La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

martedì 8 maggio 2012

I giorni dei Gigli dell'Auser, le acque del Rio Moro









Le acque di primavera e il sole di maggio ci restituiscono il giallo dei Gigli dell'Auser, in acque effimere come i Gigli, splendide come i Gigli (come disse un dì un'Amica dei Segni dell'Auser). E il vento da ovest increspa le une e muove gli altri, ché la fioritura s'affretti, prima che la terra ritorni inospite per i germani che danzano i riti di primavera, in un cielo che si perde fino allo sguardo di Marcello.
L'acqua di primavera e il vento di maggio fan ritrovare i paesaggi del Medioevo, o del Settecento, al Rio Moro di Orentano, dove Augusto in anni lontani e vicini come vicino è il fuoco della passione, con amici estrasse dalla terra frammenti d'ardesia e scaglie di ematite, segni dei traffici del Ducento o forse anche prima, sul Lago dell'Abate, divenuto lago di faide di comune degne dei versi di Carducci, l'inaudita battaglia sul lago cantata da Maragone, anno 1147 o più o meno, catapulte mangani arcieri fanti e cavalieri (chissà), con scafi e piatte, per il castello letto da Marcello, scritto dalle carte degli Abati, sognato con Augusto e Consuelo, giorni del 2003 e poi ancora, con i frammenti reliquie raccolti da Giuliano, in anni impensati.
Tutto s'affolla in queste acque increspate, che vanno a lambire gli strati d'ardesia su cui Augusto profuse la sua passione geopedologica, descrizioni inaudite di sottili sedimenti che celavano pagine raccontate dall'Olla, dall'Olletta, dal Boccale.
E sulle acque rinate per qualche ora, mosse dal vento come quando erano di lago, in un giorno di maggio che saluta la rinascita dei Gigli, i Tre Vasi segni del Medioevo si riflettono, come i Monti Pisani, sulle acque effimere.

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