Segni dell'Auser
I sogni di un archeologo (Giulio Ciampoltrini)
La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico
Informazioni personali
lunedì 14 luglio 2025
I fiori di Vroulia, per ritrovare i tramonti di Fonteblanda
martedì 24 giugno 2025
Cinquanta anni
Non era calda come queste del nuovo millennio, la mattina di cinquanta anni fa, a Pisa, Via Santa Maria (pare ...). Una cosa rapida, niente corone, gli anni di piombo non le prevedevano, anzi, neppure le immaginavano, discussione rapida, qualcosa si aveva pur da dire, ma con la media del trenta e lode e solo un infortunio a latino scritto (ventinove), non c'era da mettere in discussione l'esito. A dire il vero il correlatore non sembrava entusiasta, ma è naturale, per l'ultimo o penultimo allievo del suo maestro ufficiale il giovane leone doveva mostrare i denti all'antico leone. Paolo Enrico Arias e Salvatore Settis, al secolo.
Eppure, vista cinquanta anni dopo, la fuga tra immagini create tagliando cucendo interpolando inventando per figurare le storie di Medea a Corinto non era così spregevole, se qualcuno al Louvre la apprezzò, un po' di anni dopo, nel minimo contributo per il grande maestro, per la storia di una singolare Creusa che forse non era Creusa. Chissà chi era ...
E finito il rapido dialogo, via, formalità sbrigata. C'era la vita da navigare, anno 1975, e certo il maestro fu fondamentale, per i suoi insegnamenti profondi, per navigare nella Scuola Normale, sussidio potente.
Sì, indimenticabile, di certo non avrebbe apprezzato la fuorviante passione per la terra natia, ma era tollerante, dall'alto della sua storia.
E ora, una dietro l'altra, ritornano le immagini di Medea, sulla ceramica italiota, sul folgorante pezzo etrusco allora ignoto, apparso ad Orbetello, sulla cruenta Maenas dei sarcofagi. Storie remote, impolverate. Ma basta un soffio per farle rivivere.
giovedì 5 giugno 2025
Salutando le Apuane. E Adriano (Maggiani), che se ne è andato ...
Si vedono le Apuane, da San Miniato al Monte, dove hai voluto che la terra ti accogliesse, e si immaginano, quando il sole di Firenze abbaglia.
Non è il lato tuo, quello di Levigliani e della Versilia, ma va bene ugualmente, per essere sepolti sulla collina che vede tutta Firenze, e molto in là, verso i monti. Quelli che esplorasti tanti anni fa, seguendo il filo delle ceramiche dipinte, seguendo il filo delle fibule apuane, opera magistrale di ricomposizione di una cultura. E certo senza di te sarebbe stato più complicato orientarsi negli strati del Monte Pisone, che venisti a vedere, anno 1983, curioso allora di conoscere come negli ultimi giorni. Porsi problemi, cercarli, risolverli. E anche discuterne, fossero questioni di iscrizioni che solo tu sapevi decifrare, o di sistemi ponderali.
Sempre curioso, il vero motore della conoscenza. Anche del mitico monumento fallico della Valle di Ricavo, con le sue lettere incise. Un enigma che non avevi ancora risolto, ma prima o poi lo avresti fatto, di certo ... ma la solidità degli argomenti era essenziale, senza compromessi con l'approssimazione.
E per salutarti, che cosa meglio dell'olla ligure con decorazione a fasce, e una bella linea ondulata, incontrata da te nell'archivio della Soprintendenza, frequentato quando si poteva non meno della biblioteca. Visitata fino a quattro giorni prima che il libro dei tuoi giorni si chiudesse.
E ricordando i molti giorni, di quaranta e più anni fa, in cui ne parlavamo ...
sabato 17 maggio 2025
Viaggiare nella Toscana del IV secolo d.C., dopo tanti anni ...
Dalla Premessa degli autori ...
Le radici nel passato spesso si irrobustiscono con il correre del tempo, soprattutto se si sono formate in momenti positivi, creativi, e riescono a indurre nuove fioriture, talora inattese. Piena di creatività fu, per gli autori di queste pagine, la primavera del 1981, quando iniziò la comune avventura nella Soprintendenza Archeologica della Toscana, fondendo presto vicende professionali e personali.
Anche quando la storia nella Soprintendenza si è conclusa – con la fine della Soprintendenza stessa, fra 2016 e 2017 – si è continuato a percorrere vie della ricerca intraviste in quei tempi, tracciate dalla pratica della tutela, ma anche dal legame che non è improprio definire affettivo con il territorio di cui si curava il patrimonio archeologico. Fra queste, alcune percorrevano la Tarda Antichità, tema allora di grande interesse.
Il censimento del patrimonio archeologico subacqueo delle isole del Giglio e di Giannutri, e dell’Argentario, iniziato proprio nel 1981, con il recupero dei dati su relitti e complessi tardoantichi (in primo luogo quello delle Scole, presso Giglio Porto), e culminato con lo scavo del relitto dei primi del III secolo d.C. a Giglio Porto, l’esplorazione delle stratificazioni tardoantiche della villa del Saraceno, ancora a Giglio Porto, in attività di tutela che si trasformarono subito in occasione di conoscenza, aprivano prospettive che era inevitabile finissero per integrarsi con quelle delineate dai contesti del IV e V secolo d.C. emersi, pochi anni dopo, nelle attività di restauro alla Tagliata di Ansedonia. Nello spirito di quei tempi, che imponevano attente riflessioni, e con le difficoltà della ricerca, occorreva qualche anno per dar conto adeguato delle acquisizioni di quella stagione, avviando un percorso sul sistema portuale dell’agro Cosano e delle isole del Giglio e di Giannutri che è si è intrecciato poi con lo studio dei contesti medioimperiali e tardoantichi di Lucca e del territorio, ugualmente indotto dall’attività di tutela.
Dopo anni in cui altri erano stati i temi della ricerca condivisi (le pavimentazioni musive d’età romana, in primo luogo), un evento non singolare nella vita delle Soprintendenze del tempo che fu – una scoperta negli archivi – ha dato l’occasione per ritornare a riflettere insieme sulla Toscana nella Tarda Antichità, sulla quale i dati archeologici e le discussioni di metodo si sono accumulati in maniera impressionante, rispetto a quanto era disponibile nei primi anni Ottanta. Davanti alle fotografie ‘perdute’ e ritrovate degli scavi di Bice Vaccarino Foresto a Giannutri, escluse dalla pubblicazione del 1935, emerse dal riordinamento degli archivi, viste con l’esperienza di chi aveva avuto a Gortina le lezioni di Antonino Di Vita sui terremoti, e in particolare sul terremoto del 365 d.C., i lavori alle terme dette ‘di Arzygius’ a Roselle, datati agli anni immediatamente successivi, apparvero sotto nuova luce.
Una luce che si poteva seguire in un rapido itinerario nella Toscana del IV secolo d.C., integrando nel dato epigrafico quello archeologico.
Con l’entusiasmo e lo spirito dei primi anni Ottanta si è voluto percorrerlo.
Paola e Giulio
martedì 8 aprile 2025
Del corretto uso della situla, o secchiello che dir si voglia. Tyro al pozzo, e poi al bagno, ritrovando antiche pagine, un po' in ombra
Quanti anni, e si ritrovano le pagine per le antiche ricerche sulla necropoli ellenistica di Talamone, gli scavi Vivarelli, i traffici e la munificenza dello Strozzi, e il momento in cui Anna (Wentkowska) portò la scheda della situla e una sgranata fotografia, appena giunta dalla Polonia, era sempre stata lì, nel Museo di Cracovia, collezione Czartorysky, dove sempre era stata. Un po' malconcia, chissà perché le storie che racconta, così fascinose per dotti e dotte, non l'hanno resa celebre anche in fotografia ...
La storia di Tyro al pozzo, situla narrante, anche se la Pairault Massa non è d'accordo, e s'avventura in altri sogni. Ma si sa, il dotto deve essere capace anche di questi ...
E per sapere l'uso successivo della situla, occorre andare a Vulci, passando per Berlino, specchio radioso di bellezza etrusca. Sarà una tirrena Tyro che dopo aver attinto l'acqua, e il fortunato incontro, si dà ai lavacri del rito e a ciò che ne consegue, chissà...
giovedì 6 marzo 2025
Seguendo marmi dipinti ... da Lucca a Naxos.
martedì 11 febbraio 2025
Terme neoclassiche, per consoli e principi
Sono tornate di gran moda le terme in Toscana, e l'archeologo antiquario, o forse antiquofilo, ritrova memorie un po' neglette, superando i confini del Granducato e dello Stato di Siena, arrivando nelle terre dei Papi, seguendo i disegni dell'architetto francese, Ensemble de dessins de Toscane, 1823-1825, Abel Blouet. Generosità dell'INHA, anche se a risoluzione non eccelsa.
Arriva a Musignano, terre del Principe di Canino, il fratello diverso dell'imperatore. i suoi primi scavi, quando le vide, di prima o seconda mano, il Blouet, erano passati quindici anni e ancora la selva non aveva ritrovato i suoi diritti. Sfavillano nel rosso di un disegno sottile, un po' svanito, ma è sempre un bel risultato, per sceneggiare la dedica ad Apollo del console di Barcellona, CIL XI, 2925, tante volte vagheggiata quando si parlava di imperatori e senatori sulle coste dell'Etruria. Lucius Minicius Natalis, specializzato in dediche a divinità iatriche, qui ad Apollo, onusto di incarichi e figlio di gran comandante.
Natatio, si direbbe, vasche di acque tiepide e bollenti, percorsi un po' comuni e un po' distinti per uomini e donne, cisterne, castella aquarum e sostruzioni, portici colonnati intravvisti appena. Tutto in un foglietto, misto ad altri cento. Manca il sacello circolare, o forse c'è, direbbe l'archeologo di Toscana che tanto ha dato per le acque salutari, quando ancora non erano di moda.
Uno schizzo per ritrovare sapori neoclassici al profumo di passione antiquaria, le grandi terme dell'Etruria meridionale, la compostezza del console, che ad Apollo si presenta con un cursus folgorante di sintesi.
Gli uomini degli imperatori antonini, sobri e fieri, per le acque un po' perdute di terre di confine.