La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

mercoledì 26 dicembre 2012

La doppia morte di Maria Caterina Antelminelli (Il Segreto di Ilaria, ancora)


Ritrova antiche questioni di metodo, Lachmann e dintorni, l'antiquo archeologo, nei giorni dell'antropologia avanzata, dacché le Tre Donne intorno al cuore dell'avello de' Guinigi, accanto all'altare di Santa Lucia, dopo i suoni e i colori del Sercambi ritrovano anni e dolori, artrosi e segni dei parti, nel bacino sfinito, per le magie del paleopatologo.
Il Diamante e i Fiori, dopo due anni, ritornano nel frastuono della rete, per qualche giorno, e per qualche ora gli ardui scaffali del KHIF, da esplorare con scarpe adatte salendo nelle vette dove la sorte dell'alfabeto ha messo Jacopo che fu senese ma anche lucchese, danno emozioni dimenticate, gli anni in cui con giovanile entusiasmo i maestri della Normale, inutili per quasi tutto quel che la vita ha offerto fuor che per il metodo, docevano di non fermarsi mai alla nota a pie' di pagina, oltre, oltre, sino alla fonte.
E dunque se la prima tomba, a lato dell'avello, è di giovinetta, perché non riandare alla prisca fonte, Urquelle per Ilaria e per Jacopo, congiunti nella storia assai più di quanto furono Ilaria e Paolo, storia d'amore divinata in qualche riga dal cronista di famiglia, mentore del signorotto di Lucca innamorato di gioielli e balasci ...
E dunque l'archeologo antiquo, mai appassionatosi d'Ilaria e di Paolo né di quegli anni torvi, guerra sangue peste fame morte dovunque, se non nel verde e nero dell'estrema maiolica arcaica, fiori lanceolati che sembran armi, rilegge il Vasari e la moglie di Paolo senza nome, e nello scaffale supremo trova Giovanni Giuseppe Lunardi, antico e più fresco, subito sotto, Paolo Pelù e la sua indagine.
E dunque se non Maria Caterina postuma figlia di Giovanni detto Vallerano Antelminelli, benignato dall'imperatore ancora negli anni Ottanta, elisa dal Sercambi, chi altra in quella tomba subito a lato dell'avello dei Guinigi, ma fuori, per Paolo sterile se non di ricchezze e d'intrecci familiari; lì messa per avallare la tomba da costruire dove le glorie degli Antelminelli si trasmutavano in quelle dei Guinigi anche nel segno della morte, immagina l'archeologo memore delle antiche lezioni sui segni del potere.
E dacché Sercambi ci illustra obliquamente che divenuto Paolo signore Caterina moriva anche nella memoria, e altre storie di donne annodavano il Guinigi e la sua città, donne di clausura rapide a far figli e a lasciar campo a nuovi intrecci, perché il monumento immaginato per Caterina non poteva diventar di volta in volta segno di Ilaria, e di Jacopa, se Piagentina era un po' scomoda per la lentezza dei marchigiani nel pagar dote e anticipi di cassa del signore di Lucca e del suo forziere ..
Tre scheletri per quattro mogli e per una tomba, la doppia morte di Caterina, ultima della genia di Castruccio, morta al momento giusto e morta nella memoria di un monumento che – a legger bene il Vasari, o solo a leggerlo – era per la «moglie che poco inanzi era morta» di Paolo. Vuota, aperta per tutte e per nessuna.
Il Segreto di Ilaria, il Segreto della Vita e della Morte, nel marmo che Vasari ascrisse a Jacopo perché era degno del maestro (o il maestro degno del marmo?).

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