Rollandum dicas Oliveriumque renatos
si comitum spectes hunc hasta hunc ense furentes
Ugo di Vermandois e Roberto conte delle Fiandre a Dorileo, contro i Turchi, anno 1097, sonoro latino di Raoul di Caen, Radulphus Cadomensis, nell'aulica edizione muratoriana delle Gesta Tancredis, verrebbe da sognare immaginare ipotizzare asseverare nell'enigma di Careggine, rilievo generato dalla terra fra poco sono anni novanta, i due enigmatici uomini di guerra congiunti come nel compagnonnage dei loro modelli eroici, Orlando ed Oliviero, con il primo a gridare
Fier de la lance et jo de Durandal.
Castelli che si animano dei domini di Careggine o del Poggio di San Terenzio, delle consorterie di Dalli o dell'arcaico spirito dei nobiles di Cogorozzo o delle altre infinite congreghe annidate sui cocuzzoli della Garfagnana, il palatium dei signori di Bacciano con ponte che suona per qualche attimo dei versi cavallereschi, nella via che va al mare e ai metalli di Versilia dalle piane di Lombardia.
Forse, chissà, probabile, possibile, nella destra del guerriero di destra con l'elsa superstite di Durandal, Oliviero pronto a proteggerne di lancia, l'espiez, il fianco sinistro, compagnons che gridano insieme balzando nell'ultima mischia. A piedi, non si deve chieder troppo al rustico scultore di montagna, che traduce nel rilievo a due piani della pietra di Garfagnana i profili del romanico di Lucca e non aveva visto i duelli di Angoulême.
Gli amici di Garfagnana chiamano, ventun anni dopo la prima volta, onusti d'anni e d'affanni ma anche di curiosità di sapere e far sapere.
L'olifante di Orlando suona, su per i monti ...