La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

lunedì 6 gennaio 2014

Ritorno al mare





Giorno d'inverno, inizio d'anno, per ritornare al mare del Portus Cosanus, la volta innumere, ma giorni infiniti dopo l'ultima volta. Ritrovare il suono delle onde di libeccio e le grida di gabbiani, un cormorano audace, le pilae che dai giorni di Augusto sfidano il mare, e i navalia, di nuovo denudati dal mare che li rigenera e li seppellisce, di sabbia e di plastica. Il silenzio rumoroso dei giorni di gennaio, sul mare che ritrova i versi di Rutilio, desolazione e macerie.
Omaggio a Beppe e Renzo, e ai loro compagni dell'autunno dell''83, quando il giovane archeologo visti i ruderi desolati ne volle far scienza, come si diceva allora, e sgombrati i segni dei traffici dell'Ottocento, prima di Puccini e nei suoi giorni, macerie con bolli carbone e moneta di Vittorio Emanuele, conobbe le vasche ritagliate sul tessellatum bianco, e immaginò che avessero visto Rutilio. E di nuovo due anni dopo, e poi ancora, a cercare gli anni del V secolo, trovarli nelle sigillate e nelle anfore d'Africa e d'Italia e nelle pentole d'Oriente; il Mediterraneo dei tempi teodosiani, e dei suoi figli, riflesso nelle terre che trasformavano l'opera di Adriano, la villa maritima mirabile ritrovata nell'Ottocento nelle magnificazioni del Marcelliani.
E Beppe e Renzo, e i loro compagni, venuti da Roselle e temprati non dagli anni tre più due e qualcosa ancora di studi, ma dal cantiere di Roselle, la grande fabbrica dei sogni dei Due Soprintendenti, a ricucire intonaci e tessellati, rinsaldar muri, e poi con gli amici di Murci, gente di muro prestata ai segni del passato.
Trent'anni, l'erbe succulente son di nuovo effimere signore delle vasche che forse vide Rutilio, certo conobbero i marinai del Tirreno per due secoli, e l'opera di Beppe e Renzo e dei loro compagni che poco sapevano di metodo, molto d'impastar calce, come il giovane archeologo oggi vecchio poco di metodi e molto di passione, sfida erbe succulente e il suono del libeccio.

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