Per le molte sofferenze dei giorni di gennaio, fra Alceo e il Vino del Valdarno
Ού χρή κάκοισιν θύμον επιτρέπην
προκόψομεν γάρ ούδέν ασάμένοι,
ώ Βύκχι, φάρμακον δ ‘άριστον
οίνον ένεικαμένοις μεθύσθην.
προκόψομεν γάρ ούδέν ασάμένοι,
ώ Βύκχι, φάρμακον δ ‘άριστον
οίνον ένεικαμένοις μεθύσθην.
Forse non sono proprio allegri i vendemmianti della fontana a Villa Albani, visti da Zoega con corpi classicheggianti e un po' barocchi, ceste, calcatoria, lacus, torculare, ammostatatura, dolia. Tutto quel che serve all'archeologo per sognare volumi e carni, sui segni lasciati nella terra da legni e uomini.
I Quadrati Magici disegnati da Sara dalla terra della Scafa, trafitti dai corpi del secolo VII e dai recuperanti che a Rapida sbarravano l'Arno – sogna l'archeologo a cui Google concede a poco prezzo e minor fatica le pagine di Sanzanome e di Zoega – si caricano del segno di Zoega, divengono lacus e calcatorium, con le loro belle scalinatelle, chissà, dopo essere stati appoggio di botti e puntello per l'osservazione del volo degli uccelli.
Ma son quasi gli anni di Keats, quelli di Zoega, e dunque voli la fantasia, sui corpi dei vendemmiatori che, a guardarli bene, sono un po' tristi. Vino, sì, ma per un altro ...(diceva Asclepiade, ad altro proposito).
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.