La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

domenica 25 aprile 2010

Concludendo, con l'introduzione, il viaggio nel Medioevo di Castelfranco di Sotto (e nelle remote primavere ...)



Come è nella logica dello scavo, l’itinerario ‘archeologico’ nella storia di Castelfranco, iniziato nel 2007 con gli aspetti della società e della vita quotidiana del Seicento e del Settecento testimoniati da una trentennale attività di recuperi e dalla campagna di scavo condotta nell’antica chiesa di Santa Chiara, e proponendone la lettura sullo sfondo dei monumenti che ancora segnano il centro storico (Castelfranco 2007), raggiunge i ‘livelli’ medievali.
Castelfranco medievale è facilmente percepibile, passeggiando nel reticolato perfetto (appena alterato ai margini) delle strade che trovano nella piazza – già del Comune, ora dedicata a Remo Bertoncini – il naturale punto di equilibrio: qui la torre di Porta a Vigesimo, nel suo tessuto laterizio appena inciso dalle memorie della guerra e da rattoppi incredibili, da una parte, le due porte – di Caprugnana e di Catiana – e le fantasie del laterizio decorato del Duecento e del Trecento della chiesa dei Santi Pietro e Paolo rammentano la fondazione e la storia medievale dell’antico castello, divenuto ‘terra aperta’ fra Cinquecento e Seicento.
Quasi quaranta anni di attività archeologica – iniziata negli anni Settanta con i recuperi delle ceramiche dal Palazzo Comunale e dal monastero dei Santi Iacopo e Filippo, e culminata nello scavo della Piazza del Comune nell’autunno del 1995 – hanno però arricchito lo spessore del sepolto tessuto medievale di Castelfranco, facendo emergere compiutamente il ‘castello perfetto’ che fu voluto dai fondatori, in qualche giorno fra 1252 e 1253, trasferendo nella scala ‘minore’ della nuova fondazione nella pianura fra Arno e Usciana, quasi sul grande fiume, le acquisizioni dell’urbanistica del Basso Medioevo – dal rigore dell’impianto urbano, di evidente recupero ‘romano’, al decoro delle pavimentazioni stradali, alla simmetrica corona delle mura, garanzia di sicurezza ma anche indice del ‘tono’ del castello.
Negli stessi anni, una paziente e talora fortunata ‘presenza sul territorio’ disegnava anche la vicenda dei villaggi dei fondatori, dall’Alto Medioevo sino all’abbandono: il recupero delle tracce di Vigesimo, nel 1980, in Via dei Tavi, ha trovato nell’individuazione di insediamenti tardoantichi e altomedievali fra le Cerbaie e lungo l’Usciana un prezioso filo di continuità.
Questa è la storia che l’archeologia, coniugandosi con l’evidenza monumentale e con le fonti documentarie (archivistiche e storiografiche), vuol raccontare, per fare realmente del luogo delle memorie ‘materiali’ della storia castelfranchese – la Mostra Archeologica al piano superiore della chiesa di Santa Chiara – il perfetto corrispondente delle memorie archivistiche conservate al piano terreno.
Il viaggio nella storia medievale castelfranchese si conclude entrando negli interni domestici e conventuali del Trecento e del Quattrocento, con le ceramiche ‘colorate’ che danno vita alle mense, e trasferiscono nella quotidianità segni e motivi culturali che vengono abitualmente apprezzati nelle produzioni artistiche. Nell’ombra nelle chiese, o mimetizzate sotto i rifacimenti d’età moderna o contemporanea, Castelfranco conserva non poche di queste testimonianze. Ci si augura che questo contributo possa concorrere a farle conoscere e apprezzare (anche e soprattutto ai Castelfranchesi).

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