Il giorno di San Lorenzo è il giorno di San Lorenzo di Gello, collina felice sulle valli di Palaia che guardano l'Arno, e dei vasai che vi lavoravano, nei giorni cupi del Seicento, per i contadini del mondo, come i loro sodali di Castel del Bosco, o per i contadini del Valdarno. Anni recenti, che sembrano remoti, quando a Varramista si celebravano i Maestri dell'Argilla, e Carlo Benvenuti ci mostrava nella terra la sezione con la storia dei vasai di Gello, scarichi accumulati per far terre impregnati dei segni del giallo e del verde e della punta.
Giorni del 2006, con la meraviglia della lastra stampata dai vasai di Gello o di Palaia, con i colori dell'arme del vescovo Strozzi, il fuoco del rogo, San Lorenzo con la sua graticola, in verde inverosimile, nei pochi colori della tavolozza del vasaio di campagna.
Immagini plebee – avrebbe detto il remoto maestro Bianchi Bandinelli – per gli anni del Furini o del Domenichino, a piacere, o di Guido Reni, più o meno, per la devozione dei contadini di Gello, tracciate dai maestri di vasi avvezzi a stemmi, a uccellini, a foglie, e non alle figure dei santi e allae fiamme del rogo; ma forse non dispiacevano al vescovo aristocratico di San Miniato, chissà se anche allora la strategia della comunicazione.
Il 10 di agosto, un San Lorenzo che si associa nel guizzare di memorie stanche ma vigili di affetti a Carlo e a Ruggero e a Enrico e a Consuelo, sodali di una straordinaria gita sulle colline di Palaia che guardano l'Arno, nei giorni del ricordo.
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