La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

domenica 23 maggio 2010

Gli effimeri gigli dell'Auser, a maggio




Guardano i monti della Fanciulla di Vagli, con il suo magico cerchio, persi nel vapore della primavera matura, e l'aguzza punta del castellum degli Etruschi, scena dell'ultima battaglia di qualche giorno della fine del III secolo a.C., i gigli effimeri che le piogge di maggio e le umide pendici delle Cerbaie ci regalano, dopo che le folaghe son partite e gli aironi fuggono le strade transitate.
L'Auser celebra il suo umido trionfo, prima di morire sotto un granturco spurio, con fiori effimeri, all'alba appaiono, si dischiudono, presto spampanati perché calabroni e vespe son rapidi a compiere il loro lavoro.
L'archeologo che vaga sempre più inutilmente nella Terra dell'Auser, cercando qualche isola da cui ripartire, si ferma però, al ritorno, a immaginare un lembo di paesaggio come poteva essere quando la Fanciulla di Vagli veniva condotta al rogo e i suoi resti al Sacro Cerchio, e dal Castellare qualche Etrusco vigilava sull'incrocio dei Quattro Fiumi, protetto dall'aggere visto da Marcello, cercato nel turbine di vento dell'inverno del 2003.
Paesaggi perduti come gli amici, nel sogno di ritrovare il passato, nell'illusione di averne colto un lembo dietro fiori fugaci come gli aironi, come i giorni di chi cercando il passato riesce soprattutto a trovare la sottigliezza del presente. I fiori di Mimnermo, dicono i distici che riemergono dai giorni del liceo.

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