l'acqua con vista-mare e vista-Pisa, e salutare le sue pari; e poi, nel fulgore della maturità, con Roberto Cerri e Paolo Pecchioli, a vedere nel gesso rinascere il marmo diviso, Segni e lettere, la terra dei Venulei. Anno 2000. E vedere bene nell'allineamento perfetto che una sola era la dedicante, Laetilia L.f. Celerina, uxor dedicavit. Di chi uxor non si sa, forse non importava.

Tanti anni ancora, 2021, per ritornare a San Miniato, gentile accoglienza nel Museo della Civiltà della Scrittura, per sentire la coazione della simmetria, il testo centrato. e percepire che dopo dedicavit qualcosa manca. Altrimenti non c'è simmetria, né centratura. Chissà ...

Tutto sembrava limpido, e invece no. Nell'ultima parte dell'ultima linea, perduta, si cela il senso della dedica, di certo. Il mistero di Laetilia L.f. Celerina, perché dedicavit? Voto suscepto, che aveva avuto dalla Bona Dea, e forse eran memorie di Bitinia, dove la Grande Madre aveva altro nome? Chissà! Mysteria, e s'immagina l'attesa di un figlio, ma chi era L. Venuleius Apronianus Octavius Priscus, che darà il nome agl'infiniti laterizi del 123, il figlio di Laetilia, grata alla Bona Dea, o no? 

E oltre non si va.


martedì 1 giugno 2021

Il pane di Ursacius





 Quante volte si arriva fino all'ultima delle pagine del memoriale del Marcelliani, Orbetello e le sue storie di tombe e scavi dell'Ottocento, accozzaglia di solide notizie e di fantasie, iscrizioni però sempre confermate. E infine quella immagine VRSAC VIVAS, fatta per stampiglia, a croce ... 

E poi ci ritorni, i primi Cristiani di Maremma ti appaiono negli innumeri stampi per pane, cruciformi, eucaristici o forse anche no, sparsi in latino e soprattutto in greco nel Mediterraneo, Salute, Vita, Fede, auguri ... innumeri nel mondo che chiamiamo bizantino.

E certo, se fosse la fine del IV secolo, e perché no, Ursacius potrebbe non essere un qualsiasi. Ursacius di Singidunum, il vescovo ariano, metà del IV secolo ... mai si saprà, se dalle parti di Orbetello o della Tagliata un devoto ariano celebrava il vescovo della sua hairesis.

Ma il disegno del Marcelliani basta per visitare i porti del Mediterraneo d'Oriente ...

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