Seminare monete d'oro, chi lo faceva, chi si illudeva? Ma andava di moda, chissà, nelle Maremme del V secolo, e un po' anche dopo, tremissi o solidi con facce di imperatori e croci, segni del potere e attese di salvezza, di qua e di là dal grande segno di interpunzione della vita ... Roccastrada, rifiutati perché troppo comuni il Teodosio e il Valentiniano, Prata, un bel tremisse di Zenone, opera di zecca italica, anni di Odoacre, si direbbe dalla più raffinata descrizione. Anni Venti dell'Ottocento, contadini e funzionari in attesa dell'elogio granducale, qualche volta raggiunto, qualche volta no. Per un grammo e mezzo d'oro, cosa non magna anche allora, e poco meno, forse, di quando la monetina fu persa.
Perfidia di archeologo domanda se solo monete di un grammo e mezzo d'oro venivano offerte alle granducali collezioni di Toscana perché tanto valeva l'approvazione delli superiori, e quando ben altro era il malloppo si provvedeva di martello e di fuoco, a far dell'oro coniato mero oro, e sciogliere tutti i dubbi,
Oppure se per le Maremme girovagavano, chissà, pastori, come quelli immaginati trent'anni fa in continue escursioni sulla sponda dell'Osa, quota 10, quanta fatica per qualche pagine, ma quanta attesa, per un sito degli anni in cui di disseminavano tremissi, e anche un po' di solidi, in cui si immaginò, nel nero della terra, la storia dei pastori.
I pastori erranti di Maremma, capanne fra ruderi di città e ultime luci delle ville ... con il tenue bagliore del tremisse, perduto fuggendo da lupi o da briganti.
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