La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

domenica 16 giugno 2019

Le finestre di Sant'Ippolito di Anniano. Luci del tramonto per una chiesa scavata vent'anni fa




Si va per i vent'anni e sembra ieri, come suol dir chi negli anni è ormai avanti, perché venti son pochi rispetto ai molti ... Sant'Ippolito di Anniano, anno 1999, le attese e il trionfo; la chiesa, anzi tre, il mausoleo, e il torculare. Tutto quello che avreste voluto chiedere, anche se in dosi minime, certo si sa non si può avere tutto. E sul resto si passi, le delusioni, la rottamazione finale, ecc. ecc. Miserie.
E il sogno di vedere nelle riarsa terra, nei lacerti di muraglie, nelle linee tracciate in giallo, la prisca chiesa, anni Sessanta del secolo IV, passando da Santa Balbina e dal Ciampini, si invera in un attimo, sfogliando pian pianino come chiedono peso e religione, le tavole del Wilpert e dei suoi sarcofagi, in più tomi. Sono in rete, grazie ad Heidelberg, clic clic, ma nel caldo affollato del Kunsthistorisches si sogna meglio, nella solitaria arsura di un pomeriggio di prima estate. Eccolo, tavola centoventuno due e tre, figura centouno, il sarcofago lateranense, paesaggi urbani del secolo IV a far da sfondo a miracolose storie, narrate di scalpello con imperiale e devota compunzione, e una chiesa o basilica che dir si voglia, la sua abside, le finestre, di fianco e in facciata, lieve facciata traforata, fatta per illuminare della luce del tramonto la chiesa sull'Arno.
Sarà, non sarà, ma si sa, i tomi pesanti, da sfogliare lentamente, per peso e devozione, sono fatti per i sogni. Sogno di un pomeriggio di prima estate, da colorare a piacere, con i colori della terra di Sant'Ippolito di Anniano, fine del secolo XX. E la luce del tramonto entra nei ricordi, dalle quattro finestre della facciata, e li ravviva.

mercoledì 12 giugno 2019

Storie di Ceramiche a Pisa, navigando a vela dalla Versilia alla Costa Azzurra


Tutte le stagioni della vita si ritrovano a Pisa in una calda giornata di giugno, il dimenticato caldo di Pisa, con l'alito fervente del mare. I Cavalieri e la Normale, i cocci sottratti ai mucchi e le biblioteche, e le discussioni, quando molto si apprese e non sembrava. E il viaggio prosegue, San Sisto, e Via Galvani, che non c'è più.
E infine molti amici, di tutte le stagioni, a raccontare storie narrate dalla terra e dai frammenti, viaggi di Sicilia d'Oriente, di Spagna di Roma di tutto un po'. Ancora molto si apprende, nel genio dei segni della bottega fiorentina e dei suoi capolavori gotici negli anni del Rinascimento, nelle monache di Puglia. Si apprende, e si ricambia raccontando dei velieri di Viareggio, andirivieni con Terre di Francia e marmitte confezionate, feste di carnevale dell'ultimo Ottocento e lotte operaie. Marius Maurel e i Lencioni ...
Il tutto con sei bolli della terra di Lucca. Ma l'archeologo deve avere fantasia, anche se nella gran pentola di Pisa trova soprattutto l'inverno.

sabato 1 giugno 2019

Il bello del bollo (sulla via di Viareggio)


Sono lunghi i tempi delle liquidazioni, delle chiusure per cessata attività ... la merce da smaltire, il mercato non entusiasta né entusiasmante.
Intanto si tirano fuori le padelle delle nonne, pronte da tempo, perché si sa, quando si deve partire si devono fare i bagagli.
E sulla Via di Pisa, per ricordare una carissima amica e tante Storie di Ceramiche, niente più Bello del Bollo, anzi, dei Bolli. L'archeologo che amava le cose scritte andrebbe in brodo di giuggiole per marchi su anfore, sigillate e affini, ma anche le casseruole tipo Vallauris hanno buon prezzo, se le abbellisce il bollo.
E se poi il Bollo racconta storie di terre venute di Francia, di operai al Carnevale di Viareggio, di scioperi, ecc. ecc., il Bollo è proprio Bello. Lencioni a Viareggio, e i suoi laveggiai, a far pentole alla francese, con terra appena sbarcata, fine Ottocento ... parrebbe. Che storie, in un bollo!

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