lunedì 12 settembre 2011

La Fanciulla di Vagli: la storia di uno scavo, la storia del sogno apuano


Dalla Premessa di Mario Puglia, Sindaco di Vagli, e di Giulio Ciampoltrini:

Le pagine che qui si presentano non sono solo un contributo alla conoscenza della storia della Garfagnana fra III e II secolo a.C. e la puntuale illustrazione (grazie anche alla cura per l’apparato iconografico) dell’eccezionale complesso sepolcrale ligure-apuano scoperto ed esplorato nell’ottobre del 2008 alla Murata di Vagli di Sopra, nel territorio del Comune di Vagli di Sotto.
In primo luogo, infatti, si propongono di dare testimonianza del percorso condiviso fra Amministrazione Comunale di Vagli di Sotto e Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana fin dal giorno del ritrovamento, quando il signor Moreno Balducci, di Vagli, ritrovò nella terra smossa dall’escavatore materiali di cui intuì immediatamente l’interesse, li segnalò all’Amministrazione Comunale e questa, con altrettanta tempestività, alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.
Con la passione che da quaranta anni dedica al territorio, e in particolare all’archeologia, Paolo Notini, con la collaborazione di Silvio Fioravanti e di alcuni Vaglini – in primo luogo lo stesso rinvenitore, Moreno Balducci, Dante Verdigi, Mario Polidori – e il supporto dell’Amministrazione Comunale, riusciva in poche ore a provvedere al recupero e alla documentazione scientifica della ‘tomba a cassetta’ da cui l’escavatore aveva estratto i materiali recuperati da Moreno Balducci. Il 17 ottobre 2008 si presentavano i primi risultati e i materiali, nella Casa Abrami di Vagli di Sotto: la massa di oggetti di ornamento e di abbigliamento femminile restituita dalla deposizione della Murata suscitava grande interesse, e poneva molti problemi.
È stata la presenza continua della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca – grazie anche al particolare interessamento del compianto presidente avv. Giovanni Cattani, dell’attuale, dott. Arturo Lattanzi, e del vicepresidente, il dott. Alessandro Bianchini – ad assicurare, sotto varie voci, il flusso di risorse indispensabile per rispondere alle concrete esigenze di finanziamento: integrando le disponibilità dell’Amministrazione Comunale di Vagli di Sotto e della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana per consentire allo scavo di assumere lo sviluppo imposto dall’individuazione del vero e proprio monumento funerario in cui era stata collocata la tomba a cassetta scavata nell’ottobre 2008; assicurando l’impegnativa attività di restauro, affidata a Rita Esposito nei laboratori del Centro di Restauro della Soprintendenza; garantendo infine il contributo per la divulgazione del lavoro condotto.
Nel frattempo, Simona Minozzi, nell’ambito del rapporto di collaborazione fra la Soprintendenza e la Divisione di Paleopatologia del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Pisa, diretta da Gino Fornaciari, risolveva uno dei problemi: le ossa combuste affidate alla cassetta funeraria appartenevano ad una sola persona, una fanciulla – il sesso era indicato dalla natura delle dotazioni funerarie – morta fra i dodici e i quattordici anni: la ‘Fanciulla di Vagli’, arsa sul rogo e sepolta alla Murata, su un itinerario di valico delle Apuane, in qualche anno dei primi due decenni del II secolo a.C., come dimostravano, dopo il restauro e la valutazione scientifica, gli oggetti del corredo.
La sede del Museo Nazionale di Villa Guinigi di Lucca, gentilmente messa a disposizione dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Lucca e Massa-Carrara, per la sensibilità che da sempre Maria Teresa Filieri e Antonia d’Aniello dimostrano per l’archeologia, è apparsa la più idonea alla prima presentazione dei risultati della ricerca, giacché offre la possibilità di apprezzare il complesso della Murata alla luce delle altre tombe liguri-apuane della Valle del Serchio che vi sono esposte e che ne fanno la più importante sede museale toscana per questa peculiare cultura della montagna apuana e appenninica del III e II secolo a.C.
Da qui la ‘Fanciulla di Vagli’ – con le ceramiche da mensa del suo ultimo banchetto, le fibule, le cinture, le collane d’ambra, che la comunità di cui faceva parte volle seppellire con lei, nel tumulo costruito dove si inerpicano i sentieri verso i passi apuani –ritornerà nel luogo dove la sua tomba era stata protetta dalla terra per duemiladuecento anni, per essere ritrovata nella felice congiunzione che ha permesso di farla divenire prezioso documento della storia del rapporto fra uomo e ambiente che, grazie alla ricerca archeologica, la comunità di Vagli può oggi riconoscere e seguire fin dagli anni in cui Etruschi prima e Liguri-Apuani poi popolavano i fianchi delle Apuane che scendono alle rive dell’Edron.

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