E nel paese nasce da diversamente poveri il futuro cantore per immagini delle aristocrazie toscane, granducali prima, del Regno d'Italia poi, Antonio Puccinelli, detto da giovane il Castelfranco, chissà se è vero.
Duecento anni, per seguire la sua storia castelfranchese, immaginare nel suo pennello le famiglie che ne intuirono il genio, ritrovare il conte Lazzaro Brunetti, che forse prima di morire a Castelfranco nella villa già monastero acquistata dal Martellini, anno 1839, da lui si fece ritrarre. O così fa immaginare il Panichi, primo esegeta del pittore presto dimenticato, e ritrovato solo nella piena consapevolezza della sua arte. Una storia parallela all'altro Castelfranco, Antonio Novelli, scultore di gran fama nei primi del Seicento, poi obliato o quasi, ritrovato negli ultimi trent'anni.
Storie castelfranchesi, da raccontare non con l'archeologia, ma con documenti e con passione, per concludere il percorso iniziato nella terra quasi cinquant'anni fa. Castelfranco di Sotto nel Medioevo, Castelfranco di Sotto fra Cinquecento e Settecento. E ora l'Ottocento, da vivere non nei pochi cocci, ma nelle carte e nelle fotografie della fine del secolo, ritratti senza amore di contadini a cui certo il Castelfranco Puccinelli non pensava (o non voleva pensare?). Ma questi occorrono per completare l'eleganza raffinata della sua società cittadina. E sia lode a Ruggero e un po' anche a Filippo che hanno salvato carte preziose e immagini di persone e di terre.
Sogni e Progetti, con Ruggero, senza stancarsi o immaginando di non essere stanchi.
E ricordando Gabriele.
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