giovedì 24 ottobre 2019

I Signori di Treschi, quaranta anni dopo. Ovvero: poeti romani fra Valdera e Valdelsa




Treschi, luogo inimmaginato quaranta anni fa, sfogliando carteggi settecenteschi, e oggi comodo paesaggio per la storia della fanciulla sottratta a' suoi cari, per le vicende di Statiena Prisca, di L. Arrecinus ..., di L. Tutilius Modestus. «Trovata nella muraglia della chiesa del castello di bohboh vicino Volterra», suona l'appunto dell'antiquario del Settecento, e come non leggervi Treschi, mirabile terra oggi di cava, Comune di Gambassi, luogo da cui le acque scendono verso l'Era ma un po' più in là verso l'Elsa.
Non sarà mai abbastanza lodata la rete, se sfilando tutti i Tre- del Volterrano oggi si arriva comodamente a Treschi, certo allora non facile per l'archeologo giovane, che forse aveva fretta. Anzi, di certo. E la diruta chiesa di San Lorenzo di Treschi si completa con l'iscrizione oggi finita a Firenze, sbozzata, reimpiegata, chissà...
E nelle terre del Volterrano che van verso l'Arno, scarne di ruderi antiqui ma affollate di prediali, segno di colonizzazione augustea, si direbbe, Ulignano Sensano Cozzano Libbiano Larniano Mammialla, quanti mai, suonano i versi composti per il funere acerbo della fanciulla, Statiena Prisca ... Un paesaggio da ritrovare, sfuggito per quarant'anni. O piuttosto da sognare.

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