Lungo è il crepuscolo nella Valdera, infinito il rosseggiare oltre l'ultima quinta di colline, e poi il Tirreno.
Sei anni quasi esatti dacché l'archeologia di quelle terre va per altre rotte; eppure quando si guarda da oriente o da occidente la valle, un raggio illumina qualche memoria, di Etruschi, di Romani, del Medioevo infinito e multiforme ...
E oggi che dall'amico ancora appassionato e vivace, per tutto e nonostante tutto, Lorenzo Bacci, si apprende che il compagno di viaggi e d'avventure degli anni del ritorno in Valdera, i primi del nuovo millennio, dopo le antiche storie di cippi e del Mariti, Giuseppe Mostardi, non c'è più, il raggio del sol morente si fa più vivo, fende la prima notte. Splendono marmi etruschi veri o presunti, grotte che forse furono tombe e tombe che ora son grotte, e quante storie di ordinaria burocrazia vissute con Giuseppe, maestro di quest'arte oltre che dalla storia della sua terra. Tectiana e dintorni, condivisioni e dispute.
Infine Soiana, miseri lacerti di tante vite, terremoti, devozioni, piante recuperate per ricomporre miseri lacerti. La Chiesa Vecchia, con Giuseppe che sapeva entusiasmarsi per questa come per la Tunisia ...