S'affolla o quasi, di nuovo, tredici anni dopo, l'antica chiesa con le reliquie degli Etruschi del Bientina, Storie di Comunità Rurali fra X e V secolo a.C., storie costruite da due generazioni di archeologi ed oggi raccontate dalla terza, pronta a scrivere nuovi capitoli. Ordini antiorari della storia, il Bronzo e il Ferro, l'Arcaico, il Classico, la fine di una civiltà (forse) in una terra (come si direbbe) in perenne equilibrio con l'acqua. E il tardobarocco di campagna di San Girolamo a illuminare le vetrine di amici a cavallo fra la prima e la seconda generazione.
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Presentazione
Il 27 novembre
del 1999 la comunità di Bientina coronò il sogno – rimasto tale per più di
quaranta anni – di Vittorio Bernardi: raccogliere in un museo i ‘segni’ della
storia etrusca del territorio del Comune.
La passione del
Bernardi – al quale giustamente è stato dedicato il Museo – aveva sollecitato a
scavi di necropoli e insediamenti quando (gli anni Cinquanta del Novecento)
questi temi della ricerca erano inusuali in un lembo di Toscana che, per una
lettura parziale delle fonti antiche, si voleva assegnare all’ambito culturale
ligure, benché il primo e più autorevole fra gli archeologi che avevano
presentato ritrovamenti del territorio (il Ghirardini) già sul finire
dell’Ottocento avesse riconosciuto i chiari segni della cultura etrusca nella
tomba emersa nel settore settentrionale della bonifica del lago di Bientina (o
di Sesto, come lo denominava la Repubblica di Lucca, conservando l’antica
terminologia me- dievale), al Rio Ralletta.
Sono state le
rinnovate indagini degli anni Ottanta e Novanta del XX secolo a chiarire
risolutivamente dubbi che non avrebbero mai dovuto affiorare, e a fornire
materiale per entrare sin nella vita quotidiana degli Etruschi fioriti per
qualche secolo nel territorio che oggi è di Bientina. Infine, l’attenzione per
la tutela e l’impegno degli eredi della passione di Vittorio Bernardi hanno
portato a scoprire, nell’area di Fossa Cinque, i precedenti del sistema di
insediamenti etruschi già dell’VIII, e poi del VI e V secolo a.C.: il villaggio
dell’età del Bronzo Finale che occupò, intorno al 1000 a.C., il cuore della
piana oggi bonificata, è un’impressionante testimonianza di quanto rimane
ancora sepolto, giacché solo con l’apertura di profondi fossati è stato
possibile individuarlo ed esplorarne alcuni lembi.
Le razionali
vetrine ‘a isola’ del museo ospitato nel San Girolamo, progettate da Mario
Pagni, propongono dunque al visitatore un arcipelago che è anche un percorso
nella storia del territorio di Bientina, dal 1000 a.C. sino al V secolo a.C.,
quando una secolare storia si esaurisce in circostanze climatiche avverse, che
porteranno a nuovi sistemi di insediamenti.
Non c’è dubbio che per la fruizione di contesti archeologici di non immediata
lettura come quelli di Bientina la presenza di una guida ‘in persona’ –
interattiva al massimo – sia sempre preferibile, ma la chia- rezza e la misura
profuse nell’opera fanno sì che si riesca a sentire presente l’autrice, con
l’impegno e la competenza della nuova generazione di archeologi a cui
appartiene.
Giulio
Ciampoltrini
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