La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

sabato 5 maggio 2012

La Terra degli Apuani (e degli Etruschi)






Sono generosi e nobili, i signori della Nasa, che ci regalano immagini della terra che amiamo, dei Quattro Fiumi e Oltre.
E accade che un'immagine colga, quasi per scelta, le vie dei Quattro Fiumi e degli Appennini e della terra del fiume Magra, e oltre, nelle nuvole e nelle nebbie, fino all'Eridano, opposto gemello maggiore dell'Arno, padre e figlio degli altre Tre Fiumi.
I paesaggi visti nella terra, in anni ormai affollati, sulle colline fra Era e Elsa, sull'Arno, e poi sul fiume sepolto che talora rinasce e che Marcello vide e vede dal Cielo, l'Auser che divenne Serchio di San Frediano, le Panie che guardano il mare e quelle che guardano la terra, la conca dove Paolo e Silvio si sfiniscono con passione a trovare il crocevia della Via dei Bronzetti, dalle Melorie di Ponsacco a Ponte Gini agli antri dei monti e poi sin quasi sull'Eridano, dove li videro nell'Ottocento.
Tutto insieme, nei colori un po' cupi che esaltano il verde dei monti degli Apuani e il giallo della terra degli Etruschi, che l'Archeologo Giovane immaginò a commerciare a Ponte Gini di Orentano, sul fiume e sulla strada, un po' maturo vide nello scavo di un'archeologa raffinata sulle Pizzorne, il Sacro Cerchio intorno al Monolite, ormai sul declinare conobbe nei segni della Fanciulla di Vagli, quattro volte donna, nelle sue quattro e più cinture, nelle sue quattro e più collane, quattro e più tutto, estremo riparo ad una vita non vissuta, e che comunque non avrebbe vissuto fra i suoi monti, che qui biancheggiano incoronandosi di nuvole.
E ritorna, come sempre, l'amico che fece condividere passioni aeree, Marcello Cosci, che avrebbe colto in una battuta d'entusiasmo l'obliqua immagine che porta di là dei monti che chiudono lo sguardo sull'Arno, e avrebbe chiuso con un'altra battuta le pagine infinite di chi conosce solo i Segni dell'Odio (eccellente terapia oncologica, diceva un dirigente che era anche e soprattutto archeologo). Non conosceva i Segni dell'Odio Marcello, come non li conoscevano Antonella e Paola e Giuliana, che ci hanno lasciato.
E piangiamo su di loro, troppo presto scomparsi, ma non nell'amicizia, perenne, che rinnoviamo vedendo con gli occhi degli astronauti la terra che ci regala i Segni del Passato, e i Segni dell'Auser.

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