La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

sabato 27 ottobre 2012

Gli stovigli delle monache: il prequel


Era un po' stanco l'archeologo vecchiozio ala sera degli stovigli, il sole di Maremma, terra sempre amata, aspra e dolce, le pale che ruotano sempre più fitte su monti sempre più opachi, gli ardori delle terre di Pontedera, le fatiche di Rapida e le fosse di Sara.
E giacché fu troppo veloce, con i tempi infiniti strazianti esaltanti del Nulla in mundo pax sincera, con immagini nero su nero, a mo' di Eutropio, un Breviarium historiae monasterii monialium Domini Salvatoris necnon Divae Iustinae Martyris, in usum exhibitionis Lucanae et eius artificis per imagines expressum.
Per il greco c'è tempo.

venerdì 19 ottobre 2012

I segreti della zuppa etrusca di Garfagnana


E in gloria della bravissima carpologa che ce ne ha svelato i segreti, si apprezzi la zuppa etrusca di Garfagnana, scoperta nelle oscure fosse della Murella dalle fatiche di archeologi, biennali, un po' sbruciacchiata: farro in abbondanza, un po' di farricello, un tocco d'orzo; aggiungere in quantità equipollente più o meno, o a piacere, ceci e favino. Cuocere a fuoco lento, su piani forati o lì dappresso, in pentole d'impasto con inclusi microclastici, di diaspro (tiene meglio la cottura). Consumare in tazzoni alla padana, con un po' di vernice rossa, sente meno il sapore di terra, zuppando piadine cotte sotto campana di coccio (un po' all'inglese, cooking bells; così è contenta anche Francesca ...).
E una dedica femminile ne faccia magica pozione, segno d'amore, al profumo dei porcini d'autunno e delle prime castagne.

martedì 16 ottobre 2012

Vie di valle e vie di monti, storie di amici di strade di triumviri






Si viaggia in attesa di piogge per monti e per la Pianura dell'Eridano, visto ricco di acque, a Ostiglia, per raggiungere l'Adige e parlare e sentir parlare, a Trento, di vie di eserciti di imperatori di mercanti di vino di latrones e poi di pellegrini e di schiere con imperatorio altrimenti vestiti che seguono il percorso inverso, d'Oltralpe cercando Roma; e apprendere storie vicine a quelle vissute nelle valli di Toscana, raccontate dalle valli alpine.
Amici chiamano per ricordare gli amici che alla Murella, dove meno ricco dell'Adige scorre sulle ghiaie il Serchio, Auser pater, trovarono e scavarono, con i tagli geometrici degli archeologi antichi, le oscure tracce di pietra miste ai segni degli anni del Secondo Triumvirato, il nero e il rosso d'Arezzo con le lucide sigle degli anni in cui il mondo cambiava rimanendo uguale, come le forme delle coppe.
Gli anni della nascita della via che segue il risuonar del fiume e poi s'addentra nelle foreste degli Appennini, per congiungere mondi diversi e affini, da sempre, o almeno da quando dalle Terramare si giunse oltre l'orizzonte di montagne che chiude la pianura, sospetta l'archeologo, e lo pensa, anche se l'Accademia vieta i voli della fantasia.
E solo ritrova, per i prodigi di Google, la pagina del Gamurrini con la notizia del Massagli, il tesoro di Sant'Alessio, segno d'argento degli anni di guerra e di morte, quando la strada veniva costruita, per dar preda ai latrones o audacia ai coloni che a Lucca preparavano le vie di Trento.

giovedì 4 ottobre 2012

I volti che si inseguono, dalla marina ai monti al piano






Molte fatiche e un po' di gloria, un dì, per l'amico numismatico oggi vagante nelle sue terre di Puglia, Luigi Tondo, a scovare nei fondi della biblioteca di Firenze il prezioso opuscolo con la preziosa tavola, Sebastiano Ciampi al dotto amico Gran-Giudice della Giustizia ec. ec. ec. nel Principato di Lucca (che tempi, che titoli); oggi un clic, e via, con Google e Wiki-tutto. Solo un po' d'argento, per fugare il mitico bianco dell'incisione protoneoclassica, al naturale.

E molte per l'altro amico, Augusto, a trovare nella terra della via etrusca del Botronchio l'altro volto, metà di peso delle tre medaglie superstiti di quelle trovate per l'erudizione del Ciampi e il trionfo del Gran-Giudice sui monti di Lucca che guardano la marina mentre Napoleone tornava di Russia per l'ultima battaglia a Lipsia; moneta del peso conforme alle mitiche con il calamaro da cuocere alla pisana, nel vino uscito dall'anfora, argentea traccia del mare quando ancora si dubitava di Pisa etrusca, e dei suoi Teutani (come i totani).
E meno per seguire nelle pagine di Langlotz storie di monete di elettro, volti della Ionia degli anni in cui dalla servitù persiana si passava all'oppressione ateniese, e i Focesi venivano ancora in Occidente, a portare a Pisa gli ultimi sorrisi ionici, che tanto andavan di moda quando il libro di Langlotz non era ancora coperto di polvere, Studien zur nordostgriechischen Kunst. E Mauro Cristofani apriva le vie dei mari d'Occidente passando per l'Oriente, dal ripostiglio di Auriol a Volterra, fermandosi appena un passo prima di Pisa, a San Rocchino.
Anni remoti, in cui il GIS non esisteva e la VAS era ignota. Ma non l'acume di chi trovava volti ionici, o protoclassici, sulle minime monete di elettro, per dar luce agli argenti dei monti lucchesi che guardano la marina, e gli anni della moneta trovata da Augusto, quando gli anni di Langlotz erano ancora vicini, lontani quelli della VAS.

mercoledì 3 ottobre 2012

Coppe d'Oriente per la minestra di farro della Garfagnana



Ritorna da antiche diapositive la scheggia di tazza bianca blu azzurra che gli amici di Castelnuovo recuperarono in anni persi nel sogno e sfumati nella memoria, nella vasca della pieve, a Fosciana, sulle vie dei monti e sul fertile terrazzo che il Serchio grande e il piccolo bagnano, con i vasi di Garfagnana e di Lucca, i bronzi e i ferri, e le monete dei primi del Duecento. Tracce di viaggi per mare di mercanti pellegrini crociati, negli anni di Federico II e dei Comuni arditi e degli ultimi fideles dei monti, e dei loro domini.
E infine, venti e più anni passati, la tazza può colmarsi del buon farro della Garfagnana, minestra cotta alla araba come ci insegnano le ricette visive di al-Wasiti, fornello calderone coppe e vassoio, negli stessi anni. Risotti alla mesopotamica e farro dei monti, o forse bisognerebbe leggere al-Hariri, arduo in traduzione come nell'originale. Ma l'archeologo s'accontenta dei colori, e travestiti i personaggi d'Oriente – nobile dono di Gallica per i frequentatori affezionati del suo repertorio di glorie di Francia elargite al mondo – alla garfagnina, ritrova vita di sogno per la scheggia d'Oriente, e i suoi viaggi per mare e fiume e terra, dalla Siria a Pieve Fosciana.

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