Sol chi non lascia eredità d'affetti
poca gioia ha dell'urna; e se pur mira
dopo l'esequie, errar vede il suo spirto
fra 'l compianto de' templi acherontei,
o ricovrarsi sotto le grandi ale
del perdono d'lddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi,
né passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura.
poca gioia ha dell'urna; e se pur mira
dopo l'esequie, errar vede il suo spirto
fra 'l compianto de' templi acherontei,
o ricovrarsi sotto le grandi ale
del perdono d'lddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi,
né passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura.
Sera d'inverno con luci di primavera, a Lucca, un anno e poco più dacché Mario ha lasciato amori affetti studi. E tutti avrebbero voluto essere altrove, e non a rammentarlo.
I suoni neoclassici sono vacua retorica, per chi piange l'amico perduto, ma certo l'eredità d'affetti è immensa, se solo si oltrepassa la ribollita di zuppe antiche, e s'ha cuore d'attendere i frutti che dalle montagne che guardano gli altri monti e l'Appennino, o il mare, che Mario percorse ed esplorò nei segni del passato, come tutti gli amici convenuti, apprestano con emozione Graziella e Ilaria, e Silvio e Paolo in silenzio, e le altre amiche da Camaiore.
E dopo che il maestro e professore rammenta quindici anni di grotte e ripiani, il Sole di Garfagnana ricomposto di raggi quadripartiti, due in metope e due in campi liberi, il grande puzzle di Paolo&Silvio completato per il far della notte del 16 di febbraio, Lucca, e che l'Archeologo Funzionario colloca in tipi astratti, chissà se cogliendo il vero o no, ma poco importa, perché è il Sole di anni tremilacinquecento da oggi, forse più, che illumina per un attimo il tumulo di Mario, e il nostro ricordo.
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