Pippo, poche parole al telefono, e Rodolfo non c'è più, Rodolfo Cozzani, Acme 04, dieci anni condivisi per fare un museo, triboli pene entusiasmi di un percorso nella storia leggero e profondo come leggero e profondo era Rodolfo. Zigzagare di architetti storici dell'arte archeologi (un po' meno, va detto, l'archeologo vecchio è parecchio di bocca buona), e Rodolfo sempre sulla sua linea, retta, ad aspettare che di nuovo le linee si sovrapponessero. Luci di vetrine, scale dell'ultima ora, qualche volo (anche), Vagli e l'Ospedale, Capannori e il fiume, i drammi del plexiglas: tutti problemi lievi per Rodolfo, anche quando la lotta contro il Male traspariva nel suo sguardo fiero e intelligente.
Signore dei Problemi piccoli e immensi che l'esporre un oggetto crea, davanti allo scudo smontato e rimontato, alla cintura del vir magnificus, il segno dei progetti trasformati in cose, facili e limpide.
Così Rodolfo, immagine ritagliata di una storia che vive nelle luci di Villa Guinigi.
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