Dalla Premessa degli autori ...Le radici nel passato spesso si irrobustiscono con il correre del tempo, soprattutto se si sono formate in momenti positivi, creativi, e riescono a indurre nuove fioriture, talora inattese. Piena di creatività fu, per gli autori di queste pagine, la primavera del 1981, quando iniziò la comune avventura nella Soprintendenza Archeologica della Toscana, fondendo presto vicende professionali e personali.
Anche quando la storia nella Soprintendenza si è conclusa – con la fine della Soprintendenza stessa, fra 2016 e 2017 – si è continuato a percorrere vie della ricerca intraviste in quei tempi, tracciate dalla pratica della tutela, ma anche dal legame che non è improprio definire affettivo con il territorio di cui si curava il patrimonio archeologico. Fra queste, alcune percorrevano la Tarda Antichità, tema allora di grande interesse.
Il censimento del patrimonio archeologico subacqueo delle isole del Giglio e di Giannutri, e dell’Argentario, iniziato proprio nel 1981, con il recupero dei dati su relitti e complessi tardoantichi (in primo luogo quello delle Scole, presso Giglio Porto), e culminato con lo scavo del relitto dei primi del III secolo d.C. a Giglio Porto, l’esplorazione delle stratificazioni tardoantiche della villa del Saraceno, ancora a Giglio Porto, in attività di tutela che si trasformarono subito in occasione di conoscenza, aprivano prospettive che era inevitabile finissero per integrarsi con quelle delineate dai contesti del IV e V secolo d.C. emersi, pochi anni dopo, nelle attività di restauro alla Tagliata di Ansedonia. Nello spirito di quei tempi, che imponevano attente riflessioni, e con le difficoltà della ricerca, occorreva qualche anno per dar conto adeguato delle acquisizioni di quella stagione, avviando un percorso sul sistema portuale dell’agro Cosano e delle isole del Giglio e di Giannutri che è si è intrecciato poi con lo studio dei contesti medioimperiali e tardoantichi di Lucca e del territorio, ugualmente indotto dall’attività di tutela.
Dopo anni in cui altri erano stati i temi della ricerca condivisi (le pavimentazioni musive d’età romana, in primo luogo), un evento non singolare nella vita delle Soprintendenze del tempo che fu – una scoperta negli archivi – ha dato l’occasione per ritornare a riflettere insieme sulla Toscana nella Tarda Antichità, sulla quale i dati archeologici e le discussioni di metodo si sono accumulati in maniera impressionante, rispetto a quanto era disponibile nei primi anni Ottanta. Davanti alle fotografie ‘perdute’ e ritrovate degli scavi di Bice Vaccarino Foresto a Giannutri, escluse dalla pubblicazione del 1935, emerse dal riordinamento degli archivi, viste con l’esperienza di chi aveva avuto a Gortina le lezioni di Antonino Di Vita sui terremoti, e in particolare sul terremoto del 365 d.C., i lavori alle terme dette ‘di Arzygius’ a Roselle, datati agli anni immediatamente successivi, apparvero sotto nuova luce.
Una luce che si poteva seguire in un rapido itinerario nella Toscana del IV secolo d.C., integrando nel dato epigrafico quello archeologico.
Con l’entusiasmo e lo spirito dei primi anni Ottanta si è voluto percorrerlo.
Paola e Giulio