La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

lunedì 26 marzo 2012

La croce e il tremisse. Navigar per fiumi e mari nel secolo VIII









Nel taglio netto del nitore dei monogrammi infinitamente uguali, infinitamente diversi, su per pagine dell'Ottocento s'arriva, navigando per l'Auser che ora è Ozzeri, a Pieve a San Paolo, al contadino che trova, giorni ultimi di Napoleone, il tremisse che sembra di Carlo ma è dei Longobardi prima che venissero sfatti da Carlo e dal proprio destino, quando Cuniperto s'innamorava di chiese latine e di bellezze, quasi come il coevo suo califfo, e se questi s'allietava del bagno di bellezze sassanidi o di odalische, a Lucca s'approntavano balnea per lo xenodocheion che avrebbe accolto, nel viaggio di ritorno verso le nebbie delle Alpi e del Reno, venti anni dopo, Willibald e il fratello, storia da film poco commerciali.
Il tremisse di LVCA e della croce, le croci per duchi e mercanti, pellegrini per Roma, e pellegrini per l'Oriente, distratti solo dalle spezie e dai tessuti non dalle esotiche bellezze dipinte nel deserto, mentre navi egiziane scorrevano sul Mediterraneo dalla Campania alla Palestina, e i girali perduti di Lucca, neppur di tanto più rigidi, solo perduti i colori, s'avvinghiano per non distinguersi a quelli di stucco di San Vitale, a quelli di Qusayr Amra (o come si voglia traslitterare), e per sognare i costruttori di San Micheletto opera di Pertuald e di San Silvestro e dei santi che anticipavano Roma a Lucca, si ricorre ai pupazzi del Pentateuco, o alle colorate figure della volta sfuggita nel deserto ai graffi che hanno devastato, come le ingiurie del tempo, le bellezze che i quattro angoli della terra proponevano al califfo.
Qualche minuto di viaggio nel secolo VIII, sulla nave di Willibald, con i suoi passi, per la Croce e il Tremisse, la monete del contadino di Pieve San Paolo per il dotto erudito lucchese, la tavola che doveva essere del Cordero di Sanqualcosa, e fu del Massagli, e, in fondo, l'illuminazione.
E il giallo regalato dal computer, per ritrovare, nel limpido segno dell'incisore ottocentesco all'opera sul tremisse del contadino trovato per il Bertini e proposto al Cordero, un bagliore dei colori della corte omayyade.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Lettori fissi