Vive il giallo dei girasoli amati in quest'estate nella Terra dell'Auser il fuoco del sole al tramonto, fiamme lenite dal verde delle ultime piogge.
E gialla è l'estate che prepara il biennale viaggio a Castelnuovo, giorni dell'Ottocento da vivere e riscrivere, per questi Anni Centocinquanta già dimenticati; non il bianco e i colori di Mondovì, non le tristezze anglocinesi del Willow Pattern, malinconie superflue in anni difficili, ma il giallo delle scodelle e dei piatti profondi e dei catini irrorati della luce della vetrina, animati da macchie informali che segnano la giusta porzione di zuppe e minestre, e la fine del pasto approntato da Artusi di Garfagnana per contadini incerti se partire per Altri Mondi o faticare fra castagni e campi d'orzo e di patate. E la sera, nelle aspre gioie domestiche, nel casolare all'incrocio delle vie di fondovalle e di montagna, o nell'osteria, il vino per nutrire e dimenticare, e il giallo di scodelle allegre, uscite da chissaquale vasaio di provincia, ancora maestro di tecniche antiche, a combattere con le sue macchie informali contro Richard, vedove di Mondovì, Società Ceramica Lombarda e gente di Laveno, ricordi del Seicento e del Settecento per una valle che sentiva il fischio del vapore.
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