martedì 20 settembre 2011

La Fanciulla di Vagli. Emozioni & Orari



Il giallo e il verde dell'informazione, orari e scansioni, l'emozione azzurra del cielo bianco delle Apuane in un giorno di quasi inverno, perso come la memoria degli anni remoti passati fra le foglie a cercare i segni dei Liguri-Apuani (e sì, bisogna pur distinguere i Liguri di Toscana dai Liguri di Liguria). Se ne provano di tutte, per dare un senso a cose che hanno senso solo nell'emozione della storia della Fanciulla di Vagli, archeologia romantica di un cercatore di funghi e di una fanciulla dal crudo destino in anni di guerre, in anni di scansioni stratigrafie e archeometrie cristalline.
E la sintesi perché il senso di pochio sia anche il senso di molti, o almeno di qualcuno, senza farsi illusioni.


La Fanciulla di Vagli. Il sepolcreto ligure-apuano della Murata a Vagli di Sopra

Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi (Casermetta), dal 24 settembre al 26 ottobre 2011 – inaugurazione il 23 settembre 2011, ore 17

Grazie all’ospitalità della Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Lucca e di Massa Carrara, la Casermetta del Museo Nazionale di Villa Guinigi accoglie – ripetendo l’esperienza di Munere mortis. Complessi tombali d’età romana nel territorio di Lucca, del settembre-ottobre 2010 – una mostra che intende presentare al pubblico non solo una significativa acquisizione archeologica, ma anche un esemplare percorso di tutela e di promozione dei beni culturali nel territorio.
La storia della ‘Fanciulla di Vagli’ inizia nell’ottobre 2008, quando un cittadino di Vagli – il signor Moreno Balducci – recupera alla Murata di Vagli di Sopra, nella terra smossa da un escavatore, materiali di cui subito intuisce l’interesse archeologico. La segnalazione alle autorità comunali di Vagli di Sotto e immediatamente dopo alla Soprintendenza per i Beni Archeologici per la Toscana dà avvio ad una tempestiva campagna di scavo che permette di esplorare e recuperare una tomba a cassetta ligure-apuana; la prosecuzione delle ricerche rivela che questa non è isolata, ma collocata in un vero e proprio monumento funerario: un tumulo formato da un cerchio di pietre. È la prima volta che in Garfagnana è possibile scavare una struttura tombale ligure-apuana, costruita secondo la tipologia sin qui nota quasi solo dai ritrovamenti ottocenteschi di Velleia.
Allo scavo fa seguito – con  il fondamentale apporto finanziario della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca – il lavoro di restauro, condotto da Rita Esposito nel Centro di Restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Mentre si sviluppa la valutazione scientifica dei materiali, che permette di riconoscere nel complesso della Murata i caratteri peculiari della dotazione delle tombe femminili liguri-apuane (oggetti di abbigliamento come le cinture e le fibule; collane di grani d’ambra) e di datarli al 200-180 a.C., Simona Minozzi, della Divisione di Paleopatologia del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Pisa, conduce la ricerca antropologica che rivela l’età del defunto: una fanciulla, morta fra i 12 e i 14 anni.
Dal complesso dei dati si ricompone dunque il profilo della ‘Fanciulla di Vagli’, il cui corpo fu arso sul rogo funebre negli anni terribili delle guerre che opposero Roma e i suoi alleati ai Liguri Apuani; i resti vennero raccolti e deposti in una teca di lastre di marmo alloggiata all’interno del tumulo eretto forse per l’intera famiglia, ma utilizzato solo per questa sepoltura.
È questo il percorso che la mostra intende suggerire, integrando le dotazioni – eccezionali per numero e qualità – della ‘Fanciulla di Vagli’ nel percorso già disponibile nel Museo, grazie alle sale dedicate all’archeologia del territorio e, in particolare, alle tombe liguri-apuane della valle del Serchio (Filicaia, Barga, Tereglio, Marlia) e della Versilia (Vado di Camaiore). Proprio per questo durante l’apertura della mostra, grazie alla disponibilità della Direzione Regionale per i Beni Culturali della Toscana, sarà assicurato l’ingresso gratuito al Museo.
La mostra è stata resa possibile dal contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Liucca, e dalla collaborazione fra Soprintendenze e Comune di Vagli di Sotto, che accoglierà il complesso della ‘Fanciulla di Vagli’ dal dicembre 2011, negli ambienti appositamente predisposti a Vagli di Sopra.
Il percorso è integrato dal volume La Fanciulla di Vagli. Il sepolcreto ligure-apuano della Murata di Vagli di Sotto, di Giulio Ciampoltrini e Paolo Notini, con contributi di Simona Minozzi e Rita Esposito, e una premessa firmata dal Sindaco di Vagli di Sotto, Mario Puglia, oltre che dalle pagine web http://www.segnidellauser.it/fanciulladivagli, da cui è possibile scaricare anche il catalogo.
Per informazioni ed orari: http://www.luccamuseinazionali.it.
 

domenica 18 settembre 2011

Lo scramasax di San Pietro: andando da Pontedera a Trento (passando da Lucca)


È un vedononvedo, fra ruggine sapientemente trasformata dal restauratore provetto, e Segni dell'Acqua che non sono Segni dell'Auser, ma Segnidellarno o Segnidellera, lo scramasax del nonno (forse) di Maurizio di Tabernulae, anno 762, Romani liberi o servi di Pertualdo e degli amici suoi Longobardi di Lucca e di Pisa, fra monasteri e pantani in formazione, sulle terre del Rivo Nonniche dove poi venne Pontedera.
Risplende quel tanto che già mostrava alle radiografie il coltellaccio senza cintura del contadino uomo libero – sogna l'Archeologo Zio, travolto da ricordi incoerenti, folgorato dal gancio di faretra delle tombe di cavalieri truculenti di Castel Trosino e del Friuli, che alla Scafa di Pontedera diviene gancio da pennato, come dice Sara (archeologia sperimentale nella memoria del nonno e dei boscaioli fra Lima e Pescie).
E per dar colore alla ruggine monocroma, vita e sangue al coltellaccio che chiameremo scramasax per far contenti tutti, lungo quel che basta per andare agli anni di Agilulfo e di Rotari, ma non tanto in là, arma da guerra e da agguato, per uccidere uomini e cinghiali, il sogno dei pupazzi del Vangelo di Sant'Agostino, brandito da San Pietro per l'inutile aggressione.

lunedì 12 settembre 2011

La Fanciulla di Vagli: la storia di uno scavo, la storia del sogno apuano


Dalla Premessa di Mario Puglia, Sindaco di Vagli, e di Giulio Ciampoltrini:

Le pagine che qui si presentano non sono solo un contributo alla conoscenza della storia della Garfagnana fra III e II secolo a.C. e la puntuale illustrazione (grazie anche alla cura per l’apparato iconografico) dell’eccezionale complesso sepolcrale ligure-apuano scoperto ed esplorato nell’ottobre del 2008 alla Murata di Vagli di Sopra, nel territorio del Comune di Vagli di Sotto.
In primo luogo, infatti, si propongono di dare testimonianza del percorso condiviso fra Amministrazione Comunale di Vagli di Sotto e Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana fin dal giorno del ritrovamento, quando il signor Moreno Balducci, di Vagli, ritrovò nella terra smossa dall’escavatore materiali di cui intuì immediatamente l’interesse, li segnalò all’Amministrazione Comunale e questa, con altrettanta tempestività, alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.
Con la passione che da quaranta anni dedica al territorio, e in particolare all’archeologia, Paolo Notini, con la collaborazione di Silvio Fioravanti e di alcuni Vaglini – in primo luogo lo stesso rinvenitore, Moreno Balducci, Dante Verdigi, Mario Polidori – e il supporto dell’Amministrazione Comunale, riusciva in poche ore a provvedere al recupero e alla documentazione scientifica della ‘tomba a cassetta’ da cui l’escavatore aveva estratto i materiali recuperati da Moreno Balducci. Il 17 ottobre 2008 si presentavano i primi risultati e i materiali, nella Casa Abrami di Vagli di Sotto: la massa di oggetti di ornamento e di abbigliamento femminile restituita dalla deposizione della Murata suscitava grande interesse, e poneva molti problemi.
È stata la presenza continua della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca – grazie anche al particolare interessamento del compianto presidente avv. Giovanni Cattani, dell’attuale, dott. Arturo Lattanzi, e del vicepresidente, il dott. Alessandro Bianchini – ad assicurare, sotto varie voci, il flusso di risorse indispensabile per rispondere alle concrete esigenze di finanziamento: integrando le disponibilità dell’Amministrazione Comunale di Vagli di Sotto e della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana per consentire allo scavo di assumere lo sviluppo imposto dall’individuazione del vero e proprio monumento funerario in cui era stata collocata la tomba a cassetta scavata nell’ottobre 2008; assicurando l’impegnativa attività di restauro, affidata a Rita Esposito nei laboratori del Centro di Restauro della Soprintendenza; garantendo infine il contributo per la divulgazione del lavoro condotto.
Nel frattempo, Simona Minozzi, nell’ambito del rapporto di collaborazione fra la Soprintendenza e la Divisione di Paleopatologia del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Pisa, diretta da Gino Fornaciari, risolveva uno dei problemi: le ossa combuste affidate alla cassetta funeraria appartenevano ad una sola persona, una fanciulla – il sesso era indicato dalla natura delle dotazioni funerarie – morta fra i dodici e i quattordici anni: la ‘Fanciulla di Vagli’, arsa sul rogo e sepolta alla Murata, su un itinerario di valico delle Apuane, in qualche anno dei primi due decenni del II secolo a.C., come dimostravano, dopo il restauro e la valutazione scientifica, gli oggetti del corredo.
La sede del Museo Nazionale di Villa Guinigi di Lucca, gentilmente messa a disposizione dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Lucca e Massa-Carrara, per la sensibilità che da sempre Maria Teresa Filieri e Antonia d’Aniello dimostrano per l’archeologia, è apparsa la più idonea alla prima presentazione dei risultati della ricerca, giacché offre la possibilità di apprezzare il complesso della Murata alla luce delle altre tombe liguri-apuane della Valle del Serchio che vi sono esposte e che ne fanno la più importante sede museale toscana per questa peculiare cultura della montagna apuana e appenninica del III e II secolo a.C.
Da qui la ‘Fanciulla di Vagli’ – con le ceramiche da mensa del suo ultimo banchetto, le fibule, le cinture, le collane d’ambra, che la comunità di cui faceva parte volle seppellire con lei, nel tumulo costruito dove si inerpicano i sentieri verso i passi apuani –ritornerà nel luogo dove la sua tomba era stata protetta dalla terra per duemiladuecento anni, per essere ritrovata nella felice congiunzione che ha permesso di farla divenire prezioso documento della storia del rapporto fra uomo e ambiente che, grazie alla ricerca archeologica, la comunità di Vagli può oggi riconoscere e seguire fin dagli anni in cui Etruschi prima e Liguri-Apuani poi popolavano i fianchi delle Apuane che scendono alle rive dell’Edron.

venerdì 9 settembre 2011

Le Signore delle Armille (ovvero: cerchi interrotti sulla via di Trento)



Il Cerchio di Bronzo nell'acqua scavato nelle acque dalla Signora del Lacus evoca altri cerchi interrotti, persi nella tarda gioventù di anni remoti: il Cerchio della Fanciulla di Bolsena, rutilante di gemme di vetro e di colori come tessere di mosaico, con la cuffietta e le tre spillotte, il fermamantelli, gli orecchini d'oro della Romana del Lago, sepolta accanto alla Santa, protetta da lastre di pietra ritrovate in limpide immagini dei primi del secolo perduto, ricucite dal disegno di un inchiostro quasi sbiadito negli archivi che tanto amava l'archeologo da giovane; e il Cerchio della Signora delle Paludi di Maremma, contadinotta benestante, actrix di ricchi o actrix in proprio, riemeresa dalle Notizie degli Scavi e dalle pagine di giornale degli anni Trenta sel secolo perduto quando ancora l'archeologia andava avanti senza trionfi d'inglese e di modelli, ma con la pratica empirica di chi arrivava ai Cerchi di Bronzo interrotti dei secoli bui con le immagini di San Vitale e i pupazzetti del Pentateuco di Ashburnham; e sceverando chissà quali dettagli nei francobolli a colori dell'Evangelo di Sant'Agostino.
Ritornano sulla via di Trento i Cerchi di Bronzo delle Signore delle Armille, meno fortunate dei Signori degli Anelli, dame e madamigelle di campagna che vedevano passare Longobardi, qualche volta li sposavano, forse, e qualche volta no. E le dame e damigelle e damigiane longobarde a farsi come lor belle, con spillotte e armille e orecchini nutriti di luce e di ellissi memori dei secoli perduti e non rimpianti.

lunedì 5 settembre 2011

I Gigli dell'Auser e le Apuane (il Sogno di Vagli, II)






I Gigli dell'Auser vedono le Panie, o Apuane, alla promessa dell'estate che è la loro fine.
I Segni dell'Auser, povero logo generato dal vettorializzatore automatico, s'incorniciano dei gigli e delle Panie, per celebrare la Fanciulla di Vagli, in un settembre salutato dalle acque.

sabato 3 settembre 2011

Gli anni dei Murtii riflessi nella polvere della Valdera







Ricorda i giorni condivisi con Augusto e amici altri, in anni di secoli perduti, sul ciglio delle Cerbaie, nella mitica Corte Carletti, per sceverare nella profondità delle buche di palo il senso di cocci e cocci sparsi sul fango fatto pietra, e da pietra divenuto polvere, e poi l'illuminazione di Erodiano sugli opulenti strati del Chiarone, condivisi con Paolo con Bruno e con Pallino, e i sogni dell'archeologo, per dare alla polvere e al fango ancora incorniciato del verde della perduta primavera i colori delle leggi di Pertinace per i beni abbandonati, e il suono delle Storie Pastorali di Dafni e Cloe.
Ce ne vuole di arte onirica per far modellare nell'impasto di terra di resti dell'uomo il lieto passo di Cloe, il delicato maturare di Dafni, feste rustiche dionisiache pirati banditi (non le pestilenze, poco trendy anche allora), pur guidati dai goffi profili voluti dai vasai di Pisa, Rasinii e Nonii e Murrii, ma l'archeologo che arriva nel luogo dell'operosa fatica pieno di polvere ha letto Keats, da giovane, e del bisogno di dar spazio alla fantasia. S'intreccia la sua fantasia con quella del retore che celebrava per senatori ormai esangui, come i patroni di Pisa, forse, incerti se seguire l'imperatore sul Danubio o godersi le gioie della terra, gioie che certo dovevano scarseggiare fra servi e coloni: serene immagini di pastori fervorosi di eros e di operose fatiche di greggi e selve, sfondo perfetto per sarcofagi preparati per celebrare il Signore di Campagna.
Ma se Dafni e Cloe sono sogno di un sogno, e la fatica della terra e la pesca nei fiumi impantanati dalla prima fine del mondo avrebbe presto sfinito Cloe, se il miracolo del riconoscimento non concludesse il vagheggiamento del retore e le attese di matrone senza figli, la storia di Murtia Veriana e Murtia Floriana, o come suonavano al nominativo, e del padre che cura il sepolcro, finito a Peccioli, dalla Valdera, si spera o si sogna, dà suoni e nomi ai frammenti ceramici che attendono la fatica seconda dell'archeologo, dopo quella di averli investigati sulla terra.
E per un attimo la coppa venuta d'Africa, negli anni di Marco o di Commodo suo figlio, se non forse dei Severi padre e figlio e discendenti figli di Siria, chissà, dichiara nomi e cognomi e storie di fanciulle morte di stenti e peste all'archeologo che impasta terra e polvere, e va via seguendo il volo della poiana ritornata sul Cascina, sui segni perduti sotto fiumi e pantani dei coloni di Roma, per riemnergere incisi dal metanodotto, milleottocentoanni dopo, un po' più un po' meno.