La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

domenica 23 ottobre 2011

L'ultimo frutto dell'anno fra le sabbie con le Anse a Testa di Cobra




Son di nuovo turgidi del dono di Atena i frutti dell'olivo, ultimi dell'anno, sulle sabbie tagliate dall'acqua fra Ricavo e Chiecina, meravigliosi nel cielo spazzato dal Grecale che prelude alle piogge.
Un anno, anno di fatiche fra sabbie rese pietra dal sole, lago dall'acqua, enigmi di strati monocromi distinti da pietre e dai frammenti del segno dell'uomo, per gli amici carichi d'anni ma ancora d'attese e di sete di sapere, odissiache presenze in anni alieni a folli voli sull'Oceano, se non coperti da sponsor e loghi su vele e su remi.
Le ambigue Sirene della Terra concedono loro anse a Testa di Cobra, come dice Ruggero, con Augusto e talora Arturo, e talvolta le Pie Donne e altri pochi a battere con il remo il Mare alla ricerca della Traccia dell'Uomo. Misteri che si aggiungono a quelli che incitarono, all'altro compiersi del ciclo dell'Oliva, a partire per il mare aperto.
Vaga sui libri, per casi paralleli, fidandosi della Scienza e del Metodo, l'Archeologo un po' meno odissiaco, tanto più con stipendio non pingue ma ancora elargito, come agli ultimi Eruli del Norico, da uno Stato tradito da comites e tribuni, si ferma festoso alle fini tavole di Pisa e di Stagno e di Chiusi (più o meno), di quando ancora si cercava la Storia e non l'algida armonia del diagramma stratigrafico e quattro strologazioni infarloccate dal sentito dire di libri mai letti scritti in lingue ignote; anni della mostra di Livorno, 1997 o 1998, e poi la fine o quasi.
E dunque l'Ansa dalla Testa di Cobra, meraviglioso apparecchio per bere in riti strani perduti nei miti romulei bevande misteriose, forse un po' di vino mal venuto, mosto acido, o birre succulente (e perché non il sidro della Sala dell'Idromele o il soma dei Guerrieri dell'Indo?), dichiara gli anni del Bronzo Finale, facciamo agli inizi, un XII secolo intorno alla metà, se vogliamo dar numeri e non solo parole. E dunque gli odissiaci navigatori dell'ignoto, a batter con i remi il mare delle sabbie tra Ricavo e Chiecina, son giunti (quasi, tirando un po' sul prezzo) ai coevi del Navigatore nei Mari d'Occidente, sogna l'Archeologo inebetito dal vino mal venuto dell'anno 1150 a.C.
Navigazioni che si incontrano, naviganti che si ritrovano, tremila anni dopo, per sete di sapere.

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