La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico
Informazioni personali
martedì 8 febbraio 2011
Il sottile filo di ghiaia, la ghiaia e i cocci dei paleoalvei (da valorizzare)
Paleoalvei dappertutto, paleoalvei per tutti! E dunque due passi sul fosso quasi asciutto, e l'Arpino ci regala il sottile filo di ghiaia della via che portava legioni da Lucca a Firenze, dopo una sosta all'Autogrill dell'Ospedale, mentre l'ombra di un tramonto che ha gli umidi colori della primavera taglia gli strati come li tagliarono gli antichi. O forse è solo l'illusione dell'archeologo visionario, che con due passi sfugge al frastuono della rinnovata via Luca Florentiam.
Ma più in là dubbio non v'ha. Risucchiati dalla inconsapevole forza dell'escavatore del Consorzio di Bonifica, strappati alle viscere della terra non si sa dove, o forse dove scorrono le ultime acque dell'inverno, fan mostra di sé, in bell'incrocio con il blando colore bluastro di limi, ghiaiette e coccetti, figli dell'uomo e figlie del fiumi, eros delicato che genera paleoalvei, datati dal rosso corallino dei vasi d'Arezzo e di Pisa. Anche qui vide un rosso nastro Marcello, che come l'archeologo tabellato vedeva paleoalvei dappertutto. «La via e il fiume, anche qui» suggerisce però la sapienza temprata dal polipesco abbraccio della Storia.
domenica 6 febbraio 2011
Il Taglio dell'Antitesi (Paolo e Silvio fra tabella ed Etruschi della Murella)
Taglia per quadrati, all'antica, con il rigore degli angoli diedri che scandiscono le Storie della Terra, nel coacervo di ciottoli carboni cocci (caro navigatore di Fastweb, chiamiamoli cocci) che sostanzia il perduto villaggio del V secolo a.C., dove uno spuntino preparava ai 1600 e più metri di San Pellegrino che ancora non era e di Pradarena.
Non più la neve vela le nere terre che dischiudono i tesori (Tesori da tutte le parti, in questo delirio invernale). Tesori della Murella, perché non Pompei etrusca della Garfagnana, Pompei dappertutto, in questo delirio invernale?
Tagliano alla perfezione Paolo e Silvio, mentre da destra (in realtà è da sinistra) incombe la Tabella, la Tesi, essi Antitesi. Ma non lo sanno, temprati provati solitari mentre gorgogliano più in alto le acque del Serchio, che più in giù sarà Auser e sarà valorizzato.
sabato 5 febbraio 2011
venerdì 4 febbraio 2011
lunedì 31 gennaio 2011
Le buche e gli alvei (oppure: i Fiumi di Marcello)
Non sono i braided rivers dell'Alaska quelli che Marcello vide cercando l'Auser, ma dalle fatiche di Elisabetta e Serena, Maila e Patrizia, Silvia e tanti altri, sgorgano, tra ghiaie e ciottoli, le acque sulle quali navigava chi viveva nelle Buche ripiene di Buccheri, contadini del VI secolo a.C., Pamu e i suoi compagni. E l'intreccio di alvei che si placa nei meandri e nella paludi, dove Capanne con Buche popolano paesaggi ritrovati tra sogno e coscienza.
Avrebbe scherzato, con una battuta delle sue, Marcello, su tante meravigliose archeologhe che si arroventano ad estrarre schegge di olle d'impasto con inclusi microclastici, per dare un'età alle ghiaie trovate all'inizio della calda stagione dell'anno in cui avremmo ricordato il suo viaggio nei luoghi da cui la Terra è più chiara, per chi, come Lui, lascia affetti, simpatia, stima. E non si sarebbe stupito, di aver visto, nel rosso che oggi diviene bianco, le ghiaie sepolte, il fiume che ci guida di nuovo, in un viaggio nella Terra dei Quattro Fiumi, fra Granchiaia e Chiarone, Nacqueto, Fossa Due e Melorie, alla ricerca di un passato che ci fa vivere le immagini del presente.
giovedì 27 gennaio 2011
Buccheri & Buche
La Buca che genera il Bucchero, il Bucchero che dà luce alla Buca, negli anni del Vi secolo a.C., di pirati e mercanti focesi sui mari del Tirreno, di Etruschi che navigano, di Etruschi che vedono sorgere magre spighe da una terra sottile striscia fra acque fluenti e acque stagnanti, nella Terra dei Quattro Fiumi, dove le vie delle monossili diluiscono le vie delle penteconteri, e Pamu incide una coppa prodotta da un povero vasaio di Pisa, mentre sognava Ergotimos e ammirava forse un cratere destinato a Vix.
Il vecchio archeologo che ripete esausto e sfinito i sogni di trent'anni fa, quando vedeva apparire un nero inatteso dalle argille del Valdarno o dalla sabbie della Terra dell'Auser, si ritira salutando le pie donne e i cari amici che hanno condiviso la fatica della Granchiaia, pensa a Carlo che è ancora con noi, con vipia herminai e le sigle dei vasai di Gello, e Marcello che ha lasciato il rosso dei fiumi sepolti a memoria dei suoi sogni, e passa la mano a Francesca, archeologa perfetta colta erudita, ai suoi sogni che s'arrotondano sulle olle d'impasto con inclusi microclastici e s'affinano sulle carenature più o meno squillanti delle coppe del povero bucchero che un tempo fu nero, poi divenne grigio.
domenica 23 gennaio 2011
Il gruzzolo del Lucchese del Seicento
Dieci anni fra poco dacché Susanna scendendo negli avelli del San Martino estrasse fra i Segni della Morte i Segni della Devozione e i Segni della povera Mammona di un povero Lucchese del Seicento; e poi le fatiche laboriose di Rita, per lucidare i Segni, e infine le lucide intuizioni dell'allievo del maestro di monete, fra Padova e Udine, per far splendere in chiare sintassi di descrizioni a norma gli aggrumati soldini, duetti, quattrini, poveri spiccioli di Lucca e di Genova, che riduce a tipi del Cinquecento e Seicento, financo leggendovi l'anno.
L'archeologo che ha appreso a fazê renda, e anche tlemosyne (kai ti kynteron allo pot'etles) cuce nell'altra sua vita in pagine e figure le Parole che narrano i Segni, e apprendendo di monete di Lucca che vagano fra Cinque- e Seicento di qua e di là dell'Appennino, con le grandi L e le piccole LVCA, e s'aggrovigliano al castello di Genova, la Porta Soprana che echeggia od è echeggiata dalla Porta dei Borghi, segni di antiche amicizie mai sopite, per nemici comuni vivaci, conclude che alla fin fine il lavoro di Susanna, di Rita, di Lorenzo (e magari anche suo) a qualcuno potrà servire.
E pensa poi al nonno sepolto anni fa infiniti con il borsellino degli spiccioli, lire italiane degli anni Settanta, estremo avanzo delle sue fatiche di zappa, festosa gioia di una vecchiaia che prosegue nel cimitero di Castelfranco.
Iscriviti a:
Post (Atom)