venerdì 9 settembre 2011

Le Signore delle Armille (ovvero: cerchi interrotti sulla via di Trento)



Il Cerchio di Bronzo nell'acqua scavato nelle acque dalla Signora del Lacus evoca altri cerchi interrotti, persi nella tarda gioventù di anni remoti: il Cerchio della Fanciulla di Bolsena, rutilante di gemme di vetro e di colori come tessere di mosaico, con la cuffietta e le tre spillotte, il fermamantelli, gli orecchini d'oro della Romana del Lago, sepolta accanto alla Santa, protetta da lastre di pietra ritrovate in limpide immagini dei primi del secolo perduto, ricucite dal disegno di un inchiostro quasi sbiadito negli archivi che tanto amava l'archeologo da giovane; e il Cerchio della Signora delle Paludi di Maremma, contadinotta benestante, actrix di ricchi o actrix in proprio, riemeresa dalle Notizie degli Scavi e dalle pagine di giornale degli anni Trenta sel secolo perduto quando ancora l'archeologia andava avanti senza trionfi d'inglese e di modelli, ma con la pratica empirica di chi arrivava ai Cerchi di Bronzo interrotti dei secoli bui con le immagini di San Vitale e i pupazzetti del Pentateuco di Ashburnham; e sceverando chissà quali dettagli nei francobolli a colori dell'Evangelo di Sant'Agostino.
Ritornano sulla via di Trento i Cerchi di Bronzo delle Signore delle Armille, meno fortunate dei Signori degli Anelli, dame e madamigelle di campagna che vedevano passare Longobardi, qualche volta li sposavano, forse, e qualche volta no. E le dame e damigelle e damigiane longobarde a farsi come lor belle, con spillotte e armille e orecchini nutriti di luce e di ellissi memori dei secoli perduti e non rimpianti.

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