domenica 15 dicembre 2019

L'angelo caduto e volato via ...



Triste sera di dicembre a Castelfranco, umida, fredda, cupa, nel deserto di una società dissolta. L'ultimo saluto a quattro anni di faticose emozioni di quarant'anni fa, e poi quante volte presi e ripresi in mano quei cocci, per farne storia. Ebbenesì, un po' riuscendoci.
Ma ora nuove regole e nuovi dogmi, una nuova religione s'impone, e via, dall'umido luogo a luoghi del silenzio. Così volle la Riforma e così vollero le sue sacerdotesse. O forse non saranno umidi. Ma senza il calore della passione trecento scatole di cocci poco diranno, umide no, fredde sì. Scatole costruite una per una, etichette, disegni e fotografie di quando solo il bianco e nero ...
Con l'amico di tante escursioni, partecipe di tante emozioni, si sfogliano quelle pagine antiche.
Palaia, Via per Colleoli versante di q. 197 giu. 1983, proclama la scritta, niente etichette, forse erano finite, e appare scrostato, sofferente, ma ancora paffuto il volto dell'angelo, placca devozionale di una casa di contadini.
Poco ne resta, ma grazie all'antica amicizia dell'amico che da tanti anni ci ha lasciato, Carlo Benvenuti, l'angelo della via per Colleoli trova il sorriso mesto dell'angelo di Gello, invetriata e graffita fatta per la mirabile targa e le sue dediche, 1639, i vasai di Gello che sapevano anche far lastre e stemmi.
Caduto e volato via, l'angelo di q. 197 giu. 1983.

sabato 30 novembre 2019

Il senso dell'Impero. Lucius Venuleius Apronianus Octavius Priscus da Lucca a Nicaea



Sera d'autunno, piove a Firenze, esuli dalla biblioteca di tanto sapere madre, e ora rottamata, come chi la visse e ne visse, ma si sa il mondo cambia. Esuli, ma capita di sfogliare, per curiosità remote, il mitico digesto di chi vuol leggere il mondo antico, Année Epigraphique. Volumi immani, sempre più immani, indici comodi, come usava un dì.
Ed ecco che appare da Nicaea di Bitinia, fresca fresca dalle terre, edita per cura di un dotto turco in un introvabile volume per altro dotto turco, il pezzo in greco che dissolve le nebbie sul manoscritto lucchese dei primi del Seicento.
Quattro secoli per conferme nella pietra alla genialità dei dotti epigrafisti (quasi tutti tedeschi ...) che dal frammento visto da Daniello e qualche amico suo avevano seguito la carriera di L. Venuleius Apronianus Octavius Priscus, console, e poi per simpatia di Lucca (o di Pisa... mmhhh), duoviro quinquennale in casa ... anni di Adriano, il consolato è quello dei bolli. A.D. 123. E poi in Asia, proconsole, ma a far qualcosa per gli antichi devoti del nonno, in Bitinia. Il patronato ha i suoi obblighi e i suoi riconoscimenti.
Schegge di pietra in uno schizzo, in una pagina preziosa, per capire cosa era l'Impero, da Lucca a Nicaea passando per Pisa e per Roma. Molta Roma, va detto, i Venulei non amavano i luoghi di frontiera, il minimo indispensabile. Un po' di tempo in Moesia, con la legio I Italica, non si può rifiutare.
I Nemesiasti di Nicaea, la plebs urbana di Lucca, negli anni che l'archeologo ha visto nelle sigillate un po' sfatte di Pisa e nelle prime sgargianti scodelle d'Africa. E ora nella pietra.

mercoledì 6 novembre 2019

Il ferro, il sangue, l'oro. Silla in Valdera.


Si deve arrivare alla vecchiaia per scoprire in manoscritti letti non si sa quante volte cose già viste e sorvolate.
Sterza o Ragone, si legge, e così su non si sa quanti anni di ricerche in Valdera guizza repentina la luce dell'oro del legionario, il doblone che vale venticinque denari e forse più, ed è bello assai, grammi d'oro 10,7.
Poco cambia, già si erano immaginati sulle colline di Chianni i castella dei veterani di Silla, turgidi di pyrgoi, chissà, ma il volto di Roma innamorata di Silla felix, un po' paffuta e molto guerriera, e la corsa del trionfo, l'oro coniato per la paga dei legionari nell'anno 82 a.C., sono altra cosa, quando si legge che fu comprato a Volterra da un contadino delle Maremme volterrane, trovata lì, nel torrente Sterza o Ragone, luoghi di Lajatico, o così piace credere, anche se si sa che non si è mai amato divulgare il luogo di scoperte. Collezione Galluzzi, si saranno sfiniti per accumulare in pochi anni un museo, e dieci per venderlo al Granduca riflessivo.
Poca fantasia per riconoscervi il lucente segno dei fatti narrati oscuramente da Granio Liciniano, tradimenti incrociati, lapidazioni, massacro di fuggiaschi, scene da vedere sulle desolate colline che incoronano la città inespugnabile, anno 79 a.C.
Et Volaterrani se Romanis dediderunt ante occiso per seditionem lapi-8.1
dibus Carbone praetorio, quem Sulla praefecerat [is Cn. Carbonis frater
fuit], et proscritos ex oppido dimisert, quos equites a consulibus
Claudio et Servilio missi coniderunt
E mescolando Granio e Properzio, il prezzo del ferro e del sangue perduto nella fuga  ...

sabato 26 ottobre 2019

Volare in Garfagnana, con Ruggero e Girolamo da Carpi. In sogno sulle Verrucole di San Romano ...




Si festeggia la terza vita delle Verrucole, guardando il sole sulla valle verde del tono lieve dell'ottobre. La Sede del Potere dei Gherardinghi (Verrucole 1.0, si direbbe oggi), la Rocca e la Fortezza degli Estensi, di Ferrara di Modena d'Austria, Verrucole 2.0, nelle successioni varie, Luogo di Dominio; e infine la palingenesi, per opera accorta del Comune di San Romano, terra di Garfagnana, sindaci validi e comunità serie, Verrucole 3.0.
Ma l'archeologo che dopo tanti anni risale non più un sentiero fra la selva, ma un comodo vialetto, e ritrova rimasti o rifatti luoghi che vide ruderi erbosi, e di cui grazie all'amico di Garfagnana, Paolo Notini, ha potuto conoscere tremila anni di storia, celebra convinto l'impresa della Rinascita, luogo di Storia, di Cultura, di Emozioni, Verrucole 3.0, perfetta nelle dotazioni. Di impegno e serietà anche nella ricostruzione del Medioevo qui perduto sotto lo sfavillio delle mura del Quattrocento e del Cinquecento.
Ma preferisce volare su una valle nebbiosa, non solatia come nel giorno d'ottobre, con Ruggiero, nell'immagine esaltante e misteriosa di Girolamo da Carpi, alla ricerca di una puntiforme bellezza, piena di luce e nascosta fra le rocce, Angelica. Il sogno ambiguo di ogni archeologo. E si convince che la rocca bipartita che vigila sulla cupa valle altro non sia che la Doppia Rocca delle Verrucole, vissuta nel sogno del pittore di Carpi, più o meno come la sogna lui.
E vola, vola, planando sui giorni della fine delle rocche e delle fortezza, Verrucole 2.3, degli ultimi Estensi e dei Napoleonidi. Tanto sognata anche quella, vagheggiata memoria di un passato che per un attimo si pensò di risuscitare di fucili e di cannoni, e il cartografo del Regno d'Etruria ne fa chiave della Garfagnana.
Due sogni, per un giorno di luce.

giovedì 24 ottobre 2019

I Signori di Treschi, quaranta anni dopo. Ovvero: poeti romani fra Valdera e Valdelsa




Treschi, luogo inimmaginato quaranta anni fa, sfogliando carteggi settecenteschi, e oggi comodo paesaggio per la storia della fanciulla sottratta a' suoi cari, per le vicende di Statiena Prisca, di L. Arrecinus ..., di L. Tutilius Modestus. «Trovata nella muraglia della chiesa del castello di bohboh vicino Volterra», suona l'appunto dell'antiquario del Settecento, e come non leggervi Treschi, mirabile terra oggi di cava, Comune di Gambassi, luogo da cui le acque scendono verso l'Era ma un po' più in là verso l'Elsa.
Non sarà mai abbastanza lodata la rete, se sfilando tutti i Tre- del Volterrano oggi si arriva comodamente a Treschi, certo allora non facile per l'archeologo giovane, che forse aveva fretta. Anzi, di certo. E la diruta chiesa di San Lorenzo di Treschi si completa con l'iscrizione oggi finita a Firenze, sbozzata, reimpiegata, chissà...
E nelle terre del Volterrano che van verso l'Arno, scarne di ruderi antiqui ma affollate di prediali, segno di colonizzazione augustea, si direbbe, Ulignano Sensano Cozzano Libbiano Larniano Mammialla, quanti mai, suonano i versi composti per il funere acerbo della fanciulla, Statiena Prisca ... Un paesaggio da ritrovare, sfuggito per quarant'anni. O piuttosto da sognare.

domenica 20 ottobre 2019

Il ritorno del delfini, a Porcari, in una sera d'ottobre



Il tocco magico della giovane archeologa, per far guizzare i delfini, finalmente, davanti ai loro amici di Porcari. Da Fossa Nera al Cavanis pochi chilometri, strade un po' comode un po' meno, ma il fascino del paesaggio planiziale, di boschi e di campi, e nella loro stagione le ninfee nei fossi, deve avere un prezzo.
Pochi chilometri, molti anni, per trovarli, ricomporli, cercare di afferrare il senso della loro rotazione, chi lo sa, parti di un lacunare, con delfini sul soffitto che sono memori di quelli nei pavimenti musivi. Certo beneauguranti, gli amici marini dell'uomo, finiti sull'Auser.
Le mani della restauratrice, tanti anni fa, ormai, la quiete triste di un deposito, infine la luce e le mani narranti dell'archeologa.
Saltino e guizzino i delfini di Fossa Nera, nelle stanze del Cavanis che tanto fervore di scienza e passione di ricerca videro.

domenica 29 settembre 2019

Marcello e i segni della storia, dall'alto. Dieci anni dopo, ricordando Marcello Cosci.


Dieci anni, dacché Marcello ci studia dal suo cielo. Le parole non servono, quando le immagini tracciano i segni degli anni che furono, degli anni condivisi, degli anni del ricordo.
Nel susseguirsi di immagini che Google ci regala (diciamo così), ecco che l'Isola di Bientina può tornare ad essere, per qualche giorno, il cuore del lago che fu. L'Isola che visitammo quanti anni fa più non si sa, perché il giorno della ricerca sul terreno dei segni del castello non ha un prima e un poi, come ciò che veramente vive o si sogna. Il sogno del castello, di una battaglia di secoli antichi, uno dei tanti sogni materici che condividemmo.
Dieci anni.

sabato 21 settembre 2019

La croce che fiorì di settembre. Da Lucca al Clitunno.




Occorrono amiche lontane, dalla Grecia, sulle utili vie del social, ebbenesì, per rammentare che il giorno 14 settembre Volto Santo di Lucca è Esaltazione della Santa Croce. Legno che fiorisce di vita, per l'Agape di cui si sostanzia.
Crux florida, per capire finalmente il pluteo di Santa Reparata, per il quale l'archeologo ora vecchio s'ebbe da quasi giovane rampogne di scippatore dalla professoressa insigne, figlia di insigne, coniuge di insigne ... ma dai, era pubblicato da  millanta anni, era impossibile non vederne la sorella effigiata sull'altro pluteo, che ora si sa venire da Cantignano, abbazia del secolo VIII. Plutei con croci di anni di croci, quante mai ...
Ha cercato ha cercato, croci fiorite infinite sui capitelli del secolo VI, assai meno su plutei, la più bella,  zia di quella di Santa Reparata e cugina dell'altra di Aquilea, nobilita il fianco ora quasi invisibile del sarcofago del vescovo di Ravenna, Sant'Esuperanzio. Acanto alla moda del secolo VIII a Lucca, nipote di quello del secolo V, revixit ars, o tralcio lieve di foglie a Ravenna, la croce che dà la vita ...
Ma più di tutte la croce potente del Clitunno, voluta per decreto ministeriale d'età longobarda ma figlia degli anni maturi del secolo V, misere le plebi, opimi i senatori e chi di rango, solidi con facce un po' stupite di imperatori maneggiati da Ricimero e da Oreste, ma imperatori, per far erigere lo stupore sulla via fra le due capitali.
E ora che è in pensione e si guarda intorno, l'archeologo che scruta fiori e foglie ammira al Clitunno l'uva settembrina sposarsi al settembrino melograno, polare espressione del mondo vegetale, e nascere dall'acanto, zio di quello di Lucca.
Giorni di settembre, giorni dell'Esaltazione della Croce. Chissà ...
Ah, gli eruditi non vengano a dire che la Festa dell'Esaltazione blabla, come da citazione del Migne vol. xy, Omelia deperdita ...
La Poesia non ha note a pie' di pagina. E neppure la Fede.

domenica 18 agosto 2019

Il sottosegretario, il matematico, i Venulei. Fiction di or è un secolo


Un gran polpettone, ottimo per sceneggiare un peplum, chissà perché non lo si è fatto, oggi forse eccellente per qualche docufiction da far finanziare alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, su proviamoci!
Bisogna sfogliare da pensionato nullafacente i fascicoli dell'archivio della soprintendenza buonanima (togliamo la maiuscola, facciamo contenti Franceschini & Bonisoli, frutti delle stesse radici) per trovare comoda comoda la trama del romanzo del sottosegretario che volle far scavare Massaciuccoli. Forse per rassicurarsi delle sue trame, forse per amore, per l'una e l'altra cosa, chissà ... Dopo Gesù, più o meno in variante sul Quo Vadis.
Facilmente reperibile sulle vie dell'usato, pochi euro, tante pagine, lettura certo poco amena, non è un epigramma di Marziale, ma il sommo Gino Arrighi, geniale matematico e sottile investigatore dei più sperduti anfratti della storia lucchese, ce ne regala un bel riassunto.
Comodo, asciutto, quel che basta a chiudere il centenario che non si rammenta, e a decidere di non comprare il libro. Dodici euro, ma è troppo lungo.

mercoledì 7 agosto 2019

La duchessa e il sottosegretario. I centenari di Massaciuccoli



Si indugia al fresco con vista giardino nell'antica Loggia, sede di sculture lunensi oggi un po' qua un po' là. L'ottimo è nemico del meglio.
Si naviga a caso, senza meta, seguendo il vento, e si approda di nuovo a Massaciuccoli, fascicoli visti infinite volte, ma con occhi diversi. Curiosi allora del remoto, curiosità oggi estinte.
E si scivola sull'autorevole invito del Sottosegretario quasi ministro dei Beni Culturali, anno 1920 non si immaginavano neppure, ma qualcosa si faceva, nonostante guerre passate e guerre in corso, civili. Disposizioni ineludibili, seimila lire, e dopo vent'anni in sogno di Pellegrini si avverava.
Giovanni Rosadi, un po' lucchese un po' fiorentino, cultore dei Venulei, sottosegretario, ingiunge sotto forma di preghiera e si scava, alla ricerca di che non si sa, e a dire il vero non si ricava molto.
Un bel rilievo, qualche notizia, ma l'irraggiungibile tale resta.
E anche a un secolo di distanza ipotesi su ipotesi. Solo il fascino di Marziale, a dire il vero ... e una taberna deversoria a completare l'amena vacanza del senatore. Sarebbe piaciuto al deputato di Firenze che amava Lucca.
Si fanno i conti, duecento anni dacché la Duchessa ed il marchese (Mazzarosa) inviarono il Nottolini, e ne nacque, in silenzio, un riflesso lucente della mano del Valadier, e si va per i cento dal Rosadi.
A Lucca gli anniversari vanno di moda per qualcuno sì, per qualcuno no.
Chissà a Massaciuccoli ...

venerdì 19 luglio 2019

Il pittore e gli Apuani. I colori di Giuseppe Viner per le ceramiche liguri-apuane




Gran festa per Bruno Antonucci, quando i suoi amati Liguri di Levigliani ritornano a mostrarsi a Pietrasanta. Storie del Novecento, il tocco geniale di Doro Levi, un po' prima, la sintesi della Banti, subito dopo, e poi su su le ricerche dell'Ottocento, carte ritrovate e celebrate.
Ma più di ogni altro gli acquerelli che Adriano Maggiani ritrovò nello snello fascicolo della defunta Soprintendenza, tocchi magici di colore per la tomba del montanaro che non voleva dire dove l'aveva trovata, o forse non lo sapeva. Anno 1921, la villa del pittore, Castelverde di Pietrasanta. Campionario perfetto della ceramica ligure-apuana, fase antica, prima metà del III secolo, vasi da birra, si vorrebbe dire.
E ora che si sa tutto dell'ispettore onorario, grande pittore della Versilia fra i due secoli andati, Giuseppe Viner, forse son queste le immagini ideali per la copertina dei Liguri di Versilia. E non solo. Degni della Zia di Levigliani, anche se erano forse per la Nonna.

mercoledì 10 luglio 2019

L'eleganza del cacciatore di orsi del 576-578. Da Via Buia 37 a Kissufim, per dar colore agli scheletri


È elegantissimo il cacciatore di orsi del mosaico dal Negev, anni 576-578, e seppur politicamente scorretto, da rispettare perché affronta la fiera con audacia. Ma chissà qual recondito senso s'asconde sotto i colori delle tessere.
Più preme all'archeologo vagabondo ritornare subito ai morti dei suoi anni antichi, Via Buia, la cintura del Romano, gli anni son quelli, fine del secolo VI, per vestir di tunica stretta da cintura e suoi pendagli (senza terminali!?!) il Lucchese che guardava chissà come i Longobardi appena arrivati. Forse come aveva guardato Goti e Franchi, e qualche Alamanno, confidando nel vescovo Frigiano/Frediano per tirare avanti. E forse Longobardi Goti Franchi Alamanni non erano né meglio né peggio dei numeri imperiali.
Ed è elegante il Lucchese di Via Buia, se sotto la cintura s'immagina la tunica del cacciatore di orsi del Negev. Pronto ad uscire dalla Porta del Vescovo, e prima di san Vincenzo, fra ruderi più o meno aggeggiati, e appena fuori trovare di che mettere alla prova la sua valenza.

lunedì 1 luglio 2019

Duecento anni e non accorgersene. L'anfiteatro di Lucca 1819-2019



Società proiettate al futuro sono quelle cui non occorrono memorie celebrazioni anniversari. È questa dunque – di certo – quella di Lucca, or che inizia il mese dacché sono duecento anni che la Duchessa, il Marchese, l'Architetto rovesciarono le vedute dell'anfiteatro romano, e fecero dell'arena spazio di spettatori e mercanti, non di gladiatori. Genialità neoclassica, mai troppo celebrata.
Anzi, non bisognosa di celebrazione, perché viva e vitale.

domenica 16 giugno 2019

Le finestre di Sant'Ippolito di Anniano. Luci del tramonto per una chiesa scavata vent'anni fa




Si va per i vent'anni e sembra ieri, come suol dir chi negli anni è ormai avanti, perché venti son pochi rispetto ai molti ... Sant'Ippolito di Anniano, anno 1999, le attese e il trionfo; la chiesa, anzi tre, il mausoleo, e il torculare. Tutto quello che avreste voluto chiedere, anche se in dosi minime, certo si sa non si può avere tutto. E sul resto si passi, le delusioni, la rottamazione finale, ecc. ecc. Miserie.
E il sogno di vedere nelle riarsa terra, nei lacerti di muraglie, nelle linee tracciate in giallo, la prisca chiesa, anni Sessanta del secolo IV, passando da Santa Balbina e dal Ciampini, si invera in un attimo, sfogliando pian pianino come chiedono peso e religione, le tavole del Wilpert e dei suoi sarcofagi, in più tomi. Sono in rete, grazie ad Heidelberg, clic clic, ma nel caldo affollato del Kunsthistorisches si sogna meglio, nella solitaria arsura di un pomeriggio di prima estate. Eccolo, tavola centoventuno due e tre, figura centouno, il sarcofago lateranense, paesaggi urbani del secolo IV a far da sfondo a miracolose storie, narrate di scalpello con imperiale e devota compunzione, e una chiesa o basilica che dir si voglia, la sua abside, le finestre, di fianco e in facciata, lieve facciata traforata, fatta per illuminare della luce del tramonto la chiesa sull'Arno.
Sarà, non sarà, ma si sa, i tomi pesanti, da sfogliare lentamente, per peso e devozione, sono fatti per i sogni. Sogno di un pomeriggio di prima estate, da colorare a piacere, con i colori della terra di Sant'Ippolito di Anniano, fine del secolo XX. E la luce del tramonto entra nei ricordi, dalle quattro finestre della facciata, e li ravviva.

mercoledì 12 giugno 2019

Storie di Ceramiche a Pisa, navigando a vela dalla Versilia alla Costa Azzurra


Tutte le stagioni della vita si ritrovano a Pisa in una calda giornata di giugno, il dimenticato caldo di Pisa, con l'alito fervente del mare. I Cavalieri e la Normale, i cocci sottratti ai mucchi e le biblioteche, e le discussioni, quando molto si apprese e non sembrava. E il viaggio prosegue, San Sisto, e Via Galvani, che non c'è più.
E infine molti amici, di tutte le stagioni, a raccontare storie narrate dalla terra e dai frammenti, viaggi di Sicilia d'Oriente, di Spagna di Roma di tutto un po'. Ancora molto si apprende, nel genio dei segni della bottega fiorentina e dei suoi capolavori gotici negli anni del Rinascimento, nelle monache di Puglia. Si apprende, e si ricambia raccontando dei velieri di Viareggio, andirivieni con Terre di Francia e marmitte confezionate, feste di carnevale dell'ultimo Ottocento e lotte operaie. Marius Maurel e i Lencioni ...
Il tutto con sei bolli della terra di Lucca. Ma l'archeologo deve avere fantasia, anche se nella gran pentola di Pisa trova soprattutto l'inverno.

sabato 1 giugno 2019

Il bello del bollo (sulla via di Viareggio)


Sono lunghi i tempi delle liquidazioni, delle chiusure per cessata attività ... la merce da smaltire, il mercato non entusiasta né entusiasmante.
Intanto si tirano fuori le padelle delle nonne, pronte da tempo, perché si sa, quando si deve partire si devono fare i bagagli.
E sulla Via di Pisa, per ricordare una carissima amica e tante Storie di Ceramiche, niente più Bello del Bollo, anzi, dei Bolli. L'archeologo che amava le cose scritte andrebbe in brodo di giuggiole per marchi su anfore, sigillate e affini, ma anche le casseruole tipo Vallauris hanno buon prezzo, se le abbellisce il bollo.
E se poi il Bollo racconta storie di terre venute di Francia, di operai al Carnevale di Viareggio, di scioperi, ecc. ecc., il Bollo è proprio Bello. Lencioni a Viareggio, e i suoi laveggiai, a far pentole alla francese, con terra appena sbarcata, fine Ottocento ... parrebbe. Che storie, in un bollo!

giovedì 23 maggio 2019

Icaro sull'Auser risorto


Primavera appena iniziata, anno 2018, proclama Google Earth, trasformando in Icaro senza ali l'archeologo che tanto amò la Terra dell'Auser, forse troppo; anzi, se la inventò, Pigmalione di una men bella ma non meno algida Galatea.
Tanti anni di immagini in verde giallo giallastro verdastro, in cui Auser Pater e i suoi figli si intravvedevano, non più e non meno che nel bianconero dell'Istituto Geografico, voli remoti ormai, anno 1954. Ed ecco che girovagando appare l'immagine del 22 marzo 2018, e la primavera appena nata saluta la rinascita dell'Auser grande, dell'Auser piccolo, ripieno d'acqua, e la grande palude che Etruschi e Romani vollero attraversare, larghi di legno e di terra. E appena si intravvedono le loro fatiche, nel Botronchio allagato, una macchia di verde, una lingua di terra dove l'aggere bacia le Cerbaie.
Paesaggi immaginati da terra, e ora Google, che sarà furbastra di tasse, ma generosa di libri e di immagini, ci offre le ali di Icaro, per ritrovare millecinquecento anni di storie di Etruschi e Romani, quaranta di archeologia.

giovedì 25 aprile 2019

I martiri francescani di Lucca


Fase IV, si scrisse un dì, delle storie nella terra del San Francesco di Lucca, e l'archeologo che ben conosceva Archiloco, e sapeva che l'archeologo è caro finché ci son tubi da mettere, studiava e faceva studiare, scriveva, prima che i tubi si esaurissero. E in effetti era arrivato a sfiorare l'ultima meta, e vennero Franceschini e la Riforma. E i tubi finirono, e con essi l'ultima pagina del San Francesco di Lucca. Ma l'audace amante amerà per sempre, anche se non bacerà la sua amata ... Keats e Archiloco, una bella coppia.
L'irraggiunto ha il suo bello, anche se deve passare da storie strane, i Martiri di Pasqua di Sri Lanka e di altre terre, fino ai Martiri di Ceuta, anno 1227. Dovevano essere scomodi, questi francescani, andati a farsi martirizzare in terre islamiche, rompendo patti taciti e convenzioni. Così si pensa A.D. 2019, era dei Veneratori della Pasqua, dicono in USA.
In effetti anche allora un po' ci si pensò, se solo nel 1516 si vollero santi, un papa un po' chiacchierato, Leone X, avrà avuto le sue ragioni. Il Martirio di Ceuta ...
E riappaiono i Martiri Francescani di Lucca, opera di Zacchia o dei suoi, dice lo studioso severo e valente, certo opera degli anni 1524 più o meno qualcosa, che dichiara la perduta iscrizione dell'alalunga vulgo Stecca del San Francesco di Lucca e dichiarò la terra al thiasos di archeologhe belle, con i suoi cocci sviscerati in ogni lor racconto.
E se 1524 meno qualcosa fa 1516, hanno volto e nome i Santi Martiri Francescani di Lucca, che l'archeologo che aveva letto Archiloco e letto Keats vide apparire sotto lieve crosta nei pilastri dell'antico cellarium e nel 1524 foresteria.
Chissà, ma l'amante di Keats deve sognare. Perché forse la bella lo avrebbe anche respinto ...

mercoledì 17 aprile 2019

La fontana di Cantignano. Sogni pasquali







Aria di Pasqua, a Cantignano, alla Badia, che già fu di San Salvatore; e aria d'oriente, al Nome del Salvatore, certo Volto Santo, forse venuto di Siria. Aria di amici, sentori di passioni, nonostante tutto.
Forse per questo, davanti ai pilastrini dell'anno 700, o giù di lì, si ritrovano emozioni, e le curiose foglie pendule divengono acque zampillanti.
Gli iconografi censureranno, ma il viaggio nel Mediterraneo che parte da Ancona, al nome di un papa Sergio che deve essere arcivescovo di Ravenna, ma sembra proprio il papa di Roma degli anni di Cantignano, risale di un secolo e mezzo nella fontana di Teodora, e poi vola nel tempo e nello spazio, in Siria nella preziosa miniatura, a Tessalonica nella Acheiropoietos, in Africa ...
Fontane di chiesa, fontane lustrali, fontane cui si abbeverano cervi, acque salvifiche.
Sono un po' troppi, rammenta l'archeologo, gli zampilli ... ma la conoscenza passa anche attraverso il sogno.

domenica 31 marzo 2019

Palinodia per Cerere (le verdi terre di Volterra)



Redeunt iam gramina campis, e verdeggiano ormai le terre aspre e dolci che da Volterra van verso Maremma, terre di Etruschi e di cavalieri romani, e di poeti. Ah, ritrovare la dotta provenienza del nobile epigramma di Statiena Prisca e dei Tutilii, letto nelle carte del Settecento ed emozione appena entrato negli archi del museo di Firenze, anno 1981.
Omaggio dovuto a Cerere, che la terra rinnova, e assai di più dovuto dacché l'archeologo frettoloso non diede il meritato e devoto guardo alla scheggia del Museo Diocesano di Volterra, da San Lorenzo di Montalbano, incondito sito sull'Alta Valle del Cecina, terra volterrana, oggi un po' di qua e un po' senese.
Focherello focherello, sì, l'alloro, la cista mystica, ma senza serpenti, quasi c'eravamo, ma bisognava allungare la strada, e arrivare a Capri, o alle pagine di Prospettiva di una nobile archeologa, per riempire il kalathos (si allarga, non è cysta), dei perduti frutti della Terra Madre che stanno maturando nel suo ventre.
L'alloro di Apollo e i frutti della Terra, perfetta combinazione augustea, per l'ara di Cerere.
E Cerere sia anche a San Lorenzo di Montalbano, terra volterrana, anni di Augusto.

sabato 23 marzo 2019

Ritornando agli antichi amori. Reggio di Calabria, quaranta anni dopo



Quaranta anni, un viaggio un po' più veloce, ma non troppo, per riconoscere ogni golfo di Magna Graecia, sguardi fugaci su città perdute, ora che c'è Google Maps e vedi passato e presente, studi antichi, non molto rinfrescati, anzi quasi per niente. Ossessione di Google, si vede Palinuro e scattano i ricordi, si cerca, studi del '70. Bibliografia assai vintage e sembra ieri.
E infine lo Stretto, ritorni di albe del '78 e del '79, il museo, lo scavo al Lido, amici e amiche, chissà dove oggi.
Molti amici al Museo, per la festa dei pavimenti colorati, scienza cultura passione ospitalità squisita, l'arcobaleno sullo Stretto, il sole e la tempesta.
Ma si deve tornare lì, nel trionfo di luce del museo rigenerato, per ritrovare la Madre la Fanciulla la Sirena, figlie tutte della stessa matrice, botteghe di Lokroi Epizephyroi dell'anno 550 a.C., sembrava anche un po' prima a dire il vero all'aspirante archeologo, che le misurò tutte, con le gemelle innumeri, in serie decrescenti; ma la didascalia non s'ha da contraddire.
Xoana di terra, fascini arcaici, allora vissuti in maniera più lieve, senza ardore, seguendo un progetto altrui. Il senso del dovere. E però esistono anche amori coatti, che si perdono nel vortice lento della vita, e affiorano se appena si scava. D'altronde perché esistono gli archeologi?

mercoledì 27 febbraio 2019

I giorni del crollo. Nonsolometafore.









Pagine dimenticate, immagini sfuggite per un'opera antica, condivisa.
Castelfranco di Sotto fra Cinquecento e Settecento, letto dalle macerie della chiesa ornata del decoroso altare voluto dalle monache, pagato dalle famiglie.
Anno 1975, il crollo di quello che era rimasto.
Si chiude, si ammaina il manifesto della mostra dell''82, come erano vicini quegli anni e come sono lontani oggi, e da un CD, transunte a tempo debito, immagini per un pianosequenza fra le macerie.
La chiesa dei Santi Iacopo e Filippo in Castelfranco di Sotto, opera della metà del Trecento, a dire il vero un po' prima, rinnovellata nel fior del barocco, con marmi, ora rigenerata in teatro. Un palinsesto.
L'archeologo in pensione cerca metafore.