La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

lunedì 25 aprile 2022

L'esarca e il dux. Da Ravenna a Grosseto, la Terra di Mezzo.



Hanno infine il loro monumento le storie dei Longobardi in Toscana, e dei Romani di quei due secoli, il VI e il VII, e anche un po' di Goti ... Splendido di immagini, denso di riflessioni, e capace di far riflettere. Ringraziando Chiara e tutti gli amici di una bella impresa.

Ma per riflettere, che cosa più del sarcofago dell'esarca, in Ravenna, San Vitale, le storie di Isaacio l'Armeno narrate obliquamente nell'epos vago di caratteri raffinati. Perché da Isaacio si arriva a Taso, Taso 2 della Prosopography, dux provinciae Tuscanae, due volte lo assevera Fredegario, il contemporaneo, anni 630 più o meno. E forse, e anche senza forse, aveva colto con la somma sua erudizione Schneider, essere questo titolo visto con occhi di Roma, perché di certo dux era Taso, di certo si muoveva in Toscana, ma solo un Romano poteva pensare ad una provincia Tuscana.

Davvero la Terra di Mezzo, la Toscana del 630, sospesa fra Pavia e Ravenna, gli intrallazzi fallaci e falliti di Tasone il dux, l'accortezza dell'esarca, con pochi guerrieri e nemmeno troppi solidi, a salvare l'Italia imperiale mentre l'imperatore aveva infiniti altri problemi. Degno di Maurizio Tattico, tutto doveva usare Isaacio, i pochi soldati e le ambizioni del dux che ancora pensava di farsi re. E chissà che cosa accadde davvero sul fiume Scoltenna ... Paolo Diacono sempre da prendere con le pinze, e di certo sullo Scoltenna i Longobardi si fermarono per un secolo.

Personaggi da romanzo, affidati alle poche righe di una summa prosopografica, e alla luce squillante del marmo di San Vitale.


sabato 19 marzo 2022

Ritrovare l'Ottocento a Castelfranco (di Sotto). Due secoli con Antonio Puccinelli




Duecento anni, una società di venti possidenti, il marchese di remote origini (anche) castelfranchesi che sta sul Lungarno a Firenze, Leonardo Martellini, e un po' anche dove fu il monastero dei Santi Iacopo e Filippo, e migliaia di diversamente poveri affollati nel paese, o contadini nelle campagne. Castelfranco di Sotto, anno 1822, 19 marzo.

E nel paese nasce da diversamente poveri il futuro cantore per immagini delle aristocrazie toscane, granducali prima, del Regno d'Italia poi, Antonio Puccinelli, detto da giovane il Castelfranco, chissà se è vero.

Duecento anni, per seguire la sua storia castelfranchese, immaginare nel suo pennello le famiglie che ne intuirono il genio, ritrovare il conte Lazzaro Brunetti, che forse prima di morire a Castelfranco nella villa già monastero acquistata dal Martellini, anno 1839, da lui si fece ritrarre. O così fa immaginare il Panichi, primo esegeta del pittore presto dimenticato, e ritrovato solo nella piena consapevolezza della sua arte. Una storia parallela all'altro Castelfranco, Antonio Novelli, scultore di gran fama nei primi del Seicento, poi obliato o quasi, ritrovato negli ultimi trent'anni.

Storie castelfranchesi, da raccontare non con l'archeologia, ma con documenti e con passione, per concludere il percorso iniziato nella terra quasi cinquant'anni fa. Castelfranco di Sotto nel Medioevo, Castelfranco di Sotto fra Cinquecento e Settecento. E ora l'Ottocento, da vivere non nei pochi cocci, ma nelle carte e nelle fotografie della fine del secolo, ritratti senza amore di contadini a cui certo il Castelfranco Puccinelli non pensava (o non voleva pensare?). Ma questi occorrono per completare l'eleganza raffinata della sua società cittadina. E sia lode a Ruggero e un po' anche a Filippo che hanno salvato carte preziose e immagini di persone e di terre.

Sogni e Progetti, con Ruggero, senza stancarsi o immaginando di non essere stanchi.

E ricordando Gabriele.
 

domenica 20 febbraio 2022

Ritorno a Ebuda ... con l'Ippogrifo della Fondazione Kress




Le tempeste dell'isola perduta nei mari d'Irlanda hanno ben altra forza, se si vola con l'Ippogrifo di Ruggiero e la lente della Fondazione Kress, Girolamo di Carpi e la sua scuola, le emozioni dell'Orlando Furioso fresco o quasi di stampa da vedere meglio che con un viaggio al El Paso.

E rivisto, l'illusione di volare sulla Garfagnana nebbiosa degli anni delle rocche e delle fortezze si fa più viva, magie ariostesche ... il torrione con i merloni, coperti, segno del porto dei pirati di Ebuda, s'invera in Rocche Tonde e Rocche Ariostesche, e s'avvertono i progetti del Pasi, fra Montalfonso e le Verrucole, nella bastionata porta che fa entrare in un perduto fortilizio.

Senza sogni i paesaggi non rinascono.
 

mercoledì 2 febbraio 2022

Il mercante di acquasantiere





Non molto generosi di pixel, gli Uffizi, chissà perché ... ben altra cosa il Met, e altri molti, anche l'Ermitage. Sufficienti tuttavia per navigare con galeoni e altre navi sui mari del Seicento, un po' mercanti un po' pirati, con il pregiatissimo pittore di Fiandre, Paul Bril ...

E poi si ritrova un felice particolare, si scende a trattar di merci, Levantini, facchini, giocatori di carte, scene di un porto che sarà certo del Mediterraneo, ma chissà dove ... ed ecco una natura morta di soli vasi in bella mostra, bisognerebbe vedere l'originale per capire cosa, metalli o maioliche, e se maioliche colorate o no, ma certo il versatoio ha il sapore di Liguria, o di bianco internazionale, pensa l'archeologo ritirato rammentando i servizi di Palazzo Poggi ... ma sono le acquasantiere il vero enigma.

Natura morta rarefatta, scene di genere, commerci su un porto di fortuna, cabotaggi e viaggi d'altura, ma fuori dal porto protetto, un po' Civitavecchia e un po' di sogno. Acquasantiere, segno di appartenenza, esercizio di bravura, novità del commercio. O gioco di un raffinato proponitore di enigmi.

mercoledì 12 gennaio 2022

Il sarcofago, il pievano, la contessa. Un romanzo da Roma a Berlino, con soste a Vicopisano e Firenze





 Già si è sognato del sarcofago di Vicopisano, la storia di un filosofo e proprietario di vigne e oliveti, e del viaggio da Vicopisano alle dolci colline di Firenze e infine alla Germania, lontano dalle itale terre ma onorato di raffinati studi. Chissà se è stato un male, chissà ove sarebbe, nelle terre che l'Arno lambisce ...

Ma si ritorna, per capire, capire, capire ... e rimuginare che Vicopisano era terra ove si raccoglievano, nel Quattrocento, assai anticaglie, che descrive, se iscritte, il mitico Ciriaco ... ah, quel sarcofago strigilato con iscrizione in greco fa capire che c'è poco da vagheggiare. L'Arno faceva arrivare memorie di Roma, di certo, giacché la storia di Achilleus Epaphra e di Geminia Myrtale sa più di Urbe che di Valdarno.

E dunque c'è da arrendersi, a Roma è iniziato il viaggio del cavaliere o senatore dell'anno 270 o poco dopo, fra vigne e oliveti, e poi la sosta a Vicopisano, e poi di nuovo in movimento ...

«Procurai di ottenerlo», scrive il Targioni Tozzetti, pudibondo del mercimonio e dell'omaggio al marchese Rinuccini. Ma la cosa non era sfuggita ai Vicaresi, se quasi un secolo dopo se ne fece parte del contenzioso con gli eredi del pievano Banti ... Ah, Google Libri e i suoi benefattori, che ti fanno scoprire la 'distrazione' del sarcofago, e il conteggio del suo valore. Un bel contenzioso, si parte dagli olivi di Vico e si arriva al sarcofago ...

Il sarcofago, il pievano, il naturalista e antiquario, il marchese, il Settecento; e poi il foro toscano della Restaurazione ... Primo capitolo.

E intanto ancora viaggiava, il sarcofago. Sempre beni Rinuccini, ma in villa, addobbo con il più celebre cugino apparso a Empoli, il vero 'sarcofago Rinuccini', il celebre. E invece assai in ombra il cugino vicarese ...

E cambia proprietà, i Peratoner, i Pelken, con o senza il von ... anche il fratello maggiore si dilegua, una storia complicata, in America e poi a Berlino. E tutto si ricongiunge, a Berlino, perché il barone von Pelken aveva pensato bene di liquidare anche il secondo, ultimo pezzo.

Forse non era allegro, nella villa sulle colline di Firenze, Friedrich Wilhelm Viktor von Pelken, se la sua storia è quella raccontata dal bisnipote, con la moglie, la contessa Olga Komarovskij, che su quelle amene pendici di Fiesole diede alla figlia un fratello dal capo giardiniere (sic), variante toscaneggiante di Lady Chatterley. Gli anni son quelli, 1910, il viaggio dei funzionari per approvare nonsicapiscequanto l'esportazione. Ma poi il bollo non c'è. Chissà che cosa sarà successo. Secondo capitolo.

E ringraziando Google Libri, tre storie ha da raccontare il fregio istoriato, quella di chi lo volle, del pievano e del Targioni Tozzetti, del barone von Pelken e della contessa Komarovskij. E anche del capo giardiniere ...

domenica 9 gennaio 2022

La scacchiera e il triangolo Lucca-Qatar-Norvegia





Sere di pioggia, pensieri di gennaio, quasi nevica ... e all'improvviso navigando altrove, appare nel museo del Qatar la sorella, o la cugina,  della pedina del Cavallo di Lucca, sono più di vent'anni, Cortile Carrara, '99, ed è ancora lì, dopo che fu celebrata adeguatamente, da care amiche, quando i musei vivevano. O almeno così pareva.

E si ritorna a percorrere scacchiere, dal deserto dove è giunto dalla Sicilia, dicono, alla bella conferenza di Lucca, e poi si aprono le vele al vento, per ritrovare Venafro, e qua e là, e poi, volando senz'ali e con le regole del Cavallo, un po' avanti e un po' di lato,  nella magica scacchiera della rete, si arriva in Norvegia ... siculo-normanno è detto nel Qatar, arabeggiante dai figli dei Normanni. Straniero è più bello, chissà ...

Si viaggiava, nel Medioevo, e si giocava, e si commerciava. 
 

sabato 1 gennaio 2022

Ritornando alla Terra dei Quattro Fiumi, con il Maestro di Anghiari ...








Un bel libro di un antico amico, Valerio Vallini, Santa Croce e Staffoli, e subito si ritrovano storie della Terra dei Quattro Fiumi ... mai dimenticate, invero ...
Terra di villaggi che divennero castelli, castelli e terre da rivedere con il magico drone del Maestro di Anghiari, con l'elegante parata di insegne araldiche che trasformano il sangue della guerra in colori di bandiere, da esibire in battaglia e nel trionfo sulla città sconfitta e vilipesa.
Ma non questo segue l'antico archeologo, pur curioso di stemmi e cannoni dell'anno 1460, o giù di lì ... ancora non sono giunte le torri della Transizione, tutto sa molto di balestre ancora.

No, sono i fiumi di Toscana, e i castelli che li affollano, e si allungano sulle colline e sui monti a guidare il volo.

Conosceva Pietro del Massaio, di certo, il pittore di cassoni, e in due riquadri fa vedere tutta o quasi la terra della Repubblica di Firenze, all'ombra della famiglia signorile. Attenta al mare, torri alla foce dell'Arno, San Piero a Grado, il Porto Pisano, attenta alle mura delle città, Firenze e Pisa, colorate dei colori dell'Autunno del Medioevo.

Un po' vaga sulle castella del Valdarno e di Valdera, ma non importa ... un castello vale l'altro, si perde un po' nelle nebbie, il cavallo alato del Maestro di Anghiari è troppo impegnato a seguire fanti e cavalieri, tende e condottieri. 

 

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