Splendidi doni la Regione Toscana, qualche volta, con il suo CASTORE, che ti fa navigare nei colori del passato, senza il tedio delle parole. Solo immagini, lumi, geometrie e un po' di poesia, quando il geometra agrimensore indulge al vedutismo, e descrive le terre di Capalbio non per misure, ma volando su paesaggi di confine.
E si sofferma, memore delle ruine tanto amate dai suoi contemporanei, in tocchi veloci degni del Magnasco, che di certo non conosceva, a lumeggiare le arcate del Ponte del Diavolo, uno degli'infiniti segni del passato che le Maremme ancora vedevano, prima che le pietre finissero nelle nuove strade o nelle ferrovie. Laicamente dimenticando per il frastuono del treno superstiziosi rispetti per le inquietanti meraviglie del passato. Diverse, diaboliche.
Sarà realistico, e perché no, o un sogno del geometra rustico, ma quanto basta per ritornare al campo degli asparagi, fine del millennio, tre anni di affannose e festose ricerche sull'Origlio e sul mare, con generosa compagnia e scoperte continue.
Poco aggiungono agli archi al rettifilo dell'Aurelia e poi Origlio, ma solo ad averlo saputo quando si scrutavano le zolle nel campo degli asparagi, pagina 246, figura 1.16 ...
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.