... tu in ipsam rem croces aureas desuper altario ipsius ecclesiae in pretio dedisti ad ipsi homenis...
Non aveva preso le croci dall'altare Guanduald, attivissimo longobardo di Garfagnana, disputa dell'anno 764, quando regnava Desiderio con il figlio Adelchi; o, per lo meno, non c'erano testimoni, e Lucipert ne uscì come calunniatore.
Le croci d'oro sull'altare della chiesa, immaginate come le crocette delle tombe dei Longobardi, una, tre, cinque.
O piuttosto i dischi crucigeri su alto stelo e peducci, come i candelabri, del mitico rilievo del magister Ursus, un enigma per ogni immagine, certo, ma anche proiezione dell'altare e delle croci sfavillanti d'oro che vi venivano collocati. Sì, ha poco senso mettere le sottili croci sul piano dell'altare, chi le vede?, molto innalzarle con le geometrie incise o sbalzate. Degne anche del valore di venti solidi che sembra di intuire dal prezzo del fondo acquistato da Gunduald, di certo per arrivare a venti solidi occorrevano un bel po' di crocette, un tanto al peso. Un po' troppe ...
E all'amico di Garfagnana che con tanta passione e scienza ricerca i segni dei Longobardi della sua terra, un'immagine che può proiettare fra Pieve Fosciana e Campori.
Ah, e che sia una proiezione dell'altare proclamano anche i due personaggi, difficile non riconoscervi un 'sacrificio di Isacco', con quell'aggeggio brandito dal possibile Abramo che pare proprio un coltello ...