La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico
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martedì 1 maggio 2012
Primo Maggio dei Lavoratori Archeologi
L'Archeologo Zio è un po' nostalgico del Calendimaggio, nei suoni perduti del Medioevo perduto e forse mai esistito di Rambaldo di Vaqueiras. Ma giacché forse egli lavora poco, sfarfalleggiando molto in compenso per alcuni, ma i sodali suoi parecchio, evviva il Primo Maggio del Lavoratore Archeologo, che anche oggi, nel fango e nella polvere, nel buio delle cantine nel sole dei campi, con mestole picconi escavatori ruspe e ruspettive trae dalla terra Segni della Storia.
E Silvio con Paolo alla Murella ad estrarre memorie di Etruschi di qua e di là dalle Radici, e di Golasecchiani che erano Liguri e lo sapevano poco, tra fili che guidano nella pasta di terra ciottoli segni dell'uomo; e le amiche e gli amici che amano il sole della Giuncaiola, per non scivolare quando piove e non ledere il Sacro Pozzo o Chissaccheccosaè reso dalla trama di pietre nel poligonale di ultima maniera che l'Archeologo Zio vide da giovane a Cosa e maturo a Lucca. E gli amici coevi che aprono i Segni del Valdarno di Sotto a chi volesse vederli, a Castelfranco, e gli amici che scrivono relazioni per certificare che esistono i Segni della Terra e le amiche che trasformano gli impasti di terra in Segni dell'Uomo.
Nelle musiche fantastiche di Rambaldo, buon Primo Maggio ai Lavoratori Archeologi!
E – siccome l'Archeologo Zio è figlio del liceo classico – rumores senum professorum (con i loro estenuati tormenti sul Sesso delle Fanciulle di Vagli: tema affascinante per la ricerca psicanalitica) omnes unius aestimemus assis.
Per il professore dei minibus esiste il traduttore di Google.
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