sabato 23 marzo 2019

Ritornando agli antichi amori. Reggio di Calabria, quaranta anni dopo



Quaranta anni, un viaggio un po' più veloce, ma non troppo, per riconoscere ogni golfo di Magna Graecia, sguardi fugaci su città perdute, ora che c'è Google Maps e vedi passato e presente, studi antichi, non molto rinfrescati, anzi quasi per niente. Ossessione di Google, si vede Palinuro e scattano i ricordi, si cerca, studi del '70. Bibliografia assai vintage e sembra ieri.
E infine lo Stretto, ritorni di albe del '78 e del '79, il museo, lo scavo al Lido, amici e amiche, chissà dove oggi.
Molti amici al Museo, per la festa dei pavimenti colorati, scienza cultura passione ospitalità squisita, l'arcobaleno sullo Stretto, il sole e la tempesta.
Ma si deve tornare lì, nel trionfo di luce del museo rigenerato, per ritrovare la Madre la Fanciulla la Sirena, figlie tutte della stessa matrice, botteghe di Lokroi Epizephyroi dell'anno 550 a.C., sembrava anche un po' prima a dire il vero all'aspirante archeologo, che le misurò tutte, con le gemelle innumeri, in serie decrescenti; ma la didascalia non s'ha da contraddire.
Xoana di terra, fascini arcaici, allora vissuti in maniera più lieve, senza ardore, seguendo un progetto altrui. Il senso del dovere. E però esistono anche amori coatti, che si perdono nel vortice lento della vita, e affiorano se appena si scava. D'altronde perché esistono gli archeologi?

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