La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico
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giovedì 14 giugno 2018
Il saluto dell'archeologo, quando fiorisce l'acanto
Un giorno di giugno, sospeso tra primavera ed estate, l'ombra del tasso, saluti di amici e fra amici, quaranta anni di storia su una pagina voltata. Qualcuno vorrebbe anche strappata, ma non è così facile.
Malinconie, come deve essere quando il tempo passa, attesa dell'altro, come ha da essere. Amici che ringraziano, che incoraggiano, ed è vero che l'archeologo della Soprintendenza, come Anteo, si nutre dalla terra, sollevato si deve trasmutare, per non finire stritolato dalla erculea stretta del Passato.
Ma è in fiore l'acanto del dromos della tomba rifatta, con tempio rifatto sullo sfondo, la più archeologica delle verdure, di certo, da osservare nelle spighe degne dell'Ara Pacis e degli Horti Sallustiani. Il tasso e l'acanto, antinomia vegetale, metafora, metafora!
C'è da perdersi nel policromo guizzare dei fiori, fino a tornare a Lucca, nel gioco di citazioni della taglia guidettesca di Santa Maria davanti alle mura romane, e qui l'archeologo si ritrova nella cornice di Volterra amata da Fiumi, Rosetten-Blattgarben-Rapport senza rosette, ma sono un po' più in là.
E anche sollevato da terra l'archeologo-Anteo riesce a respirare.
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